The Fountain

cover_the_fountain.jpgClint Mansell
The Fountain - L'albero della vita (The Fountain, 2006)
Elektra/Nonesuch  79901-2
10 brani - durata: 46'15"


     
Un piano solo distilla solitudine col tempo dei battiti di un cuore stanco, che fatica ad andare avanti quasi fosse morente; si ferma: un violoncello disegna con pena, con dolente incertezza un pensiero, un ricordo lontano che un po’ alla volta riesce a formarsi, a prendere il volo e narra con malinconica mestizia una vita passata, al termine, che si aggrappa ai momenti felici e lontani dell’esistenza.

Comincia così la partitura più sorprendente del 2006: The Fountain del compositore Clint Mansell per il film di Darren Aronofsky, regista per il quale Mansell ha già musicato, con esiti notevoli, PI (1998) e Requiem For A Dream (2000).
Una partitura che vede un compositore diretto al vertice delle sue capacità creative, smarcarsi da facili soluzioni musicali e scrivere uno score spiazzante e controverso, eseguito dal Kronos Quartet e dal gruppo rock Mogwai, con inserti elettronici e vocali azzeccatissimi.
Non ci troviamo davanti alla prediletta musica per film orchestrale, ma ad una composizione fortemente contaminata da New Age, Elettronica, Sperimentalismo, Rock, Classica e Minimalismi vari; il perfetto dosaggio e la grande (insospettata!) capacità compositiva di Mansell permettono alla scrittura di funzionare alla grande anche su disco, di costruire un percorso musicale dal quale una volta accostatici, risulta difficile, doloroso addirittura, separarsi, tanto è sottocutanea la direzione estetica e contenutistica di questa partitura.
Si stenta a credere, in tempi in cui la musica per film non è mai stata tanto brutta e volgarmente, programmaticamente chiassosa, che un quartetto d’archi possa fare un miracolo simile: al tramonto dei grandissimi e nel pieno sole della nullità creativa che sforna prodotti il cui valore meriterebbe appena un’alzata di sopracciglio, e che invece sono protagonisti musicali su cui si dibatte e ci si entusiasma ( in fondo non dobbiamo dimenticare che il periodo storico contemporaneo è davvero all’insegna conclamata del brutto e che se L’Isola dei famosi fa successo in TV, è giusto che Klaus Badelt o Hans Zimmer, due tra migliaia, vendano dischi come Sinatra e siano riveriti e osannati), segnali come quello di Mansell sono una boccata di ossigeno, un iniezione di fiducia e di speranza.
I temi principali di The Fountain sono tre: quello esposto nel primo brano “The Last Man”, un tema progressivamente verticale, molto malinconico; un idea di tre sole note, esposta per la prima volta in “Tree of Life” che funge come un largo, inquieto punto di domanda, una frase irrisolta, interrotta e infine, uno che definirei d’amore in “Xibalba”, magnifico, lungo brano dove questo tema sconsolato si fa strada tra vocalizzi e pedale dei bassi per mezzo di un esitante, fragilissimo violino, che con una delicatezza cristallina, impone querulamente questo momento di altissima musica all’ascoltatore beato.
Merita menzione a parte il brano “Death is the Road to Awe”, forse il più bello di tutto lo score, sorta di ricapitolazione di tutti i temi, che precipitano senza soluzione di continuità, verso un finale parossistico, avvinghiante, passando per due cesure che impongono ogni volta un cambio di marcia.
La sensazione è quella di viaggiare verso un buco nero, attratti dal buio della luce accecante di un sole che ci precede nel baratro eterno dell’orizzonte degli eventi.
Chiude il disco “Together we will Live Forever”, in cui il piano solo torna ad essere quel cuore stanco dell’inizio, disegnando ancora una volta il meraviglioso tema principale in un epicedio che si risolve nella morte vera e propria del tema stesso: il piano rallenta, il cuore con lui, distilla gli ultimi battiti, senza sforzo e lotta, si ferma: la fine.
C’è il rischio che The Fountain sia una delle pochissime partiture capolavoro del 2006 e, da quel che si vede in giro, c’è l’altrettanto grande rischio che nessuno se ne accorga; di sicuro comunque accende con violenza i riflettori su Mansell, dal quale ora è lecito aspettarsi grandi cose.
Un CD da avere senza se e ma.

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