Babel

cover_babel.jpgAA.VV./Gustavo Santaolalla
Babel (Id. 2006)
Concord Records 0888072301917
36 Brani (11 di commento e 6 canzoni CD 1 + 11 di commento e 8 canzoni CD 2) – Durata totale: 2h 10' 35"

 

Santaolalla strikes back.
Dopo l’Oscar vinto, per molti non del tutto meritatamente, l’anno scorso con Brokeback Mountain, il musicista argentino commenta un altro film “da premio sicuro”, quale è la terza opera del talentuoso Alejandro Gonzalez Inàrritu.

La soundtrack ospita ben due CD stracolmi di tracce: i pezzi strumentali di Santaolalla si mescolano con canzoni più o meno famose che permettono al disco di avere quell’impronta etnica, necessaria a sostenere la faticosa opera terza del regista messicano.
Il risultato è un vero e proprio viaggio musicale attorno al mondo, dannatamente affascinante e incontestabilmente emozionate. Ma il merito è di Santaolalla? La domanda, legittima, sorge spontanea visto che da un autore che è stato nuovamente candidato agli Oscar e ha recentemente trionfato ai Bafta ci si aspetterebbe una partitura sensazionale. Dopo ripetuti ascolti però, è bene tornare coi piedi per terra. Lo score di Santaolalla è un po’ ripetitivo: perfetto per fungere da commento e cesura alle ammalianti sequenze del film (peraltro, anch’esso non privo di difetti) ma tutto sommato prevedibile e mancante del “guizzo” che caratterizza invece (e paradossalmente) i pochi brani presenti di un altro grande della musica da film, Ryuichi Sakamoto (“Bibo no Aozora”, “Only love can conquer hate”), che vince un ideale confronto a distanza. Nonostante infatti non scada mai nel folkloristico, l’autore argentino firma brani talmente rarefatti (“Desert Bus Ride”, “Hiding It”, “Tribal”) da risultare impalpabili. Una cosa però è certa: se Inarritu voleva un accompagnamento che accentuasse il senso di solitudine, smarrimento e incomunicabilità tra le persone, temi portanti della sua opera, lo score di Santaolalla centra alla perfezione questo obiettivo e, almeno da questo punto di vista, l’autore non può essere soggetto a critica alcuna.
E il resto? Di gran pregio. La capacità di Inarritu di scegliere le canzoni per i suoi film è nota e Babel ne è un’ulteriore conferma. Dopo l’ascolto della soundtrack potreste diventare seriamente fan della musica latinoamericana, visto che lo spazio “tex-mex” è ricco e variegato, e permette una salutare pausa dalle strazianti litanie Santaolallesche (per non dire del pop jappo, presente con la folle “Oh My Juliet!”, ma quello è davvero per pochi appassionati…peccato per l’assenza di gruppi come i Pizzicato Five o L’Arc en Ciel…). La malinconica “Tu me Acostumbraste” di Chavela Vargas, la frizzante “September” degli Earth, Wind and Fire (sapientementemente mixata con "The Joker" di Fatboy Slim), la trascinante “Masterpiece” di Rip Slyme e “Para Que Regress” de El Cahpo de Singola, chiudono l’elenco dei brani da ascoltare. Decisamente una soundtrack da ascoltare col telecomando del lettore CD in mano…


 

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