Šostakovič tra sontuosità e divertissement!

Šostakovič tra sontuosità e divertissement!
Reportage del concerto di domenica 25 settembre 2016 presso l’Auditorium Giuseppe Verdi di Milano

L’ucraino Maxim Rysanov, residente a Londra, ha diretto una strepitosa Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi nella performance di un programma dedicato interamente alla grande figura di Dmitrij Šostakovič. La pimpante, espressiva ed energica direzione di Rysanov ha fatto sì che tutte le famiglie strumentali della bravissima compagine orchestrale milanese esplodessero vulcanicamente, con l’aggiunta di un pizzico di ironia, sul palco dell’Auditorium lombardo eseguendo un intero repertorio cinematografico e teatrale, tranne una gradevole eccezione nella pausa, come leggerete di seguito, del celeberrimo compositore russo, nato a San Pietroburgo nel 1906 e morto a Mosca nel 1975.

Šostakovič tra sontuosità e divertissement in due parti differenti come approccio compositivo ma ugualmente incisive e trascinanti, accolte da un pubblico diligente ma elettrizzato, con lunghi applausi scroscianti. La prima parte del programma concertistico ha visto mettere in musica una suite di circa 45’ tratta dal film sovietico del 1955, The Gadfly (Il tafano) di Aleksandr Fajntsimmer, un dramma bellico, ambientato in Italia, tra sentimenti d’amore e dolorose scoperte e perdite. Šostakovič che per il grande schermo ha composto una trentina di colonne sonore, in questa suite divisa in dodici movimenti fa scoprire ancora di più, se ve ne fosse nuovamente bisogno, quanto la sua vena romantica ed epica potessero benissimo convivere in un’unica partitura filmica, destreggiandosi tra un sinfonismo drammaturgico intensamente elegiaco e dolcemente espressivo ed eroismi galoppanti e gloriosi, intervellati da ballabili valzeristici di varia natura; così confermando quanto detto dal regista Grigorij Kozincev, che collaborò con il compositore russo nel suo Amleto, come riportato nel pregevole libretto di sala scritto, tra gli altri, da Francesco Marzano: “Šostakovič sa passare dall’ironia al dramma nel giro di danze di una suite”. Una Suite che nel vero senso della parola suggerisce e instilla diverse gamme emozionali dopo il primo ascolto, un ascolto reso ancora più emozionante da una performance infervorata e travolgente dell’Orchestra milanese che per l’ennesima volta si conferma essere una delle più grandi Orchestre al mondo. E Rysanov sa come farla galoppare musicalmente, con i legni, gli ottoni e gli archi che si inseguono, si rincorrrono e si destreggiano tra un movimento e l’altro di grande afflato sonoro.
Dicevamo che l’eclettismo musicale di Šostakovič in questo programma pervade l’Auditorium con tutta la sua maestosità ironica e monumentale, ciò che viene confermato nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo del concerto da un’esecuzione conviviale (da aperitivo pomeridiano) nella sala bar della Giuseppe Verdi in cui un ensemble orchestrale ridotto si cimenta nei tre movimenti della “Jazz Suite n. 1”, composizione extracinematografica del 1934, anno in cui in Russia esplose il jazz proletario e che vide il compositore russo esprimere tutta la sua ironia in un componimento ballabile tra valzer, polka e foxtrot con un ritmo trasportante da varietà, da cabaret jazzistico prelevato direttamente dai sobborghi newyorkesi, divertito e divertente.
La seconda parte intitolata “Suite for Variety Stage Orchestra”, suddivisa in otto movimenti, composta attorno al 1956, comprende un collage di brani tratti dal film Le avventure di Korzinkina (1940), dal balletto Il bullone (1931), dalla pellicola Il primo contingente (1956) e dal succitato The Gadfly che però, avendolo eseguito nella prima parte, il direttore Rysanov decide di togliere e sostituire con la famosissima (anche grazie ad Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick) “Jazz Suite, Waltz 2” che ha inebriato il pubblico con la sua elegante malinconia, spezzando però il ritmo circense, bandistico, frivolo e canzonatorio della “Suite per Orchestra di Varietà”, pur mantenendone il movimento danzante continuo e avvolgente.
Un concerto che tra epica e dileggio, a suon di danza, ha reso la figura di Šostakovič avvincente per chi non la conosceva ancora e imprescindibile per chi l’ammira da sempre! Questo grazie al direttore, i solisti e all’orchestra tutta de laVerdi che ogni qualvolta suona fa amare sempre di più la parola ‘Musica’.

Le foto del Maestro Maxim Rysanov sono di Marco Biancardi

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