Festival Internazionale del Cinema di Roma 2008

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Gli eventi di maggior interesse della terza edizione del festival del cinema di Roma hanno riguardato principalmente le sezioni collaterali e gli incontri pubblici che hanno offerto occasioni di confronto con i protagonisti del grande cinema internazionale. Che sia stato per le ripercussioni dello sciopero degli autori hollywoodiani dello scorso anno o per un deficit di creatività, questa è stata di certo la meno interessante tra le tre edizioni del festival finora tenute a Roma.

aide-toi et le ciel t'aidera Il film di François Dupeyron Aide-toi et le ciel t’aidera, che ha ottenuto dalla giuria critica solo una menzione speciale (assieme a A corte do norte del regista portoghese João Botelho), è stato il vincitore morale della terza edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma, oltre che unica opera a raccogliere in sala gli applausi della stampa. Il cineasta francese, noto per il precedente Monsieur Ibrahim e i fiori del corano, fa sviluppare la sua storia in una banlieue parigina dove una comunità africana si appresta a celebrare un matrimonio. Ma la vita di Sonia, madre della sposa, sta per essere travolta da una serie di eventi disastrosi. Senza cadere nella banalità, Dupeyron realizza un film che ha nel colore e nel ritmo i suoi punti di forza, con una coralità sostenuta dall’interplay e dal dinamismo degli attori ed una scrittura in apparenza semplice, che sembra contestare l’eredità del cinema d’autore francese. Ingiusto preferire Opium War, incoerente progetto di Siddiq Barmak che ha ottenuto il premio della critica come miglior film e che della guerra in Afghanistan osserva, con sguardo neutrale ma non senza ironia, le ricadute sulla vita condivisa dell’esercito americano e della popolazione. La selezione ufficiale è stata inaugurata da L’uomo che ama, secondo lungometraggio di Maria Sole Tognazzi. Il film, interpretato dagli attori di maggior richiamo – Pierfrancesco Favino, Monica Bellucci e Ksenia Rappoport – è costruito sul tema dell’abbandono visto attraverso gli occhi di un uomo che, dopo aver lasciato la sua compagna, Alba, si innamora di Sara e viene a sua volta lasciato. La pellicola, che soffre di una sceneggiatura debolissima firmata dalla Tognazzi assieme a Ivan Cotroneo, ha il suo unico punto di forza nel cast tecnico (su tutti, Arnaldo Catinari alla fotografia che porta a termine uno straordinario lavoro di costruzione dello spazio scenico, con una suggestiva definizione degli spazi attraverso l’uso di particolari effetti luministici). Alla retorica della scrittura si è aggiunta quella di un’espressività musicale smorzata e banale – la colonna sonora di Carmen Consoli, alla sua prima prova come autrice di musica per film. Tra le opere italiane in concorso, il pubblico, che per la prima volta ha avuto la possibilità di esprimere un giudizio sui film proiettati, ha scelto come migliore opera Resolution 819 di Giacomo Battiato. Fedele cronaca dell’indagine di un poliziotto francese sul massacro del 1995 a Srebrenica, città bosniaca inutilmente posta sotto protezione Onu con la risoluzione n. 819, il film nulla ha nascosto degli orrori dell’interminabile conflitto dei Balcani, così come nessuna emozione è stata risparmiata agli spettatori anche per il partecipe contributo musicale di Ennio Morricone.galantuomini Per assegnare almeno un premio ad un film italiano la giuria critica ha fatto ricorso all’espediente del riconoscimento ad un attore. A Donatella Finocchiaro è andato infatti il Marc’Aurelio d’Argento per la sua interpretazione in Galantuomini di Edoardo Winspeare. Il racconto dell’impossibile storia d’amore tra un magistrato (Fabrizio Gifuni) e il braccio destro di un boss della Sacra Corona Unita (Finocchiaro) ha come sfondo il Salento degli anni Novanta ed è spunto per la rappresentazione dello scontro tra due distanti visioni della realtà.  Il Marc’Aurelio d’Argento per il miglior attore è stato correttamente assegnato a Bohdan Stupka per Il cuore in mano, film con cui Krzysztof Zanussi torna alla commedia; l’interessante soggetto, che vede ogni azione dei personaggi dettata e giustificata dalla paura della morte, ha uno sviluppo semplicistico ma conta sulla validissima prova di tutti gli attori. Nella sezione “Omaggi”, due i percorsi: il primo sviluppato seguendo la storia di grandi famiglie del nostro cinema con i loro patriarchi e i loro eredi (De Sica, Steno-Vanzina, Tognazzi, Risi, Rossellini); il secondo dedicato a due grandi interpreti italiani, Nino Manfredi e Alida Valli. Uno speciale spazio della sezione è stato destinato alla riflessione sulla figura di Fabrizio De André, a dieci anni dalla sua scomparsa. All’artista è stato reso omaggio con due film: il corretto documentario Sulla mia cattiva strada della giornalista Teresa Marchesi e Amore che vieni amore che vai, discutibile opera di Daniele Costantini ispirata al romanzo “Un destino ridicolo”, scritto da De André assieme ad Alessandro Gennari negli ultimi anni della sua vita. Tra gli eventi a latere, notevole successo per gli incontri con Al Pacino, Michael Cimino, Olivier Assayas, David Cronenberg e Peter Greenaway. La lectio magistralis di Michael Cimino verteva sui problemi posti dal montaggio di scene di danza; attraverso una sorta di compilation delle migliori scene di ballo della storia del cinema, il regista ha illustrato la sua idea di “cinema fisico” e mostrato le possibilità espressive offerte dal connubio corpo danzante-macchina da presa. Affollatissimi gli incontri del pubblico con Al Pacino, che ha aperto il festival ritirando il Marc’Aurelio d’Oro alla carriera, quest’anno assegnato all’Actor’s Studio e all’attrice Gina Lollobrigida, presente al festival con un suo documentario autobiografico.pacino chinese restaurant A Pacino, tra i più noti attori formatisi alla celebre scuola di Lee Strasberg, è stata dedicata una retrospettiva di tredici film che ha compreso anche l’inedito Chinese Restaurant. Grande successo anche per l’incontro con David Cronenberg, durante il quale il regista ha commentato alcune scene tratte dai suoi film più noti, e per la mostra fotografica a lui dedicata, "Chromosomes. Cronenberg oltre il cinema", allestita presso l’Auditorium. Gli unici due artisti italiani che hanno affrontato il dibattito pubblico, Carlo Verdone e Toni Servillo, hanno richiamato un foltissimo pubblico che ha assistito alla proiezione di scene che ognuno dei due artisti ha selezionato tra i film dell’altro, commentandole e ponendo a confronto due generi, dramma e commedia.
Tra le sezioni collaterali, da segnalare il successo del progetto Alice nella città, selezione di dodici film in concorso di e per ragazzi che ha coinvolto numerose scuole della capitale. Premiato per la sezione dedicata ai ragazzi tra gli 8 e i 12 anni il film Magique! di Philippe Muyl con Marie Gillain, e per quella tra i 13 e i 17 anni Summer di Kenneth Glenaan. Infine, la sezione Occhio sul mondo – Focus è stata quest’anno dedicata al Brasile: un progetto trasversale che ha collegato musica, arti visive e cinema, con proiezioni di film inediti e una retrospettiva dedicata ai maggiori artisti e uomini di cultura brasiliani.



 

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