The Wicker Man

cover_wicker_man.jpgAngelo Badalamenti
Il prescelto (The Wicker Man, 2006)
Silva Screen Records LC 07371
14 brani – Durata: 44’14”

 

Per commentare il nuovo film di Neil LaBute, Angelo Badalamenti ha tessuto un accompagnamento musicale uniforme pur senza cadere nel ripetitivo. Pensando Il prescelto come un mystery thriller anziché come un semplice horror, il compositore è riuscito a trovare linee melodiche efficaci e a renderle coerenti nel gioco che le vede alternarsi e intrecciarsi. La tensione che con forza permea la struttura musicale del film si esprime infatti senza la convenzionalità dell’effetto brusco tipico delle musiche di genere: una delle caratteristiche più interessanti dell’opera è la sua capacità di mantenere un ritmo privo di cadute senza l’uso ossessivo delle percussioni (che nell’intero OST si fanno percepire piuttosto raramente). Sono invece gli strumenti a fiato a dare ritmo regolare ai brani supportando gli archi, cui è spesso affidata la melodia principale secondo la tradizione sinfonica. L’uso di questi ultimi e dei fiati è assai avveduto – e furbo nell’aiutare la volontà di risvegliare paure sedimentate nell’immaginario –, come dimostra l’ascolto di "Flight to Summer’s Isle" e "Cycling into a Nightmare", in cui s’intromette anche la chitarra acustica.
Studiata con attenzione sul racconto filmico, tutta la soundtrack trasuda surreale misticismo, con pause e rallentamenti fortemente significativi in cui s’inseriscono echi vocali ("Overture for the Wicker Man") o effetti digitali chiamati ad alterare il suono ("Sister Summer’s Isle"); numerosi sono pure i crescendo e i diminuendo con cui Badalamenti amplifica il potere evocativo della musica: in "Kiss of the Bees" le impennate di suspense conservano la loro efficacia anche in un ascolto slegato dalla visione cinematografica; altrettanto energici sono il ribollire dei fiati e il fremere degli archi nell’incipit di "The Barn". Potenti stacchi orchestrali degli strumenti a fiato si alternano poi come contro-canto agli archi nel conclusivo "The Burning", che presenta anche un impiego più significativo degli strumenti a percussione.
Fanno qua e là capolino effetti onomatopeici, come in "Flashback Memories", in cui elaborazioni del suono aiutano l’orchestra a riprodurre in tono onirico la lacerazione di brandelli di memoria; nella stessa sequenza, poi, è ben giocato il contrasto fra il ritmo tribale di suoni dal sapore antico e la portata contemporanea del sonoro prodotto digitalmente.
Una (forse azzardata) osservazione conclusiva. Pur con tutte le differenze del caso, i temi insinuanti dell’intera colonna sonora fanno in più punti tornare alla memoria il lavoro di Alan Silvestri per Le verità nascoste di Robert Zemeckis, con i suoi giochi di eco e la tensione impalpabile espressa dal ritorno ciclico di note dall’uguale valore metrico.


 

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