Il luogotenente Kijzè a Santa Cecilia

IL MAESTRO RUSSO GENNADI ROSHDESTVENSHIJ DIRIGE L'ORCHESTRA DEL SANTA CECILIA

I concerti dello scorso 24 gennaio (con replica il 26 e 27) e  31 gennaio (con replica il 2 e 3 febbraio) della Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia hanno segnato il graditissimo ritorno a Roma del Maestro Gennadi Roshdestvenskij figura carismatica oltre che artista estroverso e eminente interprete del repertorio russo e del tardo romanticismo tedesco, chiamato a sostituire l’indisposto Jurj Temirkanov.

L’arte di Roshdestvenskij è testimoniata da esecuzioni e registrazioni discografiche caratterizzate dalla grande chiarezza espositiva, da un coinvolgente senso timbrico e ritmico e dalla profonda musicalità. Il percorso artistico del direttore russo è anche legato alla stretta amicizia con alcuni fra i maggiori compositori del ventesimo secolo, quali Shostakovich, Schnittke, Shedrin e Sofja Gubaidulina dei quali ha tenuto a battesimo importanti partiture. Il suo vasto repertorio lo ha visto anche cimentarsi spesso con la musica scritta per il grande schermo ed ha in particolare curato la realizzazione di una  “Suite”  ricavata dalla partitura scritta da Alfred Schnittke  per Le anime morte, film realizzato nel 1984 per gli studi televisivi della Mosfilm da Mikhail Schvejtser (1920 – 2000) e basato sull’omonimo lavoro di Gogol. L’estroversa vitalità ritmica e la straordinaria inventiva musicale che caratterizza il linguaggio musicale di Alfred Schnittke associate alla folgorante lettura carica di pathos e sottile ironia di Roshdestvenskij ne fanno un’esperienza musicale singolare e coinvolgente documentata in un interessante edizione DVD pubblicata dal canale televisivo franco-tedesco Arte (3073498) e intitolata Notes Interdites, dove la registrazione dell’esecuzione dal vivo della partitura viene validamente integrata da due interessanti  lungometraggi di Bruno Montsaingon (1943) che conducono lo spettatore nella drammatica situazione artistico-esistenziale nel mondo musicale della Russia sovietica. Il programma del secondo dei due concerti romani di Roshdestvenskij ci interessa da vicino in quanto  prevedeva in apertura la “Suite Il Luogotenente Kijzé”  dalle musiche scritte da Sergej Prokovjev per l’omonimo film realizzato nel 1933 da Alexander Faintzimmer (1906 – 1979) negli studi del Belgoskino a Leningrado. Il cinema esercita fin dagli inizi un profondo  fascino sul compositore russo che nel 1933 si lascia coinvolgere nella sua prima esperienza musicale per il grande schermo anche per la presenza di Jurij Tynjanov, apprezzato scrittore e sceneggiatore della Lenfilm a Leningrado e autore della novella, un grottesco intrigo dal forte sapore gogoliano ambientata nella Russia del  diciottesimo secolo,  cui il film si ispira. A causa di un errore di scrittura un funzionario dell’amministrazione militare si trova a creare una nuova recluta, il Porutcik-Kize. Invece di correggere l’errore il funzionario conferisce un’identità alla recluta originando un vero soldato fantasma che percorre una propria vita caratterizzata da una brillante carriera militare e divenendo un valoroso combattente che lo stesso Zar Paolo I un giorno decide di voler conoscere personalmente.
A quel punto per evitare problemi, al funzionario non resta che una sola via d’uscita: l’eliminazione fisica del Luogotenente Kijzé. Dopo un’accurata visione preventiva del materiale filmico Prokovjev riesce ad associare magistralmente la sua composizione allo spirito farsesco e tragicomico della graffiante parabola parodistica su burocrazia e militarismo rappresentata nel film.  La registrazione della colonna sonora  nella pellicola viene diretta – con grande soddisfazione da parte di  Prokovjev - da Isaak Dunaevskij, divenuto in seguito apprezzato compositore di colonne sonore fra cui ricordiamo quelle scritte per i film di Grigory Aleksandrov  (1903 – 1983)  Tsirk (1936) e Volga Volga (1938). La partitura eseguita a Santa Cecilia è quella della “Suite” sui temi scritti per la colonna sonora elaborata da Prokovjev nel 1934, successivamente alla proiezione pubblica della  pellicola  e quindi si tratta di un testo musicale non aderente all’originale sequenza del montaggio filmico. La  sua scrittura  è percorsa da un linguaggio dalle tinte sinfonico-classicheggianti che evidenzia gioiosa ironia, immediatezza melodica, accesa vitalità ritmica, timbrica e stringente pathos melanconico. Particolarmente coinvolgente il movimento centrale della Suite intitolato “Le nozze di Kijzé (allegro fastoso)” dove la insolente marcia esposta in forma di dialogo fra sassofono tenore, tromba, corno e tuba è avvolta dal contrasto espressivo dei toni festosi e celebrativi del canto di nozze. Il leit-motiv iniziale intonato dalla cornetta militare riaffiora in vari momenti della “Suite” per poi dissolversi, in perfetta simmetria architettonica, nelle atmosfere rarefatte e funeree dell’ultimo movimento “La sepoltura di Kijé (Andante assai. Allegro moderato. Andante assai)” in suggestivo contrappunto con flauto e percussioni. Il Maestro Roshdestvenskij  realizza una lettura della partitura appassionata ed equilibrata e in particolare rivolta ad evidenziarne  l’intrinseco valore sinfonico. La prima parte del concerto ha visto la musica di Prokovjev ulteriormente gratificata da una strepitosa esecuzione del “Concerto n. 1 per violino e orchestra” interpretato dalla giovane solista bavarese Julia Fischer. Considerata uno dei maggiori lavori del compositore russo la sua scrittura riposa su linee melodiche essenziali, esuberanti slanci ritmici alternati a un lirismo espressivo e atmosferico  e grande raffinatezza strumentale. L’affermata violinista, nata a Monaco nel 1983, riesce magistralmente a coniugare una superba tecnica esecutiva a un profondo pensiero interpretativo  e a una  coinvolgente tensione emotiva in un’esecuzione che trascende il mero virtuosismo e illumina l’interiore forza espressiva della suggestiva partitura avvolgendola nel sognante pathos di una poetica dagli echi tardo-romantici. La conclusione del concerto era dedicata all’esecuzione della “Suite n.3” di Tschaikowskij, lavoro ingiustamente meno noto rispetto alle sinfonie e ai concerti che si caratterizza per uno spiccato virtuosismo orchestrale, forte pathos interiore e contrasti di atmosfere timbriche e espressive che il Maestro Roshdestvenski, ben assecondato dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, superbamente rappresenta nella sua pienezza cromatica e nella sua freschezza melodica, lontano da ogni possibile scadimento  manieristico.

 

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