In ricordo di Luis Bacalov

In ricordo di Luis Bacalov

Ho chiesto all'amica e compositrice Rossella Spinosa che per lungo tempo ha collaborato con il compianto Luis Bacalov, di scrivere un suo personale ricordo del Maestro premio Oscar a così breve distanza dalla sua scomparsa e lo ha fatto così intensamente e con tale trasporto da commuovermi enormemente (Massimo Privitera, direttore)

Scrivere il mio personale ricordo di te…è cosa facile o difficile, Luis? Nella mia memoria ci sono tanti momenti, ma soprattutto tante immagini…quella più ricorrente? Quella di noi due che ridiamo…ridiamo della vita, delle difficoltà, delle stranezze della nostra carriera, di noi stessi, senza mai smettere di essere seri…parliamo con la profondità, ma insieme con la semplicità che la verità delle cose ci consente…e mentre ora ripercorro queste immagini e cerco di mantenere la lucidità per scrivere, mi viene in mente Goya…sì, Francisco Goya…è stato così che è iniziato il nostro dialogo…tu suonavi e hai chiesto cosa avessi pensato ascoltando…lo facevi sempre coi tuoi studenti…e io ho risposto che l’immaginario sotteso alle tue armonie era scuro, ricordava le atmosfere di alcuni quadri di Goya…

tu mi hai guardata con aria indagatrice e poi sei passato oltre…ma da quel momento, è scattato l’inizio della nostra amicizia, sebbene nessuno di noi lo immaginasse minimamente…hai guardato con cura le mie partiture, ma, soprattutto, hai ascoltato e scrutato…la musica per te è sempre stata la vera cartina tornasole della tua vita e di quella degli altri…tu sapevi, quando eri sul palco, in che modo portare per mano il pubblico con te…così come tu sapevi, quando scrivevi “Estaba la madre”, che saresti stato in grado di dire, di raccontare perfettamente la disperazione delle madri…era un’opera di cui mi hai sempre parlato con gioia ed entusiasmo…e questo non è comune per te…non hai mai amato autoincensarti…la tua umiltà, la tua curiosità di scoprire, di studiare, di apprendere cose non conosciute mi hanno colpita sin da subito e non ho mai visto diminuire nessuna di queste doti…eppure, con la stessa forza e con lo stesso attaccamento, sei sempre rimasto coerentemente legato alla tua intimità musicale, alla tua natura, alle tue origini e anche alla tua argentinità…ci siamo raccontati parte delle nostre vite, soltanto quelle che ritenevamo utili per spiegarci l’uno all’altro, ci siamo raccontati della nostra musica e abbiamo fatto musica insieme…non dimenticherò mai – ti assicuro - la prima prova insieme in duo…l’abbiamo fatta in Chigiana, dove mi sentivo onorata di tornare non più da studentessa ma da tua collega…abbiamo suonato e tu mi hai detto che il mio modo era puntuale e corretto, ma suonare il tango era un’altra cosa…richiedeva flessibilità e rigore insieme, richiedeva morbidezza e stimolo nervoso al contempo, richiedeva ascolto e capacità di comando…ho studiato tanto, cercando di rendere tesoro le tue parole e dopo un mese siamo tornati a provare insieme…tu mi hai detto: “Ora sei una vera tanguera…possiamo suonare insieme”…e abbiamo riso e abbiamo gioito di esserci trovati…adesso non posso credere di non poterti più raccontare delle mie follie, di non poterti più dire dei miei progetti, di non poterti più sentire che mi raccomandi di avere pazienza e di non correre, di non sentirti più chiamarmi panzer, di non poterti più rimproverare/rimproverarmi di non voler invecchiare, di non poterti/potermi più prendere in giro per il nostro narcisismo nascosto, di non poter più mangiare sushi insieme, di non poterti più raccontare cosa succede nel mondo accademico della musica contemporanea, di non farti più sentire la mia musica…eppure, mi dico, non abbiamo passato così tanto tempo insieme, ma, Maestro, quello che abbiamo trascorso ha tracciato un solco per me e lì tu comunque resterai.

Ciao Luis.

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