Grande concerto alla IUC di Roma con i Moscow Soloists e Yuri Bashmet

Concerto Yuri Bashmet IUC 2017

Grande onore e un profondo ringraziamento all’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma per aver programmato e reso possibile lo scorso 14 marzo l’esecuzione di un capolavoro di Alfred Schnittke (1934-1998) quale il ‘Concerto a tre’ per violino, viola, violoncello orchestra d’archi e pianoforte composto nel 1994 e eseguito in prima assoluta a Mosca il 19 ottobre dello stesso anno con Gidon Kremer (violino), Jurij Bashmet (viola), Mstislav Rostropovich (violoncello) e la Russian National Symphony Orchestra diretta da Mikhail Pletnev.

Nell’agosto del 1997 ne avevamo ascoltato un’esecuzione al Festival di Salisburgo con Gidon Kremer (violino), Gérard Caussé (viola), David Geringas (violoncello) e l’orchestra Kremerata Baltica diretta da Saulius Sondekis.
Le grandi composizioni di Alfred Schnittke come anche quelle di Sofja Gubaidulina vengono regolarmente proposte nei programmi dei concerti in tutto il pianeta mentre nella città eterna vengono sistematicamente boicottate dalla maggioranza delle istituzioni musicali, vergognosamente prostrate al vuoto spirituale e culturale del minimalismo statunitense.
La IUC - consolante eccezione nel desolante panorama romano - ha inserito partitura di Schnittke in un programma di grande raffinatezza e profondo interesse dedicato al ventesimo secolo russo che includeva lavori di Georgi Sviridow (1915–1998), Sergej Prokov’ev (1891–1953), Dmitrij Shostakovich (1906–1975) unitamente a una novità di Silvia Colasanti.
A parte la compositrice italiana che non sembra ancora decisa a confrontarsi con il grande schermo, tutti gli altri compositori in programma vantano un profondo legame, spontaneo o esistenziale, con il cinema.
Di Sviridow ricordiamo le collaborazioni con i registi Sergej Bondarchuk, Vladimir Basov e soprattutto Mikhail Schvejtser di cui fra l’altro ha musicato la bellissima trasposizione filmica del romanzo di Tolstoj Resurrezione (Mosfilm, 1960).
Mikhail Schvejtser (1920 – 2000) ha intensamente collaborato anche con Schnittke - che ricordiamo autore di ben 60 colonne sonore di cui ci siamo spesso occupati su queste pagine - in particolare nelle magnifiche trasposizioni televisive di Piccole Tragedie di Puskin (Studi Televisivi Mosfilm, 1980) e Le anime morte di Gogol (Studi Televisivi Mosfilm, 1984).
Con le scritture di Prokov’ev per i film di Sergej Eisenstein Aleksander Nevskij (Mosfilm, 1938) e Ivan il Terribile (Parti 1 e 2, Mosfilm Alma Ata, 1945) e quelle di Shostakovich per i film di Grigorj Kozintsev (1905 – 1973) La Nuova Babilonia (Soyuzfilm, 1929), Hamlet (Lenfilm, 1964) e King Lear (Lenfilm, 1971) entriamo proprio in pieno nella leggenda della storia dell’Ottava Arte.

Allievo di Shostakovich al conservatorio di Leningrado e musicista molto amato in patria, Georgj Sviridow ha saputo mantenere il suo linguaggio dal tratteggio severo e solenne nell’universo tonale con lo sguardo rivolto alla tradizione sinfonica e corale russa del xix. secolo e al canto della tradizione liturgica ortodossa.
Il suo rimanere sostanziamlente estraneo a divagazioni moderniste gli ha risparmiato le accuse di ‘formalismo’ impietosamente rivolte invece a Prokof’ev, Shostakovich e Schnittke dalla censura sovietica stalinista guidata a partire dal 1948 da Zdnanov e Khrennikhov. La ‘Sinfonia da camera’ op. 14 per orchestra d’archi risente dell’evidente influsso di Shostakovich nella sua struttura ritmica e espressiva, non priva di scadimenti accademici in particolare nel primo movimento ‘moderato assai’. Sicuramente Sviridow esprime le sue migliori qualità artistiche nei lavori corali fra cui ricordiamo ‘Poema in ricordo di Sergej Yesenin’ (1955) e ‘It is snowing’ (1959).
Le straordinarie qualità del complesso dei Moskow Soloists trovano totale riscontro nella formidabile esecuzione ‘Visioni fuggitive’ op. 22 raccolta di pezzi brevi composti per pianoforte da Prokof’ev fra il 1915 e 1918, animate da graffiante carica ironica, dirompente fantasia ritmica e slancio modernista, nella raffinata orchestrazione firmata da Rudolf Barshai e Roman Balashov.
Non si finisce di rimane avvinti in ogni occasione dal denso spessore sonoro e dalla straordinaria forza espressiva e folgorante virtuosismo di un’orchestra di soli venti elementi al seguito del gesto chiaro e penetrante di Jurij Bashmet, direttore musicale e leggendario solista della viola.

Al grande virtuoso ucraino la compositrice romana Silvia Colasanti, classe 1975 e esponente di spicco del panorama musicale italiano, ha dedicato la partitura intitolata ‘Preludio, presto e lamento’ per viola e archi, composta nel 2014 e eseguita in prima assoluta l’8 febbraio 2015 nella suggestiva e simpatica città di Foligno. Il pezzo è rivolto all’esaltazione del potenziale espressivo, cromatico e virtuosistico dello strumento solista. La sua struttura è composta da tre parti che si susseguono senza interruzione, ma appare chiaro che gli sguardi e la interiore tensione narrativa sembrano subito rivolti alla impegnativa ricerca di un compimento liberatorio che avviene nel finale ‘Lamento’ dove l’angoscia umana appare specchiarsi nel suo equilibrio metafisico. L’ ascoltatore rimane avvinto dalla intensità espressiva delle complesse figure di taglio espressionista che caratterizza l’inquietudine interiore del ‘Preludio’ e lo spigoloso e tormentato ‘Presto’. Il suggestivo percorso musicale sfocia quindi nell’incanto dell’universo del ‘Lamento’, ricco di coinvolgenti echi bachiani che in un’elegante e avvolgente costruzione armonica conduce all’incontro con la propria anima.
La magnifica scrittura di Silvia Colasanti trova nei Moskow Soloists, guidati per l’occasione dalla viola Roman Balashov e in Jurij Bashmet in veste di solista, degli interpreti impareggiabili per un’esecuzione accolta da intensi e festosi applausi da parte di un pubblico traboccante.

La ‘Sinfonia da camera’ op. 110a è la trascrizione per orchestra d’archi curata da Rudolf Barshai del ‘Quartetto n. 8 in do minore’ di Dmitrij Shostakovich, una delle partiture più amate e compiute del repertorio cameristico e anche portatrice di alcuni riferimenti filmici.
La stesura della composizione è legata al soggiorno a Dresda del compositore nel luglio 1960 dove ha presenziato al set del film – da lui musicato - Cinque giorni, cinque notti (Mosfilm, Defa, 1961) firmato dal regista e amico Lew Arnschtam (1905 – 1979), che descrive il dramma del salvataggio di preziosi dipinti conservati nel palazzo dello Zwinger da parte delle forze sovietiche in collaborazione con gli abitanti di una città inutilmente distrutta il 13 febbraio 1945 dalle forze alleate.
Il suo quarto movimento ‘Largo’ è stato inserito dal regista Yorgos Lanthimos nella articolata colonna sonora del singolare film The Lobster (Gran Premio della Giuria, Cannes 2015) che include anche partiture di Beethoven, Britten, Schnittke e Stravinskij. Il ‘Quartetto n. 8’ è stato dedicato dal compositore russo a tutte le vittime delle dittature, indistintamente di ogni colore politico. La sua dirompente valenza drammatica e espressiva viene rappresentata in un avvincente affresco sonoro dai Moskow Soloists guidati da Bashmet, capaci di coniugare in modo superlativo profondità di accenti e grande disciplina e virtuosismo esecutivo.

Il ‘Concerto a tre’ è stato scritto da Alfred Schnittke in occasione del suo sessantesimo compleanno su suggerimento da parte di Mstislav Rostropovich che nel 1993 aveva diretto la sua ‘Sesta Sinfonia’. Il pezzo è dedicato ai tre grandi solisti Rostropovich (violoncello), Bashmet (viola) e Kremer (violino) che in sede di registrazione discografica con la Emi (ora Warner Classics) hanno inteso esprimere un’atto di gratitudine nei confronti dell’immensa capacità artistica del compositore russo. L’idea di un trio impegnato nel concerto è legato alla suggestiva metafora della bottiglia di vodka e a ‘na troikh’, le tre persone che in Russia notoriamente la condividono…
Gli accenti gravi e austeri tratteggiati da tre violoncelli e contrabbasso che aprono la scrittura allontanano peraltro l’immagine dello spiritoso riferimento ‘alcolico’…..
I tre strumenti solisti si ritrovano a turno in suggestivo rapporto dialettico con gli archi dell’orchestra e vengono a diretto confronto solo nel breve conclusivo quarto movimento senza titolo. I precedenti movimenti sono loro singolarmente dedicati con un carattere monodico, inquieto e spigoloso il primo (Moderato) con il violoncello, lirici e intensi il secondo (senza titolo) con la viola e il terzo (Largo) con il violino. Il finale impegna in pieno solisti e orchestra in un dirompente moto perpetuo a che viene brutalmente interrotto da un cluster del pianoforte, unica sua voce nella intera partitura. I tre straordinari solisti russi – Jurij Bashmet, Alexei Naidenov e Andrei Poskrobko - allacciano poi al ‘Concerto a tre’ il ‘Minuet’, elegantissimo epilogo dialogante fra violino, viola e violoncello soli, intesa dal compositore come ‘encore’ o come ‘ufficiosa’ conclusione alternativa della coinvolgente partitura. 

‘Encore’ sempre di Schnittke: ‘Polka’, vale a dire un dirompente arrangiamento per orchestra d’archi del decimo movimento intitolato ‘Der Mantel’ (Il cappotto) tratto dal balletto ‘Skizzen’, singolare fantasia dedicata a Nikolai Gogol, in cui nel 1985 sono confluite le musiche composte nel 1978 per le produzioni del Teatro Takanga di Mosca firmate dal celebre regista Jurij Lioubimov in particolare ‘Il revisore’ e ‘Le anime morte’. Il breve brano esalta la impareggiabile raffinatezza di orchestratore del formidabile compositore russo.
Pubblico in delirio per una serata memorabile.

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