Il Principe della Gioventù

Reportage dell'Opera Musical di Riz Ortolani andata in scena a Milano il 6 maggio 2009 Il principe della gioventù

Realizzare un’Opera Musical, un grande evento musicale di respiro internazionale capace di coniugare la tradizione operistica italiana con la modernità del musical, questa la sfida con cui il maestro Riz Ortolani si è cimentato. Una sfida complessa, ricca di tranelli, che la personalità musicale di Ortolani ha saputo vincere grazie ad una sapiente attenzione allo sviluppo delle linee melodiche dei personaggi e al coraggio che gli ha consentito di spingersi anche nei territori della dissonanza trovando lì la forza e la potenza di impatto sonoro necessari per raccontare lo scontro, il dramma di un’epoca straordinaria.

Dopo l’anteprima di due anni fa al Teatro “La Fenice” di Venezia,  Il principe della gioventù ha debuttato lo scorso 6 maggio convincendo il pubblico degli “Arcimboldi” di Milano, composto, attento, curioso per quest’ultima fatica del Maestro pesarese. Hanno convinto la bellezza delle musiche, la bravura degli interpreti, la costruzione dei personaggi, della regia e delle scene, con una piccola riserva però, dovuta alla sensazione, che in qualche momento dell’opera si avvertiva, di lentezza nell’azione scenica e nelle liriche e soprattutto nelle sezioni strumentali.  Sono probabilmente i momenti iniziali dell’opera, che non prevedono la presenza di liriche e sono interamente affidate all’orchestra, ad essere forse troppo lunghe, più di ogni altra la “Partita di Calcio”. Per il resto il lavoro nel suo complesso è certamente interessante e riesce a conquistare il pubblico anche per il modo in cui la musica ha saputo ritrovare uno stile, un impasto orchestrale, delle linee melodiche capaci di rievocare un epoca stla partita di calcioorica ben definita, il rinascimento italiano nella Firenze medicea,  e restare tuttaviacontemporanea a chi ascolta. Giuliano e Lorenzo de' MediciLa storia raccontata dall’opera si ispira alla congiura dei Pazzi che nella Firenze del 1478 attentarono alla vita dei fratelli Lorenzo e Giuliano de Medici, che allora controllavano il potere politico ed economico della città. La congiura, organizzata da Franceschino de’ Pazzi, fallì. Il giovane Giuliano di soli 24 anni venne ferito a morte, ma Lorenzo si salvò miracolosamente e il popolo di Firenze lo vendicò e lo acclamò, rafforzandone il ruolo politico e culturale all’interno della città e consegnandolo alla storia come “Lorenzo il magnifico”.  Il fratello minore di Lorenzo (chiamato dal poeta Poliziano il “Principe della Gioventù”, amatissimo dal popolo fiorentino) che restò vittima della congiura era legato da una difficile storia d’amore a Fioretta Gorini, figlia di un mercante di stoffe, che alla morte del suo amato era in attesa del loro primo figlio, il futuro Papa Clemente VII. Giuliano è interpretato da Edoardo Luttazzi, attore romano (già interprete del ruolo di Giuda nella versione italiana di Jesus Christ Superstar, messo in scena dalla Compagnia della Rancia) che negli ultimi anni ha lavorato in diverse produzioni di musical. Ha saputo conquistare il pubblico per la sua voce potente e capace di assecondare le difficili linee melodiche delle liriche che a lui sono affidate, e per esser riuscito a dar corpo e vita ad un personaggio in cui si fondono la spensierata gaiezza che accompagna l’essere giovani e il peso che deriva da una difficile eredità culturale e politica legata al  proprio nome.  Splendida Valentina Spalletta, (si era già messa in evidenza per la sua interpretazione di Rizzo in Grease con la Compagnia della Rancia lo scorso anno), che dona al personaggio di Fioretta una intensità che sa  far innamorare, abbracciando il pubblico con la sua voce, sa far sorridere per le sue gioie e piangere per il  suo dolore. Il personaggio di Fioretta incarna  il mito della giovinezza, della bellezza, del presente che fugge al nostro folle sogno di immortalità, è la Firenze medicea che diviene donna e nel suo vissuto ritrova gli opposti poli che segnano ancora oggi il nostro quotidiano vivere: la giocondità e il dolore. Bello il modo in cui Pier Luigi Pizzi (che dell’opera ha curato oltre alla regia anche i coGiuliano e Lorenzo de' Medicistumi e le scene), intervenendo sui costumi e i movimenti in scena del personaggio, segna, con una cesura netta tra il primo e il secondo atto, il cambiamento di Fioretta che se nella prima parte dell’opera era l’essenza stessa della giovinezza spensierata, danzante, allegra, nel secondo atto con la lirica “Un figlio da lui”, diviene già madre, attenta, consapevole del fatto che la vita fragile che porta in grembo deve essere da lei difesa e protetta.Graziano Galatone (attore, musicista e autore dell’opera musical Bernardette. Il miracolo di Lourdes) nel ruolo di Lorenzo ci regala una delle più belle liriche dell’opera, “Amante mia”, in cui dichiara tutto il suo amore alla sua città, una delle arie più amate dallo stesso Ortolani. Il suo confronto con il fratello Giuliano, quando gli comunica quale è la strada che ha scelto per lui, che si risolve nell’aria “Fratello mio” è tra i momenti più interessanti dell’opera per il modo in cui l’autore ha giocato su due piani differenti da un punto di vista ritmico/armonico, che rappresentano il cuore drammatico della vicenda, che è poi l’elemento di eterno che essa porta con se: il confronto tra ciò che il nostro cuore sente, e ciò che la società e il dovere ci impone.   Sandro Querci è perfetto nel ruolo di Franceschino de’ Pazzi, pazzo d’odio per i fratelli Medici, in una delle più intense arie dell’opera “Amo il mio odio” raccoglie tutto il livore che colora di nero i giorni di chi non riesce ad amare neanche se stesso e che, piegato all’odio, non può che vivere la guerra come unica forma di contatto con il mondo. Pico della Mirandola (Luca Simon), il Poeta Pulci (Marco Stabile), Fra Arlotto (Maurizio Semeraro), compongono il fidato trio che accompagna Giuliano in tutte le sue scorribande e che lo aiuta nell’avvicinare la bella Fioretta per dichiarale il proprio amore. Personaggi vivaci  e ricchi di ironia protagonisti di una delle scene più divertenti dell’opera: il quartetto “Ti facciamo la festa” in cui i tre amici si confrontano con la sorprendente malizia della nutrice Cencia. La nutrice, custode delle grazie della giovane Fioretta, è interpretata da una eccezionale Donatella Pandimiglio che per l’opera ha curato anche il casting ed è stata la vocal coach di tutti gli interpreti. Le liriche firmate da Lorenzo Raggi e Mae Kroville, il libretto di Ugo Chiti e dello stesso Ortolani, assicurano all’opera una piena unità in cui alcuni momenti sembrano venire in primo piano grazie alla forza delle parole e della musica. “Io la notte e tu la luna”, l’aria che chiude il primo atto, l’ “Inno alla gioventù”, in cui il testo di Lorenzo il Magnifico prende forma e si anima in un girotondo gioioso di musiche, colori, e abiti, l’aria “E sia la pace” con il suo splendido crescendo in cui si confrontano il mondo dei Medici e quello dei Pazzi, e il bel finale “Il principe della gioventù” possono essere degli esempi di questi momenti che ci si porta a casa dopo lo spettacolo.  Lunghi applausi a tutto il cast e al maestro presente in sala e vicino ai suoi artisti sul palco alla fine dello spettacolo hanno segnato questo debutto milanese.
Repliche fino al 14 maggio al teatro degli “Arcimboldi” .




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