Un Week-end di passione cine-musicale a Londra

Un Week-end di passione cine-musicale a Londra

Un lungo week-end musicale davvero intenso ed entusiasmante quello vissuto a Londra dal 24 al 28 novembre scorso.
Si inizia il 24 sera alla Royal Festival Hall con la Philharmonia Orchestra diretta dal Maestro Juraj Valcuha che esegue il “Concerto n. 2 per violino” di Bela Bartok con il solista Frank Peter Zimmermann e l’”Ottava Sinfonia in do minore op. 65” di Dmitrij Shostakovich. La partitura di Bartok evidenzia la sua straordinaria capacità compositiva rivolta agli strumenti ad arco, come testimoniano anche i sei quartetti, malgrado il suo essere un pianista di talento. Il “Concerto per violino n. 2” scritto negli anni fra il 1936 e il 1938 su sollecitazione dell’amico e violinista Zoltàn Szèkeli presenta un marcato carattere rapsodico e comporta un notevole impegno tecnico-solistico.

Il violinista tedesco Frank Peter Zimmermann, accompagnato dall’orchestra londinese guidata dal Maestro Valcuha, ne tratteggia un’esecuzione folgorante, coniugando in modo imponente capacità virtuosistica, intensità espressiva, nitore di articolazione, avvolgente fraseggio e grande impegno intellettuale. Il sound potente, incisivo, sfarzoso e profondo, portatore di una suggestiva ‘Klangkultur’ che la Philharmonia Orchestra ha saputo costruire nel corso degli anni con la guida di prestigiose bacchette quali Furtwaengler, Klemperer, von Karajan, Giulini, Muti, Sinopoli fino all’attuale Esa-Pekka Salonen, si rivela in tutta la sua straordinaria portata nell’esecuzione dell’”Ottava Sinfonia” di Shostakovich, capolavoro della storia musicale del ventesimo secolo, un drammatico e toccante affresco sonoro in forma di requiem orchestrale dedicato alle vittime di guerra e delle sanguinose dittature che hanno dilaniato l’umanità nel ventesimo secolo. Il Maestro Valcuha con il suo gesto chiaro ed elegante conduce l’orchestra in una prestazione superlativa per compattezza, intensità espressiva e opulenza sonora volta a trasmettere all’ascoltatore il senso del lacerante dramma umano e storico vissuto nell’animo del grande compositore russo. Ricordiamo Dmitrij Dimitrievich Shostakovich (1906 – 1975) anche come compositore fortemente legato al grande schermo con la scrittura di ben quaranta colonne sonore. Particolarmente rilevante l’intensa collaborazione con il grande regista Grigorj Kozintsev (1905 – 1973) iniziata nel 1929 con il film muto La Nuova Babilonia e conclusasi nel 1971 con King Lear, straordinaria trasposizione su grande schermo del dramma shakespeariano con Jurij Jarvet impareggiabile protagonista.
Il successivo 26 Novembre al Barbican è la volta di un’altra prestigiosa compagine orchestrale londinese. Guidata dal Maestro Frank Strobel, la London Symphony Orchestra è impegnata in un appassionante programma dedicato alle composizioni filmiche di John Williams. Di questa serata abbiamo già riferito in uno specifico articolo (leggi reportage).



Sempre al Barbican il 27 Novembre si è svolta un’interessantissima giornata ‘total immersion’ durata quasi dodici ore e dedicata al compositore britannico Richard Rodney Bennet (1936 – 2012), singolare ed eclettico musicista a suo agio con la tecnica seriale e dodecafonica ma sempre aperto ad altri generi musicali come cabaret, pop, musical, jazz e in particolare l’ ‘American Songbook’.
La tecnica seriale acquisita nella sua frequentazione dei corsi estivi alla Sommerschule a Darmstadt negli anni dal 1954 al 1956 e con i suoi studi con Pierre Boulez dal 1957 al 1959 caratterizza una buona parte della sua attività compositiva ma se ne distacca successivamente orientandosi sempre più verso uno stile ‘crossover’ al punto di comporre nel 1990 il singolare “Concerto for Stan Getz” per sassofono tenore e piano dedicato al famoso solista, sfortunatamente deceduto prima di poterlo eseguire. La sua intensa attività cinematografica che comprende quasi cinquanta partiture ha inizio – malgrado il contemporaneo coinvolgimento nei rigidi canoni seriali acquisiti a Darmstadt e a Parigi con Boulez – nel 1958 con le musiche composte per il film Indiscreto di Stanley Donen con Ingrid Bergman e Cary Grant e Il discepolo del diavolo di Guy Hamilton con Burt Lancaster, Kirk Douglas e Laurence Olivier.
Alquanto intensa è stata la sua collaborazione con altri importanti registi come John Schlesinger (Via dalla pazza folla, 1967) e Joseph Losey (L’inchiesta dell’Ispettore Morgan, 1959). Con Sidney Lumet collabora ai film Equus (1977) e Assassinio sull’Orient Express (1974).
La total immersion londinese prende inizio proprio dalla proiezione della singolare trasposizione filmica del celebre romanzo poliziesco di Agatha Christie con la figura protagonista del celebre detective Poirot. La musica di Bennet onestamente non colpisce con spunti di particolare interesse timbrico, motivico o inventivo. Discretamente montata, mantiene nel suo viaggio con le immagini un deludente carattere oleografico. La stessa impressione si ricava nell’accurata esecuzione dal vivo della relativa “Suite” nell’arrangiamento di David Lindup, presentata nel corso di un concerto pomeridiano tenuto dalla BBC Concert Orchestra diretta da Scott Dunn. Suggestiva nelle sue gradazioni cromatiche, con rimandi impressionisti, ci è apparsa nello stesso concerto “Partita”, composta nell’estate del 1995, che prevede un organico orchestrale limitato ad archi, due corni, doppi legni, arpa e timpani. Piacevoli e coinvolgenti, dal forte taglio cabarettistico e jazzistico, appaiono i “Four Songs for voice and orchestra” nell’arrangiamento di Scott Dunn che con gesto attento ed elegante guida la BBC Concert Orchestra nell’accompagnamento della splendida voce di Claire Martin.
Il concerto conclusivo dell’intensa giornata vede impegnata la BBC Symphony Orchestra diretta dal Maestro Rumon Gamba in un programma di qualificanti partiture del compositore britannico che include anche “Anniversaries” per orchestra composta nel 1982 e “Spells” per soprano, coro e orchestra composta nel 1974/75. La “Symphony No. 3” composta nel 1987 su commissione della Elgar Foundation, molto amata dall’autore che la classificava fra i suoi pezzi preferiti, si discosta dalle due precedenti sia per il ridotto organico che per l’abbandono del linguaggio dodecafonico in favore di accenti lirici mantenuti in un tessuto armonico tonale con predominanza del Fa diesis.
Lady Caroline Lamb è un film realizzato nel 1972 e diretto da Robert Bolt con Sarah Miles protagonista. Ambientato nel diciannovesimo secolo, figlia dell’alta società irlandese Lady Caroline Ponsomby è costretta a sposare il futuro primo ministro William Lamb. Il dolore nella scoperta della relazione del marito con Lord Byron la conduce a una prematura scomparsa.
Bennet ha predisposto per il film una partitura dai marcati accenti romantici con rilevante parte solistica affidata alla viola ed eseguita nel soundtrack da Peter Mark. Successivamente ha rielaborato i temi che accompagnano le immagini del film in una nuova partitura da concerto denominata “Lady Caroline Lamb- Elegy for viola and orchestra” eseguita con appassionato coinvolgimento espressivo dal solista Lawrence Power accompagnato dalla BBC Symphony Orchestra nella direzione attenta e raffinata di Rumon Gamba.
Assolutamente splendida la conclusione della carica giornata musicale nella magnifica ‘venue’ del Kings Place, casa dell’arte e della musica situata non lontano dalla stazione ferroviaria di Kings Cross e con una sala da concerto provvista di un’acustica davvero ragguardevole.



Trovo personalmente che la prima esecuzione assoluta di una nuova creazione musicale rappresenti sempre un momento di grande emozione, soprattutto quando ci si trova in presenza di una grandissima artista emergente come Alissa Firsova (1986), pianista e compositrice, figlia d’arte di due affermati e importanti compositori del nostro tempo come Jelena Firsova (1950) e Dmitri Smirnov (1948). L’universo artistico di questa straordinaria famiglia è completato dall’arte pittorica del figlio primogenito Philip Firsov. Avevamo già avuto modo di apprezzare le qualità compositive della musicista nel 2015 al Festival di Asiago nei suoi due brani “Soleil de Conques” per due violoncelli e orchestra d’archi e “Paradiso” dalla Divina Commedia per quartetto d’archi e successivamente a Bergen nel brano “Bergen’s Bonfire” per grande orchestra eseguito dalla Bergen Philharmonic Orchestra diretta da Andrew Litton, così come nella registrazione discografica pubblicata dal Coro del suo lavoro corale “Stabat Mater” (CD cor 16127), eseguito dai The Sixteen guidati da Harry Christophers. Affascina il suo linguaggio dolce, sognante e vagamente post-romantico, sicuramente lontano dalle più complesse costruzioni armoniche delle partiture firmate dai suoi genitori.
Con il nuovo lavoro “Tennison Fantasy” op. 36 per voce recitante e quartetto d’archi realizzato su commissione del Quartetto Tippet, Alissa Firsova adotta un linguaggio più severo nell’elegante spigolosità ed espressività del denso tessuto armonico che nella sua interiore tensione narrativa si muove su avvolgenti lunghe linee sonore per condurre l’ascoltatore nel contemplativo incontro con la propria anima in un’atmosfera incantata e trasfigurata.
La compositrice crea un’affascinante associazione letteraria con i versi scritti dal poeta britannico Alfred Tennyson (1809 – 1892) legando ciascuno dei tre movimenti a una sua poesia:
“Come Down O Maid From Yonder Mountain Height” (Romance)
“Ring out, Wild Bells, To The Wild Sky” (Scherzo)
“If Sleep And Death Be Truly One” (Passacaglia).
Nella concezione architettonica a simmetria radiale della partitura il tema d’amore che domina il primo movimento fa il suo ritorno nella toccante trasfigurazione finale mentre il fascino della suggestione sonora e poetica trasmessa dalla musica si intesse in modo ammirevole con le coinvolgenti e flessuose modulazioni della voce recitante dell’attore irlandese Finbar Linch.
Straordinaria davvero la prestazione del Tippett Quartet. Colpiscono la forza espressiva e la profondità di accenti di questa formazione che conferma la notevole levatura artistica nell’iniziale esecuzione “Quartetto per archi in Mi bemolle maggiore n. 2 op. 12” di Felix Mendelssohn. Nel conclusivo, magnifico “Quintetto per pianoforte e archi in La maggiore n. 2 op. 81” di Antonin Dvorak, Alissa Firsova ha modo di esibire anche le sue formidabili qualità pianistiche e interpretative in perfetta armonia con gli eccellenti componenti del quartetto, John Mills e Jeremy Isaac, violini, Lydia Lowndes-Northcott, viola e Bozidar Vukotic, violoncello.
La compositrice ci ha rilasciato un’ampia intervista di cui daremo prossimamente conto.

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