Addio Gianfranco Plenizio

Addio Gianfranco Plenizio

Nel mondo della musica filmica quello del direttore d'orchestra è un ruolo spesso oscuro, apparentemente gregario e marginale, in realtà essenziale e di grande delicatezza per la riuscita dell'esito finale. Spetta infatti al direttore sincronizzare i tempi della musica con quelli delle immagini, articolare le idee del compositore con il tessuto del film, stabilire i colori, le intensità dinamiche, le variazioni agogiche, e nel contempo valorizzare gli elementi squisitamente musicali della partitura. A meno che la sua figura non coincida con quella del compositore medesimo, il suo è quindi un difficilissimo ruolo di mediazione, che richiede enorme professionalità e altrettanta umiltà: e lo dimostrano personalità che in questo campo hanno contribuito decisivamente alla storia e all'evoluzione della musica per il cinema, in tempi recenti e meno, come Muir Mathieson, Morris Stoloff, Constantin Bakaleinikoff, Lionel Newman, e da noi il grandissimo Franco Ferrara, Bruno Nicolai, Natale Massara e tanti altri.

Gianfranco Plenizio, che se n'è andato a 76 anni a Roma, possedeva tutte queste indispensabili doti ma era, in più, un compositore colto, uno studioso raffinato e un didatta preparatissimo. Aveva studiato il pianoforte e la composizione con Enrico De Angelis Valentini, e la direzione d'orchestra proprio con Franco Ferrara e Zoltan Pesko. Fondamentali per la sua formazione erano state poi le frequentazioni di Luigi Dallapiccola, Bruno Maderna, Hermann Scherchen, numi tutelari della musica contemporanea, nonché Gillo Dorfles, suo professore di estetica all'Università di Trieste. Poi aveva iniziato sul podio operistico dedicandosi però ben presto al repertorio cinemusicale, dove ha firmato da direttore circa 250 colonne sonore per compositori come Piovani, Morricone, Trovajoli, Piccioni, Carpi, Bacalov, Rustichelli, i De Angelis, Chiaramello, Donaggio, Piersanti, Guerra: quanto dire il Gotha della musica per film italiana, sempre garantendo il suo rigore esecutivo, la cura dei dettagli, il rispetto del ruolo funzionale della partitura ma anche la sua valorizzazione specifica.

Meno nota la sua attività di compositore, che riguardava anche la musica extrafilmica, in particolare da camera (settore in cui Plenizio era particolarmente esperto, soprattutto nel repertorio delle romanze) e contemporanea, per la quale fu direttore del festival specializzato "Incontri Romani". Per il cinema ha scritto una trentina di score, prevalentemente legate a B-Movie di genere, dal poliziottesco (Milano violenta, Liberi armati e pericolosi) all'erotico (L'educanda, L'infermiera), dal western (Django 2) all'avventuroso (L'isola del tesoro): ma fra tante collaborazioni Plenizio ebbe anche alcuni incontri prestigiosi dove far risaltare tutta la propria cultura classica e il proprio gusto per la citazione, come nella cura delle musiche operistiche per il Verdi televisivo di Castellani nell'82, o nella consulenza per Opera di Argento, o ancora nei suoi score per il biopic in costume Masoch di Franco Brogi Taviani, e soprattutto nell'83 con il sontuoso affresco musicale per E la nave va di Fellini. Notevole poi anche la sua produzione saggistica e libraria, dove spicca "Musica per film. Profilo di un mestiere" (ed. Guida, Napoli 2006), in cui il maestro spiega con semplicità e passione i segreti di un artigianato e di una pratica da lui sempre svolti con grandissima attenzione e serietà non meno che con una fede totale e indeflettibile nel valore assoluto della musica per immagini.

 

Stampa