19 Set2014
Addio Antoine Duhamel
Addio Antoine Duhamel
La figura di Antoine Duhamel, scomparso nei giorni scorsi all’età di 89 anni, rimane indissolubilmente legata alla stagione della Nouvelle Vague francese e ai suoi esponenti più prestigiosi come Jean-Luc Godard e François Truffaut: al quale ultimo, poi, lo collegava anche la curiosa assonanza con il nome del personaggio-feticcio del regista francese, Antoine Doinel.Parigino, compositore da camera e orchestrale nonché musicista di scena e televisivo, Duhamel è stato uno dei più rigorosi applicatori della tecnica dodecafonica alla musica per immagini, in ciò distinguendosi radicalmente – e non di rado polemicamente – dal fluente lirismo di un Delerue o dall’epico, grandioso melodismo di un Legrand. Le sue partiture sono caratterizzate da un aspro antiromanticismo e antinaturalismo, dall’utilizzo severo e geometrico delle contaminazioni stilistiche e dei generi e da un linguaggio spericolatamente moderno, privo di qualsiasi benché minima concessione all’orecchiabilità. Oltre al Godard degli anni Sessanta (Il bandito delle 11, Week-end, quest’ultimo con citazioni di Mozart e assoli di batteria) e a Truffaut (Baci rubati, La mia droga si chiama Julie, Il ragazzo selvaggio, Non drammatizziamo… è solo questione di corna), per i quali alterna squarci di delicato fraseggio a brusche contrazioni dinamiche, Duhamel intraprese una fertile collaborazione anche con Bertrand Tavernier (Che la festa cominci, La morte in diretta, Daddy Nostalgie), ancora una volta giocando sul doppio registro di morbidezze jazzistiche o barocche e di improvvise accensioni ritmiche. Lavorò poi anche per lo spagnolo Fernando Trueba (Belle Époque, 1993) cui regalò nel ’90 con La scimmia impazzita una delle partiture più accademicamente e strutturalmente fedeli ai canoni delle avanguardie storiche del Novecento. Si ricordano anche il grande lavoro di elaborazione neoclassica per Ridicule di Patrice Leconte, del ’96, e, fra i suoi ultimi lavori televisivi, L’affare Ben Barka e Monsieur Max, entrambi del 2007.
Duhamel è stato dunque un esponente tipico di quella frangia intellettuale e antihollywoodiana che ha attraversato una parte consistente della musica per il cinema europea dagli anni 60 a oggi, accompagnando il proprio lavoro con un parallelo e coerente processo di elaborazione teorica e culturale che ne fa una delle personalità di maggior spicco della sua epoca.