Musiche di Schnittke, Rota e Bacharach all’Elba Festival 2017

Musiche di Schnittke, Rota e Bacharach all’Elba Festival 2017

Giunto alla sua 21^ edizione il Festival Elba Isola Musicale d’Europa, svoltosi dal 30 agosto al 7 settembre, si conferma una delle massime manifestazioni musicali in Europa per la qualità degli interpreti e per l’assoluta raffinatezza e varietà dei programmi proposti.
Uno dei nomi che appare con regolarità nel Festival elbano è quello di Alfred Schnittke (1935 -1998), formidabile musicista vergognosamente ignorato o quasi nelle principali sale del nostro paese.
L’esecuzione di “Epilogue” dal balletto Peer Gynt, con il violoncellista Mario Brunello e il pianista Andrea Lucchesini il giorno 4 Settembre, ha in un certo modo rappresentato il climax dell’edizione 2017.

Annoverato dalla critica insieme a Sofja Gubaidulina (1931) e Edison Denisov (1929 – 1996) come esponente di primo piano dell’ avanguardia musicale russo-sovietica del XX secolo, Schnittke non è in realtà un avanguardista nel puro senso del termine, inteso come compositore prevalentemente concentrato sulla sperimentazione sonora.
La sua visione artistica è rivolta soprattutto ad associare mondi sonori del passato con la sensibilità e il linguaggio musicale contemporaneo della tecnica dodecafonica, senza peraltro mai sposare integralmente il serialismo nella forma rappresentata da compositori quali Boulez (1925) o Stockhausen (1928 – 2007).
Il “Secondo Concerto” per violino e orchestra – un lavoro avvincente e di graffiante incisività – viene considerato come la massima espressione della sua fase serialista che egli gradualmente coinvolge  nell’affascinante metamorfosi di un cammino costellato da mondi sonori dal ricco contenuto associativo, letterario e visionario, volti alla costruzione di idee musicali dalla forte valenza polistilista.
Partendo dalla convinzione che l’ascoltatore presti molta attenzione non solo all’aspetto formale della musica quanto anche al suo interno contenuto psicologico, Schnittke mira sempre a tenere in equilibrio le componenti emozionali, razionali ed espressive del suo linguaggio sonoro.
Gli influssi sono molteplici: da Skrjabin a Shostakovich, da Bach a Schubert, da Mahler fino a Berg e Schoenberg… ma la sua musica è sempre straordinariamente nuova, moderna e attuale.
Gravi problemi di salute a seguito di un ictus che lo colpisce nel 1985, rendono travagliata la sua vita, e inevitabilmente influiscono anche nell’evoluzione del suo linguaggio che negli ultimi anni assume un carattere riflessivo, sobrio ed essenziale.
Tacciata di formalismo e asservimento alle idee dell’avanguardia ‘borghese’ occidentale, la musica di Schnittke viene mal sopportata e boicottata dalle autorità sovietiche che non la considerano degna e adeguata a rappresentare la cultura del paese all’estero.
Al compositore viene impedito di partecipare a importanti festival internazionali ma la sua musica viene portata in trionfale successo in occidente dall’ impegno e il coraggio di alcuni grandi artisti fra cui i  violinisti Gidon Kremer, Oleg Khrisa e Oleg Kagan, il violista Jurij Bashmet, i violoncellisti Natalja Gutman, Mstislav Rostropovich e Alexander Ivashkin.
Nei duri e difficili anni ’70 il lavoro per lo schermo ha rappresentato per il compositore un’importante fonte di reddito e uno sbocco per poter sopravvivere ai periodi di censura.
Il cinema infatti godeva di una qualche maggiore libertà - in particolare alla Mosfilm - controlli meno asfissianti e si rivela essere anche una fondamentale piattaforma sperimentale.
Egli compone colonne sonore per oltre 60 film collaborando con vari registi. Particolarmente importante sul piano artistico è da considerare il suo lavoro svolto con Andrei Chrzanowski, grande regista del cinema d’animazione e soprattutto con Elem Klimov e la sua compagna Larisa Sepitko, tragicamente scomparsa nel  1979 in un incidente d’auto e a cui è dedicato il contemplativo “Secondo Quartetto per archi.
Ispirato all’omonimo dramma di Ibsen, Peer Gynt è la partitura composta per l’allestimento coreografico del balletto realizzato da John Neumeier nel 1989 alla Staatsoper di Amburgo.
La figura di Peer Gynt rappresenta il simbolo di una parabola esistenziale  con il suo peregrinare alla ricerca di un significato o di un’effimera felicità.
“Epilogo” nei suoi trenta minuti si pone come atto finale del balletto ed è concepito come in una toccante meditazione ascendente sul cammino percorso dal protagonista  avvolto in un atmosfera mistica e surreale, con il materiale tematico che in forma sovrapposta viene proiettato e rivissuto in  nuovi spazi e dimensioni temporali per dissolversi alla fine in un limpido accordo in Re maggiore pronunciato dal coro.
Nelle lunghe linee armoniche della suggestiva partitura riaffiorano e si sovrappongono i principali temi che percorrono il balletto in una musica che con la sua dirompente carica espressiva e spirituale trasporta l’ascoltatore in un viaggio nel proprio inconscio e nella propria anima.



Questa versione per violoncello, piano e nastro magnetico composta nel 1992 è scaturita da una precisa richiesta del violoncellista Mstislav Rostropovich con la parte elettronica nella riproduzione del suggestivo intervento  corale in re maggiore. Superbamente coadiuvato con straordinaria maestria dal pianista Andrea Lucchesini, Mario Brunello, spiritualmente legato all’universo sonoro di Schnittke, con il suo avvolgente fraseggio si produce in un’esecuzione stellare nell’affrontare con disinvoltura le notevoli difficoltà tecniche  e nel suo cogliere e trasmettere il pathos interiore e la profonda  componente poetica e forza  espressiva e metafisica  che percorrono  la grandiosa trama musicale lasciataci dal formidabile musicista russo.
Successo trionfale  sia per Schnittke che per i due solisti che hanno ringraziato il folto e attento pubblico del Teatro dei Vigilanti con uno splendido arrangiamento per violoncello e piano del “Preludio  BWV 639 ‘Ich ruf zu dir, Herr Jesus Christ’” di Johann Sebastian Bach, che vogliamo ricordare come eccelso ritornello scelto dall’indimenticabile regista Andreij Tarkovskij (1932 – 1986) e dal suo musicista Eduard Artemyev (1937) per accompagnare le coinvolgenti immagini del film Solaris  (Mosfilm,  1972) ispirato all’omonimo romanzo di Stanislaw Lem (1921 – 2006).
I due solisti, insieme al clarinettista Gabriele Mirabassi, hanno inoltre eseguito la gradevole “Sonata per clarinetto e pianoforte” del compositore argentino Carlos Gustavino (1912 – 2000) e il singolare “Trio per pianoforte, violoncello e clarinetto” di Nino Rota (1911 – 1979). Amatissimo per le sue straordinarie musiche composte per il grande schermo con registi quali Fellini, Monicelli e Visconti, il musicista milanese è meno noto per la sua attività compositiva ‘seria’ in cui per molto tempo è sembrato essere rimasto ingolfato nell’universo ottocentesco.
Il trio composto nel 1973 evidenzia tuttavia una spumeggiante freschezza, fantasia ritmica e timbrica, forse un tentativo di scoprire nuovi orizzonti espressivi.
Il giorno seguente Mario Brunello si è poi ‘imbarcato’ insieme al suo collega Gabriele Geminiani alla volta dell’isola di Pianosa nella cui impagabile cornice ha presentato un suggestivo programma per due violoncelli comprendente partiture di Boccherini, Offenbach e “Lux Eterna” di Aleksander Knaifel (1943) compositore uzbeco, ancora non dovutamente conosciuto al grande pubblico e di cui ricordiamo il magnifico “The Eighth Chapter. Canticus Canticorum” (1993) per violoncello e coro dedicato al violoncellista Mstislav Rostropovich.
Schnittke era presente anche in una precedente serata (31 Agosto) con l’avvincente “Concerto per piano e orchestra d’archi” eseguito dalla superlativa Xenia Bashmet accompagnata con grande partecipazione dal suo papà, il leggendario Jurij che come sempre si è presentato in qualità di direttore e solista di viola con la sua fantastica orchestra dei Moskow Soloists che ha contribuito con la presenza in ben tre concerti.
Un ulteriore sfoggio del formidabile talento della pianista russa si è avuto poi il 3 Settembre con l’esecuzione dell’intrigante “Young Apollo” per pianoforte e orchestra d’archi di Benjamin Britten (1913 – 1976) confermandosi grande interprete del repertorio del ventesimo secolo.



Nella stessa serata Jurij Bashmet e i suoi Moskow Soloists hanno guidato l’ascoltatore nel crepuscolare e poetico universo di Brahms (1833 – 1897) presentando la bellissima trascrizione per viola e orchestra d’archi del “Quintetto per clarinetto op. 115” e restituendola in una suggestiva immagine sonora, dallo spessore profondo, intenso e trasparente.
Segnaliamo infine il grandissimo successo riscosso dalla cantante livornese Karima in trio insieme alla tromba di Mirco Rubegni e al pianoforte di Piero Frassi che nel concerto di apertura ha presentato un articolato programma dedicato all’arte compositiva dello straordinario Burt Bacharach (1928).

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