L’amico di famiglia

cover_amico_di_famiglia.jpgTeho Teardo
L’amico di famiglia (2006)
Radio Fandango Raf 0177552
23 brani – Durata: 68’26”

 

L’intero lavoro musicale eseguito da Teho Teardo per accompagnare l’ultimo film di Paolo Sorrentino si basa essenzialmente su due idee, declinate in modo piuttosto omogeneo in quasi tutti i brani dell’OST di questo L’amico di famiglia. Vi è innanzitutto la commistione fra un’impronta propria del classicismo musicale e la novità portata al sistema sonoro dalla tecnologia digitale, che si alternano a intervalli regolari in numerose tracce, creando un gioco acustico su cui – alla fine – fare previsioni non risulta difficile; inoltre, la colonna sonora propone, secondo schemi che ritornano, una partitura dal ritmo omogeneo, costruita sulla ripetizione non stop di battute musicali in sequenza. Quanto al primo punto, si nota facilmente come la melodia degli archi (lenti e raramente nervosi) si intrecci a ritmi elettronici che intervengono generando contrasto in variazioni molteplici. Se in “Sarà per voi” a intervenire è la chitarra, il brano “Miss Agropontino” vede l’uso delle percussioni farsi sempre più incalzante per un finale molto dance in stile discoteca. Il motivo elettronico si fa dominante in “Il mio ultimo pensiero” (chiude anche la traccia “Quando posso dare una mano”), ma le provocazioni più forti arrivano con “Angeli rumorosi” e “Inizia così”, in cui più che di una vera struttura musicale si può parlare di emissioni sonore che si rincorrono.
L’omogeneità che porta invece in dote l’insistere su poche note riproposte in modo ciclico è un marchio che attraversa l’intera colonna sonora de L’amico di famiglia. Toni e colori non registrano impennate, il respiro della partitura non si amplia snodandosi in percorsi e secondo criteri diversi; la traccia “Geremia spara” ne è esempio caratteristico.
Il risultato è carico di sfumature grevi e spesso malinconiche, trasudanti a tratti sconfortata tristezza. E nonostante qualche brano risulti più interessante (come “Le monache non rubano”), l’emozione latita in questa soundtrack ben studiata per accompagnare la storia di un usuraio che s’innamora (già vista in concorso sugli schermi del Festival di Cannes), ma ostica per quel che riguarda l’ascolto decontestualizzato; non solo per i toni grigi, ma anche per la progressione lenta e monocorde dell’intera composizione.
La tracklist include otto brani non originali di repertorio, fra cui “My Lady Story” di Anthony and the Johnsons, esempio abbastanza tipico di soul-pop anni 60/70. Ma l’unico vero tocco di sentimento arriva dalla registrazione del "Concerto per violoncello in mi minore op. 85" di Edward Elgar, eseguito con la London Symphony Orchestra dalla virtuosa Jacqueline du Pré (già incarnata al cinema da Emily Watson nel biografico Hilary e Jackie).

 

 

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