“Sangue e Arena”

Sangue e Arena
Accompagnamento musicale dal vivo su partitura di Rossella Spinosa
Reportage del cineconcerto del film muto del 1922 con Rodolfo Valentino tenutosi presso il Teatro Dal Verme di Milano giovedì 15 Settembre 2016

Il Teatro Dal Verme di Milano, in occasione dell’evento d’inaugurazione della Settima Edizione del Gran Festival del Cinema Muto, si è tramutato per magia in un’Arena spagnola ospitante la sanguinaria corrida nella quale tori e toreri si scontrano all’ultimo sangue; uno scenario cruento accompagnato dallo sguardo suadente e gagliardo di un Rodolfo Valentino, toreador coraggioso e sprezzante del pericolo, tra le note originali, colme di pathos e drammaturgia appassionata, della compositrice Rossella Spinosa al piano, supportata dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali, diretta con piglio deciso e coinvolgente da Alessandro Calcagnile.

Le musiche scritte dalla Spinosa per il film muto del 1922, Sangue e Arena, la sua pellicola più celebre diretta da Fred Niblo, con il divo Valentino, nome d’arte di Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina D’Antonguella (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926), rappresentano la prima partitura di un viaggio sonoro nuovo nel mondo dell’attore sex symbol più amato del cinema muto; Rodolfo, prematuramente scomparso a soli 31 anni a causa di un’operazione di appendicite riuscita male, rivive all’interno del sempre più interessante e apprezzato Gran Festival del Cinema Muto di Milano che dal 15 settembre al 27 ottobre ci regala sei film con il divo italo-americano per omaggiare i novant’anni dalla sua scomparsa, di cui cinque con musiche originali della nostra Spinosa (vedi L’aquila, Lo sceicco, La signora delle camelie e L’avventuriero) e una, I quattro cavalieri dell’Apocalisse con lo score scritto dagli allievi del Laboratorio di Musica per Il Cinema Muto. Sangue e Arena proiettato alle spalle dell’orchestra nel Teatro Dal Verme, dicevamo, ha inondato di passione e polvere – quella dell’arena calpestata dai tori infuriati e sovrastata dalle grida esultanti e sprezzanti del numeroso pubblico, pronto a respirare l’odore del sangue versato a fiumi nello scontro tra toreri e bestie, vittime di un gioco crudele e per nulla esaltante, a dire il vero – il pubblico milanese che assorto nella musicalità struggente e avvincente della Spinosa, ha visto il film in una nuova veste che lo ha reso meno datato e più attuale, anche se l’argomento ‘passione e morte’ non passa mai di moda. Una passione data dagli sguardi tenebrosi, temerari e lascivi di un Valentino in gran forma interpretativa (nel ruolo del toreador Juan Gallardo) e della sua dark lady, la nobildonna Doña Sol (interpretata da Nita Naldi) senza remore e colma di una sensualità distruttiva, che gli fa perdere la testa e tradire la dolce moglie dal viso angelico, Carmen (Lila Lee). Ascesa (dalla povertà più nera verso la gloria della Corrida dentro l’Arena) e Caduta (diviso tra due amori, quello più pericoloso lo porterà alla morte) del più grande dei Toreri che lo sguardo sonoro della Spinosa descrive con tre temi fondamentali che nascono in solitaria per poi mescolarsi all’interno del filmico creando una coesione talmente forte da rendere le trame del film muto di una contemporaneità disarmante e profonda, incredibile nel sorreggere un’interpretazione attoriale ammaliante e convincente e una regia asciutta che dai campi lunghi si avvicina di scatto ai primissimi piani dei volti dei protagonisti rendendo il dramma sociale, amoroso e culturale ancora più intenso e violento. Tre leitmotiv che come accennato qui sopra, sono contemporanei, soprattutto nella timbrica e nell’armonia, pur cospargendosi di paesaggi dal sapore antico, in questo caso spagnoleggiante (ma non esagerando, cioè divenendo macchiettistici) data l’ambientazione, non scadendo mai nel semplice tramutarsi in mickeymousing o usando gli strumenti che appaiono in alcune sequenze del film nella composizione originale, anzi distaccandosene e rendendo ancora più straniante e moderno il commento con strumenti diversi che fanno apparire i temi più incisivi. Un tema di matrice herrmanniana che narra fin dall’inizio della pellicola la povertà dura e cruda dalle cui ceneri il buon Juan, deciso a cambiare la sua vita e quella di sua madre che tanto si è sacrificata per lui, riesce a venir fuori, ripulendosi e divenendo un grande Toreador; il tema d’amore tra Juan e Carmen che in una melodia spagnola che raffigura anche la potenza della corrida e la sua sensuale spietatezza che unisce i due innamorati pur separandoli andando avanti nella storia, manifesta la purezza dei loro cuori e della famiglia che formeranno; il tema della Dark Lady, Doña Sol, che tra oscurantismi timbrici e seducenti atonalità tratteggia l’amore devastatore a cui va incontro il nostro Juan. Una partitura notevole che ritrae tutto il non detto o semplicemente accennato delle/nelle immagini con una carica emotiva trascinante che quando si giunge al fatidico ‘The End’ lascia a bocca aperta e col desiderio di ascoltare altri commenti di questa dotata compositrice, bella e dall’animo sensibile, non soltanto musicale.

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