Lady Macbeth del distretto di Mtsensk di Shostakovich

Lady Macbeth del distretto di Mtsensk di Shostakovich al Teatro San Carlo di Napoli diretta dal Maestro Juraj Valcuha

Un profondo e intenso rapporto lega il Teatro San Carlo di Napoli a Dmitrij Dimitrevich Shostakovich (1906 – 1975) di cui nel corso degli anni ha saputo proporre frequenti rimarchevoli esecuzioni di sue partiture sempre con artisti di grande spessore come Alicia Weilerstein, Rudolph Barshai, Valery Gergiev, Misha Maisky, Riccardo Muti e Jurij Temirkanov. Memorabile rimane in ogni caso la storica esecuzione della sua “Sinfonia n. 10 in mi minore op. 93” diretta da Maxim Shostakovich, figlio del compositore, nell’ormai lontano 13 e 14 novembre 1999.

Nella corrente stagione d’opera 2017/2018, dal 15 al 22 aprile, il Teatro ha proposto in cinque repliche l’opera Lady Macbeth del Distretto di Mtsensk  in una nuovo allestimento firmato dal regista austriaco Martin Kusej con l’impianto scenico realizzato da Martin Zehetgruber e i costumi di Heide Kastler, oggetto di una ammirevole coproduzione con il Teatro Real di Madrid e il Teatro Nederlanse Oper di Amsterdam.

CAOS NON MUSICA intitolava un articolo apparso in terza pagina della Pravda il 28 gennaio 1936, non firmato ma ispirato dal Signor Iosif Vissarionovič Dzugashvili, storicamente conosciuto con il nome di Stalin. Il supremo leader dell’allora Unione Sovietica aveva presenziato il 26 gennaio 1936 a una rappresentazione al Teatro Bolshoi dell’opera di Shostakovich e aveva abbandonato il palco prima della conclusione, insieme ai suoi collaboratori, in totale disgusto e irritazione.
Lo disturbavano il linguaggio modernista e formalista – lontano dalla comune sensibilità popolare e vicino  alle ‘fuorvianti’ nuove tendenze artistiche della borghesia occidentale - adottato dal compositore e il ‘travisamento’ del racconto di Leskow cui il lavoro è ispirato.
Questo avvenimento segna profondamente la vita del compositore che nell’articolo vede una chiara condanna e la minaccia di un assai probabile deportazione in un gulag siberiano, come avvenuto con Mandelstam, Grossman o Florenski.
Per quasi due anni trascorre le notti accanto all’ascensore con la valigia pronta in attesa della polizia segreta inviata da Stalin per prelevarlo. Aveva adottato questo atteggiamento per evitare che gli agenti entrassero in casa creando un dirompente impatto psicologico e con il rischio che, venendo a mancare il capofamiglia, potessero decidere di sottrarre sua figlia Galina per internarla in un orfanatrofio.
In realtà, per sua fortuna, gli agenti non arrivarono mai forse anche perché nel suo inconscio Stalin apprezzava enormemente il suo lavoro per il cinema dove a volte utilizzava una magniloquenza espressiva molto gradita al regime.
La reazione di Stalin si presentava come un fulmine a ciel sereno per un opera completata nel 1933 e che il 22 gennaio 1934 era stata contemporaneamente eseguita in prima mondiale a Leningrado e Mosca con clamoroso successo di pubblico e critica e ripresa poi con altrettanto  imponente riscontro in numerosi teatri d’opera in Europa e Stati Uniti. Da quel momento le rappresentazioni vengono interrotte e l’opera censurata per un lungo periodo.
Dopo la morte del dittatore nel 1953, agli inizi del disgelo, negli anni sessanta, il compositore sottopone la partitura a una attenta revisione e l’opera con il nuovo titolo Katja Ismailova viene ufficialmente riabilitata dopo la sua rappresentazione al Bolshoi il 26 dicembre 1962.
La scrittura musicale percorsa da una sottile vena sarcastica evidenzia costanti cambi di atmosfera che  confermano la formidabile esperienza del compositore russo nel campo dell’ottava arte dove ha musicato 35 film e raggiunto esiti di grande rilievo, in particolare nella sua stretta collaborazione con registi come Grigorij Kozintsev e Lew Arnshtam.
Al riguardo è interessante segnalare la trasposizione cinematografica della Katja Ismailova prodotta nel 1966 dalla Lenfilm con la regia di Mikhail Shapiro (1908 – 1971) e con la grande Galina Vishnevskaya nel ruolo protagonista. Nel 2006 il label Decca ne ha proposto un’ottima versione DVD purtroppo di non facilissima reperibilità.
La drammatica danza circolare nell’ universo chiuso e opprimente in cui si muove la protagonista Katerina, in cui si intersecano, ondeggiano, accompagnano e collidono erotismo, gelosia, brama di possesso, solitudine, inquietudine esistenziale, opportunismo e ceco istinto omicida è realizzato in modo superlativo nella suggestiva attualizzazione temporale concepita da Martin Kusej dove gli attori del dirompente e lacerante dramma si muovono fra una sinistra gabbia inserita in un opprimente enorme muro, con giochi di luci e ombre che spesso lasciano spazio a un seducente cromatismo. Il regista austriaco riesce a esaltare in modo coinvolgente l’interiore tensione narrativa con momenti di surreale ‘Endzeitstimmung’ e a sottolineare il carattere grottesco-satirico del libretto scritto da Shostakovich in collaborazione con Aleksandr Prejs ispirato all’omonimo racconto di Nikolaj Leskow.
Grandi attori con imponente presenza scenica e timbro vocale, si rivelano i cantanti Elena Mikhailenko nel ruolo protagonista di Katerina Timofeyevich Izmailova, Dmitrij Ulianov nel ruolo del mercante Boris Timofeyevich Izmailov, Ludovit Ludha nel ruolo del figlio e marito di Katerina Zinovi Boriosovich Izmailov  e Ladislav Elgr nel ruolo di Sergej, dipendente di Izmailov.
L’Orchestra del Teatro San Carlo, guidata dal suo Direttore Musicale, il Maestro Juraj Valcuha, firma una prestazione assolutamente stellare per compattezza, dimensione espressiva, limpidezza e intensità dello spessore sonoro in assoluto equilibrio e totale compenetrazione con l’immagine prodotta dal palcoscenico. Il Maestro Valcuha sottolinea in modo magistrale la potenza rappresentativa della partitura e la modernità del linguaggio elaborato dal compositore russo che alterna passaggi lirici ad accenti di spigolosa dissonanza, momenti di accesa ritmicità a imponenti climax a piena orchestra di valenza mahleriana  che anticipano gli stringenti accordi della sua successiva lacerante Ottava Sinfonia.
Va infine sottolineato l’avvincente contributo del Coro del Teatro Marinskij di San Pietroburgo con le sue flessuose modulazioni, impegnato da figura protagonista nei frequenti movimenti di scena fra gli angusti spazi fisici e temporali in cui si consuma il dramma.
Davvero un’eccezionale produzione operistica che onora il grande Teatro napoletano.

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