Sahara

cover_sahara.jpgClint Mansell
Sahara (id. - 2005)
Bulletproof/Rykodisc RCD-10819
28 brani (27 di commento + 1 remix) - durata: 78’45”

Ironico e audace, un po’ James Bond e un po’ Indiana Jones, Dirk Pitt, il protagonista dei romanzi di Clive Cussler, ha già conquistato la simpatia di 70 milioni di lettori in tutto il mondo. Più che un romanzo d’avventure, Sahara è un rullo compressore che non lascia mai il tempo di tirare il fiato; è un fuoco d’artificio di trovate e di sorprese. ” Questa recensione, che campeggiava sul retro della prima edizione italiana (1991) dell’omonimo romanzo di Clive Cussler, dice tutto. In effetti, è assodato che Dirk Pitt sia l’Indiana Jones della nuova generazione. Le sue avventure rocambolesche hanno portato in giro per il mondo l’archeologo specializzato nel salvataggio e nel recupero di tesori sottomarini, facendolo scontrare con uomini senza scrupoli e tiranni che minacciano la fine del mondo. Ma questa è abituale routine per l’avventuriero, il quale non si sconforta mai, neanche nelle situazioni più difficili; aiutato dalla spalla Al Giordino, riesce ad affrontarle di petto e uscirne alla fine sempre, e miracolosamente, sano e salvo.
Fine della guerra di secessione americana. Una nave corazzata, l’Ironclad Texas, lascia il porto di Richmond in Virginia con a bordo diversi carichi d'oro e, per non essere catturata dai nemici, sotto i colpi dei cannoni, si fa largo tra i flutti e salpa verso il mare aperto, l’Oceano Atlantico, senza mai più essere ritrovata. L’avventura si sposta ai giorni nostri; nel Mali, una epidemia sconosciuta si abbatte sulla popolazione, scatenando il panico. L’OMS manda i soccorsi, ma quei pochi dottori inviati sul posto sono contrastati dall’autorità del dittatore in carica, il generale Kazim. Nel frattempo, Dirk Pitt fa la scoperta sensazionale che la Texas, risalendo il Niger, è stata trasportata dal fiume nel cuore dell’Africa settentrionale, fino a raggiungere il deserto del Sahara. Qui, messosi sulle tracce della nave, incrocia la strada con la dottoressa Eva Rojas, la quale sta cercando di trovare l’origine dell’epidemia. Entrambi, coadiuvati da Al Giordino, dall’ammiraglio Sandecker, e dal chimico Rudi Gunn, riescono a sventare la minaccia di un epidemia a livello globale, soverchiano il potere di Kazim e ritrovano l’Ironclad. 
La trasposizione cinematografica del libro ha avuto tutti gli ingredienti necessari per renderla una piccola perla nella storia del cinema, e riprendere un filone che, con le ultime avventure di Indiana Jones alle spalle, vedeva già le sue ore contate, soprattutto grazie a un cast d’attori abbastanza nutrito, tra i quali troviamo Matthew McConaughey e Steve Zahn rispettivamente nei panni della coppia Dirk Pitt/Al Giordino, la prorompente Penélope Cruz in quelli della dottoressa Eva Rojas, l’afro-americano Lennie James come Kazim e William H. Macy che interpreta con maestria il burbero ammiraglio James Sandecker, direttore generale della N.U.M.A., l’associazione per il recupero e il salvataggio di tesori sottomarini per la quale lavorano sia Pitt che Giordino e fondata da Clive Cussler stesso. Dietro la macchina da presa c’è l’esordiente Breck Eisner, fratello del conceptual artist Disney Michael, e come compositore della colonna sonora è stato scelto il britannico Clint Mansell, noto soprattutto per il suo Requiem for a dream, intensa pagina musicale utilizzata numerosissime volte, più che altro come brano di commento per diversi trailer, tra i quali è spiccato sicuramente quello del secondo episodio del Signore degli Anelli, ossia Le due torri.
Tuttavia, il risultato ottenuto non è stato quello sperato; infatti il primo a lamentarsi della pellicola è stato lo stesso autore del romanzo, Clive Cussler, in quanto ha criticato la sceneggiatura ritenendola troppo distante dal libro. Inoltre, la vasta partitura affidata alla penna di Mansell ha ricevuto diversi e dolorosi tagli, soprattutto per soppiantare brani di adrenalinica suspense con leggere canzoncine rock vecchio stile come “Home sweet Home Alabama” e simili perché ritenute di più facile ascolto.
Ad ogni modo, la musica nel suo insieme è ben strutturata e curata; Mansell utilizza sapientemente timbri vocali, percussioni, strumenti a corde e fiati etnici per rendere al meglio l’idea di ritrovarsi davvero in Africa, sia che si tratti di musica d’accompagnamento alle immagini del film, sia che si tratti esclusivamente di musica da ascoltare comodamente allo stereo di casa propria. Esempio di ciò sono i brani corali “Here we go!”, “Into the unknown”, “Ambush” e “Truck escape”. Il ruolo da solista viene affidato alla vocalist anglo-egiziana Natacha Atlas, la quale, in “Discovery at Asselar”, “Kazim arrives” e “Death in the desert” dà alcune delle sue prove migliori, mentre ottima è l’orchestrazione e la direzione di Nicholas Dodd, fido di David Arnold, il quale ha accompagnato il compositore nella portata a termine di importanti colonne sonore come quelle scritte per Independence day e Godzilla.
La nave Texas è rappresentata dal brano “Ironclad”, un crescendo ostinato d’archi che culmina in un fragoroso motivo in secondo tempo a due note affidato agli ottoni e ad un coro; questo tema palpitante viene ripreso in sezioni successive, a volte alleggerendolo, come nel caso di “Calliope at night”, che commenta la scintilla d’amore che scocca tra Pitt ed Eva Rojas, un tema armonizzato e velato con il suono leggero degli archi, del flauto, e delle corde pizzicate del combo. Stralci di “Ironclad” si ritrovano in “A clue” e in “Desert trek”, mentre l’ultimo brano del commento è un remix in chiave rock heavy metal dello stesso.  
La figura minacciosa e crudele del generale Kazim è resa alla meglio nel brano “Kazim’s theme” grazie a una cupa intonazione di chitarre, flauti e percussioni etniche.
Se c’è un brano dedicato all’antagonista di turno, diversi, e numerosissimi, sono quelli dedicati alla controparte, ossia alle spericolate azioni di Pitt e Giordino, pervasi tutti e comunque da un classico tema avventuroso, che non ha nulla da invidiare alla stranota “Raiders’ march” di John Williams presente nelle diverse colonne sonore che hanno fatto da commento ai film di Indiana Jones. Questo tema, debitore di John Barry per le sue numerose colonne sonore dedicate a James Bond, è orchestrato mediante una poderosa sezione di trombe e tromboni, accompagnata da fragorosi ostinati di archi e percussioni; semplice quanto potente e facilissimo da ricordare, tuttavia non è stato messo abbastanza in rilievo all’interno della pellicola. I brani “Hold tight!” e “Hold tighter!” possono essere considerati come un unico corpo strumentale e fanno da sfondo all’inseguimento dello yacht Calliope di proprietà di Sandecker e guidato da Pitt lungo le acque del Niger per sfuggire alla cattura da parte della marina maliana, mentre “Fight in Asselar”, molto simile a “Beach attack!” nel reparto strumentale, un ensemble di percussioni, ottoni e fiati accostati a leggeri synth pads, è il commento ad una delle tante scene in cui Pitt e Giordino si vedono costretti a combattere contro gruppi di soldati che vogliono la loro morte. 
Se il brano “Land yacht” è stato inspiegabilmente sostituito con una canzone che non c’entra nulla nella sequenza in cui Pitt ritrova l’aereo dell’aviatrice inglese Kitty Mannock precipitato nel bel mezzo del Sahara e lo modifica utilizzandolo come un catamarano da terra, sensazionale invece è il finale di abbondanti 17 minuti che racchiude in sè i tre brani “Burn tower”, “Bomb alley/Ironclad revealed/Victory” e “Celebration”, con i quali si conclude il commento alla pellicola, così vasto e robusto nel suo insieme, ma scarno e quasi insignificante sullo schermo.

 

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