Ennio Morricone, un’esperienza musicale intensa, vibrante, appassionata!

Ennio Morricone, un’esperienza musicale intensa, vibrante, appassionata!
Reportage del concerto tenutosi il 5 ottobre 2016 presso l’Auditorium Santa Cecilia in Roma

Ennio Morricone torna ad esibirsi nella “sua“ Roma per un ciclo di concerti. Il 5, 6 e 7 ottobre il due volte premio Oscar ci fa rivivere le grandi partiture musicali che hanno dato respiro a tanti capolavori cinematografici.
Un evento particolarmente atteso: alcuni problemi di salute avevano costretto il Nostro a ripianificare i concerti previsti per la scorsa primavera. Dopo pochi mesi, il Maestro torna sul palco, affidando all’Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia le sue più celebri composizioni per il grande schermo.

Come prevedibile, l’Auditorium romano è gremito: tante le personalità della politica e dello spettacolo presenti in sala; tanti anche i giovani, segno della plurigenerazionalità della musica morriconiana.
L’ingresso di Morricone in sala è accolto con un autentico boato. Se la sua figura minuta procede incerta per l’età - il Maestro dirigerà seduto per l’intera durata della performance - la consapevolezza collettiva è quella di assistere alla presenza di un gigante della musica moderna. Il pubblico è testimone di un artista che ha contribuito a forgiare i contorni sonori di un cinquantennio di cinema.
L’incipit dell’esibizione è preceduta dall’Inno di Mameli, a sottolineare l’ingresso in sala del Capo dello Stato, l’On. Mattarella. Il Presidente raggiunge subito il palcoscenico per stringere la mano al Maestro.
L’apertura del concerto prende il filo del discorso dalla produzione più recente di Morricone, con gli ’“Opening titles“ del capolavoro di Giuseppe Tornatore La leggenda del pianista sull’oceano e la “Tarantella“ dal film Baaria. Il compositore romano propone un excursus sulla sua produzione più apprezzata: quella per i grandi titoli del cinema. Nessuna parentesi dedicata alla musica “assoluta“, nessuna tentazione atonale.
Peccato non aver potuto ascoltare qualche estratto dall’ottimo La migliore offerta o dal recentissimo La corrispondenza. D’altronde la vastità del repertorio morriconiano è tale che offrire spazio ad un brano implica inderogabilmente escludere altri picchi musicali. E nella serata ve ne sono stati tanti.
Il programma del concerto percorre circa un cinquantennio di carriera, e spesso ricorre alla tecnica del flashback, come se il pubblico potesse aprire un’anta immaginaria e trovarvi, sparigliate, le pagine di musica del Maestro. Il secondo movimento del concerto, non a caso è intitolato “Fogli sparsi“, e spazia dal divertente ricorrere melodico di Metti una sera a cena fino all’immortale Nuovo Cinema Paradiso. La stessa tecnica “a macchie sonore“ viene applicata con i “Tre Adagi“ della seconda parte (il “Tema di Deborah“ da C’era una volta in America, “Addio Monti“ dallo sceneggiato I promessi sposi e un pezzo dal film Vatel).
Il blocco centrale omaggia l’epica dei film di Sergio Leone, e trova consonanza perfetta con i successivi brani del recente The Hateful Eight. E’difficile non notare come l’accostamento di temi come “Il buono, il brutto, il cattivo“ (1966) e “Diligenza per Red Rock“ (2015) diano un senso di continuità, senza alcuna discrepanza. In fondo sono passati oltre cinquant’anni. La chiave sta nell’atemporalità del linguaggio morriconiano, capace di smuovere le corde emotive dell’ascoltatore a distanza di generazioni.
Tante le standing ovation, interminabili e commosse, dedicate al Maestro. Un plauso sonoro e rumoroso, in aperto sfregio al bon ton degli ambienti classici: testimonianza di come Ennio Morricone, con la sua musica, abbia individuato quel tracciato invisibile tra colto e popolare, in equilibrio tra squarci sinfonici ed echi western, seducendo ascoltatori di ogni età.
Pur offrendo la propria arte ad un contesto applicativo, Morricone non è mai caduto nella trappola della musica di genere, ma ha piuttosto restituito dignità ad un settore dove - troppo spesso - il ruolo del compositore è impoverito a commento sonoro.
L’opera morriconiana si colloca, insieme a quelle di pochi altri autori - tra cui Bernard Herrmann, John Williams, Nino Rota - in una rara dimensione intermedia tra la colonna sonora e la musica assoluta. Brani che, - per citare il direttore d’orchestra Stèphane Deneuve - scorporati dalla visione filmica, vantano una rara autonomia formale. La poetica musicale di Morricone, nota per la qualità melodica e l’impatto corale, non perde di vista infatti la giustificazione strutturale, il cesellare contrappuntistico e il gusto per la qualità polifonica, elementi sempre più sfuggenti nella musica per lo schermo.
Applicando una personale riflessione ai più alti momenti della musica tonale e post tonale, in oltre mezzo secolo di carriera Morricone ha assolto ad un triplice compito: appagare la propria coscienza artistica, potenziare il piano narrativo del film e, nondimeno, soddisfare il gusto melodico dell’ascoltatore. Un’“indagine“ che non ha solamente offerto indimenticabili paesaggi sinfonici, ma ha saputo tracciare storie interne alla narrazione filmica, inventando autentici personaggi sonori (si pensi al ricorrere delle onomatopee musicali nei film di Sergio Leone).
La chiusa del concerto romano, con i tre temi dal capolavoro Mission di Roland Joffè ("Gabriel's Oboe", "Falls", "Come in cielo così in terra") entusiasma tutti i presenti, i quali ricambiano appassionata l'esecuzione con interminabili scrosci di applausi. Il Maestro apprezza e concede ben due bis.
Poco importa che siano rimasti fuori programma momenti importanti come Gli intoccabili, La battaglia di Algeri o Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Quello di stasera non è solo un - grande - ritorno, ma la doverosa celebrazione di un musicista che, al di sopra dell’arte stessa, ha saputo offrire profondità emotiva alle più importanti pellicole di sempre.
Ancora una volta il lavoro di Morricone non offre solo un’esperienza musicale intensa, vibrante, appassionata, ma porta con sé contenuti e piani emotivi che superano la sola esperienza d’ascolto.

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