Curiosità musicali dalla Berlinale 2017

Curiosità musicali dalla Berlinale 2017

Svoltasi dal 9 al 19 febbraio la 67^ edizione della Berlinale nelle sue articolate sezioni ha saputo offrire svariati interessanti spunti musicali.
Il soundtrack che più ci ha colpito nella sezione 'Concorso' è sicuramente quello del bellissimo e sovversivo eco-thriller Pokot della regista polacca Agniezka Holland, basato sul romanzo 'Il canto dei pipistrelli' della scrittrice ucraina Olga Tokarczuk. Il film ha meritatamente conquistato l’Orso d’Argento Adolf-Bauer-Preis. Le straordinarie immagini di grande intensità poetica della splendida natura intatta dei Monti Carpazi in Polonia, nella valle di Klodzko con i suoi svariati abitanti, da cervi a cinghiali, entrano in collisione con il meschino ambiente cittadino dominato da cacciatori, politici e prelati corrotti.

Tra questi due mondi contrapposti si dibatte Duzjeiko, una donna solitaria ritiratasi nei suoi sessanta anni a vivere ai margini della foresta, superbamente tratteggiata da Agniezka Mandat, che conduce una dirompente battaglia animalista e antivenatoria in difesa degli esseri più deboli. Antoni Komasa-Lazarkiewicz firma una trama sonora imponente e fortemente espressiva dagli accenti avvolgenti e dal marcato taglio sinfonico che, in un montaggio perfetto, esalta in modo magistrale il senso di urgenza e la forza narrativa e contemplativa del film mentre esplora le profondità dell’inconscio illuminando gli elementi nascosti nell’animo della protagonista. La musica originale, superbamente eseguita con profonda intensità di accenti dalla Bratislava Symphony Orchestra, lascia spazio in alcune sequenze alla “Fuga” per pianoforte BVW 861 dal Clavicembalo ben temperato di Bach. Veramente una gran bella sorpresa da parte di un musicista da tenere d’occhio e che vanta una solida formazione musicale all’Accademia di Musica a Cracovia e un rilevante background con oltre venti colonne sonore realizzate per lavori di registi quali Agniezka Holland, Christian Wagner, Jan Komasa, Kristian Vilziunas, Maciej Zak e Heinz Steinbichler. Ha inoltre realizzato registrazioni discografiche con grandi complessi fra cui la London Symphony Orchestra, la Warsaw Sinfonietta e la Krakow Sinfonietta.


Una scena da Pokot

Altra imponente scrittura di taglio più cameristico, dallo sguardo asciutto, teso e spigoloso in una suggestiva costruzione armonica che poggia su lunghe linee dominate dagli accenti gravi e stranianti dei violoncelli è quella scritta da Tibor Szemző (1955) per lo splendido film 1945 del regista ungherese Ferenc Török. In una straordinaria e imponente rappresentazione fotografica in b/n realizzata da Elemer Regalyi, il cineasta ungherese tratteggia in modo magistrale il drammatico scorrere di una giornata in un piccolo paese magiaro nell’immediato dopoguerra. Invidie e rancori mai sopiti, timori serpeggianti, sospetti e ostilità, tradimenti e silenzi omertosi, fantasmi del passato che riaffiorano e si intessono in un dirompente vortice la cui interiore tensione culmina in un triste devastante epilogo. Szemző si è formato all’Accademia ungherese di musica a Budapest e nel corso della sua attività artistica si é anche occupato di cinema soprattutto lavorando a documentari e cortometraggi. Ha anche collaborato alla stesura della colonna sonora del film L’albero della vita di Terence Malik. In un magistrale montaggio la sua scrittura colpisce per la capacità di rapportarsi e intessersi nella immagini in straordinario equilibrio con l’interiore tensione narrativa del film. Teniamo a sottolineare come 1945 a nostro avviso - se presentato in ‘Concorso’ e non nella sezione ‘Panorama’ - avrebbe potuto essere uno dei principali candidati alla conquista dell’Orso d’Oro.
Nella sezione ‘Panorama Special’ grandissimo riscontro ha ottenuto il bel film georgiano Hostages di Rezo Gigineishvili esaltato dalle coinvolgenti musiche del compositore Gyia Kancheli, molto prolifico in campo cinematografico dove ha affiancato registi come Sergeij Bodrov, Georgi Danelija e Eldar Shengelaya.


Una scena da Algol

Doveroso poi citare il film Django della regista francese Etienne Comar, presentato in ‘Concorso’, dedicato alla vita del celebre chitarrista Django Reinhardt (1910 – 1953) e alla sua ‘Gipsy-Swing-Music’.
Di grande interesse anche dal punto di vista musicale la sezione ‘Retrospektive’ quest’anno dedicata alla fantascienza e curata da Rainer Rother. Dobbiamo peraltro esprimere il nostro disappunto per la mancanza
nella selezione di titoli come I giorni dell’eclisse (1988) di Aleksander Sokurov e soprattutto di Solaris (1972) e Stalker (1979) di Andreij Tarkovskij di cui fra l’altro il 29 dicembre scorso si è celebrato il trentennale della scomparsa.
Molti dei lavori presentati hanno comunque segnato la storia del cinema anche per le loro musiche. Ne citiamo alcuni con il rispettivo compositore in parentesi: 1984 (Malcom Arnold) di Michael Anderson, Blade Runner (Vangelis) e Alien (Jerry Goldsmith) di Ridley Scott, Kamikaze 1989 (Tangerine Dream) di Wolf Grem, Dark City (Trevor Jones) di Alex Proyas, Incontri ravvicinati del terzo tipo (John Williams) di Steven Spielberg.
Di particolare interesse sia per il loro valore intrinseco che per le musiche ci sono apparsi Algol. Tragoedie der Macht (Algol. Tragedia del potere), film muto tedesco del 1920 realizzato da Hans Werkmeister e Il Test del pilota Pirska, basato sull’omonimo romanzo breve di Stanislaw Lem e realizzato nel 1979 da Marek Piestrak in una co-produzione estone-polacca fra Tallinfilm e PRF Zespoly Filnowe.
Il film di Werkmeister al pari de Il gabinetto del Dottor Caligari (1920) affascina per la sua scenografia marcatamente stilizzata di taglio futurista che anticipa le architetture avveniristiche di Metropolis (1927) e propone nella sua suggestiva sceneggiatura temi di grande portata e sempre molto attuali come l’imperialismo colonialista e i rischi del progresso tecnico in campo energetico. Il film ha come grande protagonista Emil Jannings (Faust, 1926 e Tartufo, 1927 di F. Murnau, Varieté, 1925 di E.A. Dupont) nel ruolo del minatore Robert Herne. La pellicola è stata presentata nella versione restaurata in tecnica digitale nel suo suggestivo viraggio a cura del Filmmuseum Muenchen nel 2011 e accompagnata da musica dal vivo eseguita dal musicista britannico Stephen Horne su ben tre strumenti: pianoforte, flauto e fisarmonica. La musica nell’insieme presenta un carattere sostanzialmente esornativo in particolare nella parte più sostanziale affidata al pianoforte. Nella sua incerta staticità la trama musicale non sembra avere una sua specifica costruzione motivica né muoversi in una definita direzione mentre raramente riesce a entrare in rapporto dialettico con le immagini. Assai più suggestive e incisive appaiono invece le interiezioni del flauto e della fisarmonica che nelle brillanti mani di Stephen Horne si associano in modo singolare al carattere drammatico e straniante del film.
Il film Il test del pilota Pirska affronta la dialettica uomo – robot e i conseguenti rischi che la società corre nel voler sostituire gli uomini con le macchine. Marek Piestrak presente alla proiezione illustra al pubblico la nascita del film e la fattiva collaborazione fra Polonia e Estonia nella sua realizzazione. Egli tiene a sottolineare anche lo straordinario rapporto avuto con il compositore Arvo Paert, autore della colonna sonora e la sua grande capacità di cogliere le idee del regista.
La trama musicale percorsa da un linguaggio moderno, fortemente espressivo e moderatamente atonale in certo modo risente della sua passata fase serialista. Non mancano peraltro alcuni sconcertanti momenti prettamente convenzionali e atmosferici.
Interessante notare come in questo film la musica di Arvo Paert sia ‘originale’ e non presa a prestito come da alcuni anni sembra essere divenuta moda seguita da diversi affermati registi fra cui citiamo Tykwer, Moore, Malik, Erdem, Zwjagintzev, Moretti.


Una scena da 1945

Nella sezione ‘Lola at Berlinale’, riservata ai soli reporter accreditati, è stata proposta la proiezione del film Die Blumen von gestern (I fiori di ieri), ultimo lavoro del regista tedesco Chris Kraus, che ricordiamo autore di imponenti titoli come Poll e 4 minuti.
Die Blumen von gestern è una raffinatissima commedia noir-romantica che si muove in un ammirevole equilibrio fra sentimento, crisi esistenziale, straniamento, fantasmi di un tragico passato storico e la tensione espressiva del dialettico confronto psicologico fra i due protagonisti tratteggiati in modo superlativo da Adele Haenel (Zazie) e Lars Eidinger (Totila). Fedele collaboratrice di Chris Kraus, Annette Focks che aveva musicato con grande successo i suoi due precedenti lavori, ora torma con una magnifica scrittura caratterizzata da intimi ripiegamenti melodici avvolta in un’elegante veste timbrica e raffinatissima orchestrazione che in un montaggio ammirevole si muove in equilibrio con immagini e dialoghi assecondando la tensione narrativa della sceneggiatura senza mai scadere in stucchevoli sottolineature sentimentali e vuote figure oleografiche.
La sua scrittura originale che copre circa la metà dell’intera colonna sonora, viene integrata in modo soddisfacente da diversi altri brani fra cui citiamo: “Quelqu’un m’a dit” (Carla Bruni), “La donna è mobile” (Giuseppe Verdi), “Grace” (Miss Kittin), “Despair” (Mila Ecke Cantian), “Lightening Bolt of Love” (Terry Gadsden), “Das Gebet einer Jungfrau” e “Edelweiss, Idylle” (Jean Beers), “Silver Bells” (Ella Fitgerald e Bing Crosby), “Yukiho” (Summer Fades Away Band), “Plum Blossom” (Princess Shoyang).
Il formidabile livello artistico del duo Kraus – Focks assicura un’ulteriore coinvolgente esperienza visiva e d’ascolto.

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