Das alte Gesetz (La vecchia legge)

Das alte Gesetz (La vecchia legge)
In versione originale restaurata con accompagnamento musicale dal vivo alla Berlinale 2018

L’imponente rassegna berlinese presenta in ogni edizione, da diversi anni nella sezione Berlinale Classics, un film appartenente alla gloriosa epoca del muto (1910 – 1930) in restauro digitale con accompagnamento musicale al vivo.
La scelta per il 2018 è caduta su Das alte Gesetz (La vecchia legge).
Realizzato nel 1923 da Ewald André Dupont (1891 – 1957), il film è considerato uno dei maggiori documenti cinematografici del periodo storico della Repubblica di Weimar cui la 68. edizione del Festival ha dedicato una retrospettiva e di cui parleremo in un altro articolo.

Ricordiamo Ewald André Dupont quale regista del bellissimo Varietè, presentato in versione restaurata con la magnifica colonna sonora della band Tiger Lillies alla Berlinale 2015. Das alte Gesetz rappresenta anche una rilevante testimonianza dell’intensa e vivace vita culturale del mondo ebraico nella Mitteleuropa degli anni venti.
La trama ci porta indietro al 1860 in un piccolo paese abitato da una comunità ebrea della Galizia all’estremo confine occidentale della Russia. Baruch, figlio del locale Rabbino, nel corso di una festa popolare scopre la sua grande passione per il teatro e la sua profonda vocazione di attore. In profondo conflitto con il padre, interamente devoto alle severe leggi della propria religione, abbandona la famiglia per unirsi a una compagnia teatrale itinerante che nel corso della sua attività si trova a essere invitata a prodursi  alla corte della Arciduchessa austriaca Elisabetta Teresa. Profondamente colpita dalla prestazione e dalle qualità artistiche del giovane attore lo prende in sua protezione – spinta anche da una segreta passione -  e lo aiuta a entrare nella compagnia del Burgtheater, uno dei maggiori teatri europei. Nel celebre teatro viennese, Baruch diventa presto un’amatissima star ma la malinconia e la nostalgia per la famiglia e il suo paese si fanno presto sentire. Il padre rimane inflessibile e lo respinge. Successivamente il Rabbino si trova a Vienna e decide di assistere a una rappresentazione del Don Carlos di Schiller al Burgtheater. Profondamente commosso dalla straordinaria arte recitativa del figlio, decide di riconciliarsi con lui. Baruch rimane a Vienna insieme a Eshter, suo amore giovanile.



Il film affascina oltre per il suo contenuto umano e culturale anche per l’aspetto documentaristico superbamente inserito nella sceneggiatura nel suo tratteggiare la vita quotidiana nello Scheitl (1) e in particolare nelle sue feste popolari (Purin, Pessach e Riconciliazione) opponendola alla mondanità dell’alta società viennese.
Sicuramente il film descrive un tentativo ecumenico di incontro e integrazione fra il mondo aristocratico cristiano e quello della borghesia ebrea. L’incontro fra la duchessa e Baruch avviene ben quattro volte ma alla fine i due devono constatare di essere in qualche modo prigionieri del retaggio dei rispettivi ambienti in cui sono cresciuti. D’altra parte rimane sicuramente un’incontro importante sul piano umano dove il protagonista si impone di lasciare la propria famiglia e la propria comunità per scoprire un mondo diverso e ricco culturalmente che sa accoglierlo e valorizzarne le capacità artistiche.
Un primo tentativo di ricostruzione della versione tedesca della pellicola - di cui sono sempre mancati sia il negativo originale che eventuali copie - si è avuto nel 1984 a opera di Lothar Schwab su commissione della Deutsche Kinemathek a Berlino con l’intento di riprodurre il film nel modo quanto più possibile aderente all’originale.
Nel suo lavoro Schwab si è basato su materiale proveniente da varie fonti, il Gosfilmfond a Mosca, lo Svenska Filminstitutet a Stoccolma e la Cinemateque Francaise a Parigi e ha realizzato una ricostruzione che ha permesso al pubblico di potersi di nuovo avvicinare a questo importante lavoro.
Il rinvenimento dell’Atto di Censura del film agli inizi degli anni novanta ha successivamente suggerito la necessità di una nuova valutazione critica di questa versione. Quasi due decenni più tardi, grazie all’interessamento del Prof. Cynthya Walk dell’Università della California a San Diego e al sostegno finanziario della Sunrise Foundation for Education and the Arts, la Deutsche Kinemathek è stata in grado di compiere un nuovo restauro digitale anche basato su ulteriore materiale rinvenuto in varie sedi estere e in particolare su una versione musicata conservata presso il Nardny Filmovy Archiv di Praga.
Assai delicato è risultato il restauro del viraggio in quanto tutte le versioni disponibili avevano colori differenti. Una precisa coincidenza si è potuta riscontrare solo nella versioni svedese e americana che per questo hanno costituito un punto di riferimento fondamentale.
La musica scelta per accompagnare le immagini del film nel suo nuovo restauro digitale è una partitura per ensemble orchestrale da camera di 13 elementi composta da Philippe Schoeller su commissione della Deutsche Kinemathek Berlin e dei canali televisivi ARTE e ZDF ed eseguita in prima mondiale lo scorso 16 Febbraio al Friedrichstad-Palast a Berlino con l’Orchestra Jakobplatz Muenchen diretta da Daniel Grossmann. La partitura del compositore francese è anche integrata nella nuova versione DVD del film curata dalla Absolut Medien GmbH in contemporanea uscita nei canali commerciali.
L’ensemble da camera si compone di archi, clarinetto, oboe, flauto, fisarmonica e percussioni. La musica presenta un linguaggio moderno, introspettivo e straniante, lontano da accenti folcloristici ‘kletzmer’ solo vagamente accennati e che sicuramente facilita allo spettatore la ricezione delle immagini e del loro messaggio. Malgrado le sue suggestive modulazioni solistiche, in particolare dell’oboe, la scrittura non sfugge peraltro a una certa monotonia dinamica e timbrica e riesce solo a tratti  a rapportarsi in modo intenso con le immagini e la loro forza narrativa e a trasmettere la necessaria densità atmosferica e incisività espressiva per quello che può ben essere definito un dramma familiare a lieto fine. Accolta da intensi applausi del folto pubblico, l’esecuzione dei musicisti dell’Orchestra Jakobplatz Muenchen guidati dal Maestro Daniel Grossmann si è fatta apprezzare per la lettura tesa e lucida, il nitore dell’articolazione ritmica e il coinvolgente impegno intellettuale e tecnico.



Nota:
(1) Insediamenti con alta percentuale di abitanti con fede ebraica

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