Tous les matins du monde

cover_tous_les_matins.jpgAA.VV.
Tutte le mattine del mondo (Tous les matins du monde, 1991)
Alia Vox  AV 9821                       
16 brani  - Durata: 75’34


 
Ammesso si  possa trovare una risposta alla domanda su cosa sia la musica, questo bellissimo film tenta di darne qualcuna. La colonna sonora ci catapulta subito nel  barocco e nella Francia di Luigi XIV offrendoci un affresco sonoro con alcuni degli  autori più rappresentativi quali Jean-Baptiste Lully, François Couperin. Film imperniato sulla figura di Mr. De Sainte Colombe, grande e intransigente virtuoso, nelle parole e nei ricordi del suo allievo Marin Marais, che diremmo oggi,  a un certo punto fa delle scelte facili, redditizie, staccandosi da lui,  per poi  scoprire che  tutto ciò  che avrebbe voluto, sulla scia del suo maestro,  era solo essere al servizio della musica.  
Protagonista indiscussa del film e dell’epoca di cui si parla è  la viola da gamba, strumento affascinante di superba espressività, di cui il violoncello oggi rappresenta l’ evoluzione e  che  trova il  suo odierno cantore in Jordi Savall, sublime artista, in questo caso esecutore e direttore, che ci fa scoprire la magia e il fascino di una musica “antica” , ma solo come definizione.
La  soundtrack è un vero gioiello, difficile scegliere: si inizia con Lully e la sua “Marche pour la cérémonie des Turcs”, solenne e ridondante come è ovvio, trionfo di tutto lo  strumentario d’epoca a disposizione: liuti, tiorbe, viole, violini, flauti e quant’altro.  La deliziosa melodia popolare “Una jeune fillette” , eseguita a due voci; di Marin Marais la “Improvisations sur les folies d’ Espagne”, “La Rêveuse”, le “Muzettes I – II”, “La sonnerie de Ste.Geneviève du Mont-de-Paris”  sono veramente splendide, mettono in luce tutta la potenzialità della viola da gamba,  dal respiro, secondo me, molto moderno. Ancora ci limitiamo a ricordare: “Gavotte du Tendre” e “Les Pleurs (Sainte Colombe)”, in cui lo strumento. grazie anche alla  maestria di Savall, a tratti assume la delicatezza di un’arpa.
Insomma un tuffo in un passato musicalmente ricchissimo e ammaliante.

Stampa