“James Horner: A Life in Music”

“James Horner: A Life in Music”
Reportage del concerto-tributo cinemusicale al compositore di Titanic e Avatar del 24 Ottobre 2017 presso il Royal Albert Hall di Londra

Ogni appassionato di colonne sonore ha coltivato la sua passione ascoltando musiche scritte da una generazione ben precisa di compositori. Nel mio caso i miei “Magnifici Cinque” furono John Williams, Jerry Goldsmith, Danny Elfman, James Newton Howard e James Horner. La notizia della morte prematura di quest’ultimo nel giugno 2015 a causa di un incidente aereo mi rattristò notevolmente e prese completamente alla sprovvista tutta la comunità cine-musicale. Se ne era andato un compositore di grande esperienza e talento, amato ed apprezzato da molti. Motivo per cui esultai all’annuncio della londinese Royal Albert Hall di tenere un concerto-memoriale il 24 ottobre 2017 riproponendo pezzi dalle sue composizioni più famose eseguite dalla Cinematic Sinfonia e dal Crouch End Festival Chorus, diretti con attenta maestria da Ludwig Wicki, oramai diventato un veterano di queste tipologie di avvenimenti cine-musicali. L’evento, intitolato “James Horner: A life in Music” ha lasciato sicuramente tutti soddisfatti, dal pubblico più occasionale agli appassionati più incalliti del compositore americano (1953 – 2015).

La prima parte del concerto inizia con la breve musica scritta da Horner per il famoso logo della Universal Pictures, utilizzato dal 1990 al 1997. Un rapido video, probabilmente un estratto di una delle più recenti interviste a Horner, segue il pezzo musicale in cui il nostro spiega come decise di diventare compositore dopo essere stato catturato dalla bellezza della musica classica e dalla Settima Sinfonia di Beethoven in special modo. A seguire vengono mostrati rapidi estratti video, interviste a registi e produttori che hanno lavorato con Horner in varie produzioni cinematografiche: Jon Landau e James Cameron (Aliens – Scontro finale, Titanic, Avatar), Mel Gibson (Braveheart), Ron Howard (Apollo13, A Beautiful Mind) e Sir Richard Eyre (Iris). Spezzoni di queste interviste vengono mostrati durante le due ore di concerto: nei primi si racconta di come Horner iniziò la sua carriera (come molti ad Hollywood) collaborando con il famoso regista e produttore Roger Corman per Battle Beyond the Stars (I magnifici sette dello spazio, 1980). Fu proprio questa sua prima opera maggiore che permise all’allora ventisettenne Horner di far conoscere le sue potenzialità creative, che sfociarono negli anni successivi in altri titoli come Star Trek II - L’ira di Khan (1982), Brainstorm – Generazione elettronica (1983) e Krull (1983). Ed infatti proprio Howard e Cameron lo scritturarono di li a breve per rispettivamente Cocoon – L’energia dell’Universo (1985) e Aliens (1986). Le altre interviste si concentrano sull’approccio di Horner nell’affrontare la composizione di musiche romantiche (Titanic), aliene (i già citati Aliens e Avatar), commemorative (Apollo 13) o riflessive (Iris), e di come è sempre riuscito a creare musica memorabile aggiungendo una certa emotività alle immagini.
 
La prima parte del concerto prosegue con uno dei cavalli di battaglia per gli appasionati, il brano “The Battle In The Swamp” tratto dal film Krull (1983). Qui sono due le cose subito evidenti: la grande qualità della scrittura musicale di Horner (ricordiamolo: compose questa colonna sonora a 30 anni!) e la grande qualità dell’ensemble orchestrale della Cinematic Sinfonia, che sembra destreggiare quasi senza fatica la velocità del pezzo, pieno di virtuosismi per tutti i comparti: archi, ottoni, legni e percussioni. I miei occhi diventano subito lucidi per l’emozione, per la bellezza musicale e per la potenza orchestrale da cui sono pervaso. Ed essendo solo l’inizio, si profila una serata davvero memorabile. L’esecuzione prosegue col “Main Theme” da Apollo 13 (1995), dove l’iniziale assolo di tromba del tema portante del film cattura immediatamente l’attenzione del pubblico, per poi proseguire con “Re-entry and Splashdown” in cui un coro femminile esegue nuovamente il tema centrale all'interno del pezzo. Il concerto continua con un brano veloce e virtuoso da The Rocketeer (1991, “The Flying Circus”), dove l’orchestra da ancora prova delle capacità tecniche e musicali, e con la musica dei titoli iniziali di Star Trek II: The Wrath of Khan (1992, “Main Title”), altro cavalla di battaglia del giovane Horner. Nota divertente: per ricreare quel fischio elettronico tipico del brano di Star Trek II, i percussionisti utilizzano degli strani tubi luminosi flaccidi che fanno girare circolarmente sopra le loro teste. Il tutto è abbastanza surreale e strano, ma (cosa importante) crea esattamente la tipologia di suono attesa. Segue una parentesi deliziosamente romantica con “The Ludlows” dal film Legends of Fall (Vento di passioni, 1994); il brano sembra essere quasi una pausa dopo i precedenti pezzi concitati tratti per lo più da film di fantascienza. E proprio la fantascienza ritorna con Aliens (1986), prima con l’introduzione dell’adagio di “Main Title” e poi con l’animato “Bishop's Countdown”, dove i percussionisti danno il loro meglio. La prima parte del concerto termina con tracce nuovamente romantiche e lente: “Part 1” tratto da Iris (2001), e la coppia “For the Love of Princess”-”Freedom/The Execution/ Bannockburn” tratti da Braveheart (1995). Quest’ultima è forse fra le parti maggiormente attese anche dal pubblico più occasionale, e lascia davvero senza fiato per la bellezza dell’esecuzione musicale, merito anche del solista Eric Rigle alla cornamusa scozzese. Una degna conclusione per la prima parte del concerto, che per quanto mi riguarda ha già lasciato un’impronta incancellabile fra le varie esperienze cine-musicali a cui ho assistito finora.
 
Dopo l’intervallo, la seconda parte inizia con un altro cavallo di battaglia di Horner, almeno per quanto riguarda la notorietà raggiunta a livello mondiale: una suite di temi tratti dal film Titanic (1997), aggiudicatosi 11 Oscar tra cui migliore musica originale e canzone. La voce solista della cantante Clara Sanabras interpreta i vocalizzi presenti nella colonna sonora e il coro femminile rimpiazza quello sintetico delle musiche originali. La scelta delle musiche eseguite è oculata, ovvero un mix di temi lenti e di passaggi più dinamici e pieni: riconosco frammenti da “Southampton”, “Rose”, “Hard to Stardoard” e “An Ocean of Memories”. Ancora una volta, soprattutto per le pagine tratte da “Hard to Starboard” le percussioni fanno miracoli, con i musicisti che si spostano continuamente fra uno strumento e l’altro quasi ai limiti dei tempi utili per utilizzare lo strumento del caso. Per la gioia del pubblico viene anche eseguita la canzone del film, composta da Horner e cantata nel suddetto da Celine Dion, e qui interpretata dalla solista Clara Sanabras. Gli appassionati della sola musica orchestrale forse storgono il naso ma considerando che si tratta comunque di un brano composto da Horner (e, non scordiamolo, un successo commerciale planetario), la scelta non stona del tutto. La seconda parte continua con l’evocativo “The Place Where Dreams Come True” tratto dalla colonna sonora di Field of Dreams (L’uomo dei sogni, 1989), pezzo succulento che sottolinea ancora una volta la capacità di Horner di descrivere i sentimenti con facilità ma con altrettanta delicatezza musicale. Viene poi il turno di A Beautiful Mind (2001) con il brano “A Kaleidoscope of Mathematics”, e la cantante Clara Sanabras rientra sul palco per aiutare l’orchestra come voce solista femminile. Non è facile sincronizzare dal vivo i vocalizzi tipici del brano con la vivacità del pezzo, ma l'esecuzione è così perfetta che sembra di ascoltare il brano originale del CD. Un’altra canzone fa capolino nel programma, interpretata però da una seconda cantante (Alice Zawadzki), e si tratta di “Somewhere Out There” dal film An American Tail (Fievel sbarca in America, 1986). La bellissima composizione del nostro sembra quasi un omaggio a quell’Horner compositore di musiche per film (anche d’animazione) dedicati ad un pubblico più giovane, fra i quali vale la pena ricordare The Land Before Time (1988), Pagemaster (1994), Balto (1995) e Casper (1995). La musica torna ai toni evocativi con il coro del pezzo “A Call to Arms” dal film Glory – Uomini di gloria (1989). E qui la musica mi toglie il fiato nuovamente: non so perché, non c’è un motivo razionale, semplicemente è musica che tocca determinate corde del mio animo e mi emoziona. La tranquillità del brano precedente viene subito squassata dall'energetico “The Ride”, pezzo d'azione dal film La maschera di Zorro (1998). Ci avviamo verso la fine dell’evento, dedicato interamente alle musiche per il film saldamente al primo posto nelle classifiche dei maggiori incassi cinematografici di tutti i tempi, ovvero Avatar. Non è forse uno dei migliori Horner, ma è sicuramente una delle sue opere migliori degli anni 2000 e fra le più particolari della sua carriera. L’orchestra ed il coro interpretano il tutto in maniera eccelsa, la parte corale del brano è estremamente evocativa e quasi mi commuovo per la terza volta. Al termine del pezzo, il pubblico inizia un fragoroso, meritato  applauso che continua per ben tre entrate del direttore Wicki insieme alle due cantanti e ai solisti. Come bis orchestrale  viene eseguito nuovamente “A Kaleidoscope of Mathematics”: da appassionato, questa è forse l’unica nota di (minimo) disappunto in quanto mi sarei aspettato un brano non eseguito durante il concerto principale. Ma va bene cosi’, sono felice comunque.
 
Durante la suite di Avatar avevo gli occhi lucidi ma questa volta conosco il motivo: è la consapevolezza del grande talento di Horner, talento già evidente a 27 anni quando dimostrò al mondo di avere la stoffa da compositore capace e preparato. Consapevolezza che musica di questa qualità si ascolta oramai raramente. E la consapevolezza che non sapremo mai, purtroppo, come il Maestro sarebbe “musicalmente invecchiato”. Ma se si vuole ricordarlo per il suo contributo alla musica cinematografica, fortunatamente la sua discografia è davvero grande, variegata e di ampia qualità, e può essere facilmente reperita per la gioia delle proprie orecchie e del proprio animo.
Di una cosa sono certo: fra tutte le esperienze cine-musicali a cui ho preso parte, questa senza ombra di dubbio è sul podio. Non è facile assistere a concerti tematici di questo tipo dedicati a compositori che non siano John Williams o Ennio Morricone, e forse proprio il sogno diventato realtà di poter assistere all'esecuzione di alcune fra le sue musiche più memorabili è il motivo per cui sono stato toccato così nel profondo. È un grande peccato che questo evento sia stato un memoriale, ma sono convinto che anche lui, uno dei miei “Magnifici Cinque”, si sarebbe divertito e commosso com’è successo a me.

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