“Space Symphony”: La Verdi vola tra le stelle con le musiche del cinema di fantascienza

“Space Symphony”: La Verdi vola tra le stelle con le musiche del cinema di fantascienza
Reportage del concerto tenutosi il 10 e 11 Agosto 2016 all’Auditorium di Milano

Nella Notte di San Lorenzo, l’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi” ha regalato al pubblico milanese una serata indimenticabile di grande musica. L’ultimo dei tre programmi creati in collaborazione con l’agenzia Soundtracks Live! di Mikael Carlsson (di cui a breve pubblicheremo un’intervista esclusiva) è stato probabilmente il più bello ed emozionante, grazie soprattutto ad una selezione di pagine di grande impatto emotivo ed una performance superba da parte de La Verdi e il direttore Ernst van Tiel.

L’impaginato, presentato col titolo “Space Symphony”, è un trascinante viaggio dedicato alle musiche dei più celebri film di fantascienza del cinema americano, proposto in ordine rigorosamente cronologico: si parte con 2001 – Odissea nello spazio (1968) e si termina con Avatar (2009). Il programma ha mostrato la versatilità, quando non il vero e proprio genio, che compositori come Jerry Goldsmith, John Williams e James Horner hanno espresso quando si sono cimentati in un genere che sovente ispira ai compositori del cinema alcuni dei loro migliori lavori, nonché il ruolo determinante che l’orchestra sinfonica assume in questi grandi spettacoli visivi. Come ha ricordato al pubblico il direttore van Tiel nei vari interludi tra un brano e l’altro, è proprio l’orchestra a essere il veicolo principale delle emozioni di questi film.Il concerto si è aperto con una Suite tratta dalla partitura che Alex North scrisse per il capolavoro di Stanley Kubrick: 2001 – Odissea nello spazio (1968). Come molti forse già sanno, il geniale regista commissionò al compositore americano – col quale aveva già collaborato in Spartacus -  una  partitura originale che doveva accompagnare il suo strabiliante viaggio “filosofico-interstellare”, ma durante la fase finale della post-produzione decise di mantenere la selezione di brani tratti dal repertorio classico (“Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss, il valzer “Sul bel Danubio blu” di Johan Strauss II, un estratto dal balletto Gayaneh di Aram Khachaturjan e alcune pagine di Gyorgi Ligeti) su cui aveva montato le sequenze, eliminando del tutto le pagine composte da Alex North, il quale venne a conoscenza della cosa soltanto durante la premiere mondiale del film. Le esatte circostanze con cui accadde questo storico caso di “rejected score” non sono mai state del tutto chiarite (si dice che Kubrick sin dall’inizio non volesse affatto musica originale, ma che dovette accettare la presenza di North su pressione della Metro-Goldwyn Mayer, che era preoccupata dal tono esoterico del film), ma è assai difficile oggi immaginare cosa sarebbe stato 2001 con una colonna sonora diversa da quella scelta da Kubrick. Oggi però possiamo apprezzare il lavoro di North nella sua intrinseca qualità musicale ed in tal senso è stata un’apertura di concerto elettrizzante. La Suite, composta da 3 brevi movimenti, si è aperta con il “Preludio” (palesemente modellato sull’incipit dello Zarathustra di Strauss usato nel film) nel quale, su un pedale di organo e contrabbassi, gli ottoni emergono immediatamente con grande potenza, disegnando insieme agli archi e poi a tutta l’orchestra un araldico arabesco di affascinante cromatismo. E’ da subito dimostrata la caratteristica scrittura moderna di North, autore da sempre troppo poco apprezzato ma estremamente influente su autori a lui successivi come Jerry Goldsmith e John Williams. La pagina che avrebbe dovuto accompagnare la sequenza dell’attracco alla stazione spaziale (nel film accompagnata dal celeberrimo “Sul bel Danubio blu”) è costruita  come una sorta di valzer volto a descrivere la “danza” delle aeronavi, ma North propende per una complessa e scintillante tessitura quasi stravinskiana di archi, legni, arpa e celesta, in cui abbiamo potuto ammirare la concertazione precisa di van Tiel e i bellissimi colori della Verdi. La Suite si è chiusa con il “Main Theme” (presumibilmente composto per i titoli di coda), pagina poliritmica e politonale, dagli accenti quasi jazz, padroneggiata da orchestra e direttore con stupefacente rigore e precisione.



La selezione successiva è stata uno dei momenti alti della serata: il brano “No Escape”, tratto dalla colonna sonora de Il pianeta delle scimmie (1968) composta da Jerry Goldsmith. La partitura è ancora oggi una delle più moderne, progressive ed audaci mai scritte per un film americano, nonché uno dei vertici assoluti del geniale compositore. Goldsmith accompagna il film con una musica dominata sia da influenze seriali che da un corrosivo spirito stravinskiano (in tal senso è stato illuminante ascoltarlo subito dopo la musica di Alex North), molto ben rappresentato da questa furiosa ed emozionante pagina di oltre 5 minuti che nel film accompagna il tentativo di fuga di Charlton Heston dal villaggio dei primati di cui è prigioniero. La complessa tessitura messa in campo da Goldsmith – che include anche una nutrita sezione di percussioni fuori dall’ordinario – è stata restituita con straordinaria intensità da van Tiel insieme alla Verdi, mettendo in risalto la versatilità e la compattezza della compagine, qui alle prese con accenti e toni non dissimili da Alban Berg e Igor Stravinsky. Un’esecuzione magistrale ad opera di tutti i professori d’orchestra, che si sono guadagnati un meritato lungo applauso da parte del pubblico.
Subito dopo è stato il momento di uno dei vertici del cinema di fantascienza e della sua musica: la Suite tratta da Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di John Williams. Il film di Steven Spielberg ha ispirato al compositore una delle sue partiture più celebri ed immortali, nonché una delle più oggettivamente belle della sua illustre carriera. La suite da concerto preparata da Williams è una sintesi forse sin troppo breve ma comunque emozionante dello spirito di questa colonna sonora, che pare affermare la volontà del ritorno a qualcosa di familiare e rassicurante: dalla nebbia degli armonici degli archi e delle spettrali sonorità avanguardistiche si giunge ad un oasi di lirismo commovente, in cui i celeberrimi cinque toni si trasfigurano in una sognante aria lirica, quasi un inno alla fratellanza intergalattica. La Verdi e van Tiel hanno dato un’altra grande prova di interpretazione, mettendo in risalto tutti i colori della splendida scrittura sinfonica di Williams. La pagina è stata anche una perfetta transizione dalle sonorità moderne a quelle più liriche e romantiche che hanno contraddistinto le selezioni successive, come il brano composto da Jerry Goldsmith per i Titoli di Coda di Alien (1979) di Ridley Scott. La pagina (purtroppo espunta totalmente dal regista nel film, che vi preferì un estratto dalla Sinfonia n°2 “Romantica” di Howard Hanson) è un altro fulgido esempio della creatività goldsmithiana, una miniatura sinfonica di abbacinante bellezza che si muove sinuosa tra tonalità cangianti e un’orchestrazione impressionista, in cui ha primeggiato la straordinaria tromba solista della Verdi. Anche qui, la concertazione e l’esecuzione sono stati di prima grandezza. Ed è ancora con un brano di Jerry Goldsmith che è proseguito il programma: il trascinante ed irresistibile Tema Principale di Star Trek – The Motion Picture (1979), forse il pezzo più celebre del compositore, qui eseguito con un nerbo e una forza (da capogiro la prestazione della sezione degli ottoni) che hanno fatto esplodere il pubblico in un giubilante applauso. La già alta temperatura emotiva è giunta al culmine con la selezione che ha chiuso la prima parte del concerto, ovvero la Suite “Adventures on Earth” da E.T. L’extraterrestre (1982) di John Williams. La pagina è un vero e proprio poema sinfonico, nonché la sintesi perfetta del Williams sinfonico più emozionante e sentimentale. Il direttore van Tiel ha attaccato il brano ad una velocità vorticosa (molto più simile al tempo usato nella versione filmica che non a quello un po’ più blando solitamente utilizzato per la versione da concerto) chiamando ancora una volta La Verdi ad una prestazione di grande levatura. E’ difficile citare singolarmente le sezioni poiché tutta l’orchestra ha dimostrato bravura, ma sono stati forse ancora una volta gli ottoni a primeggiare su una pagina capace di mettere alla frusta qualunque compagine. Un pubblico visibilmente soddisfatto ha tributato un lungo applauso a orchestra e direttore prima della pausa.La seconda parte si è aperta con una premiere mondiale: la Suite tratta dalla colonna sonora di Atto di forza – Total Recall (1990) composta da Jerry Goldsmith, una delle partiture d’azione più dense e complesse mai scritte dal compositore. Strutturata in tre movimenti (“The Dream”, “End of a Dream”, “A New Life”), la Suite si sviluppa con un incedere imperioso (magnifico lo staccato di ottoni e percussioni in “The Dream”, restituito dalla Verdi con grandissima bravura), per arrivare ad un’incandescente momento d’azione che ha mozzato il fiato a tutto il pubblico: “End of a Dream” è uno dei proverbiali cimenti action del compositore, in cui tutte le sezioni della compagine sono chiamate ad una prestazione al calor bianco, forse il momento più visibilmente alto di tutta la serata. L’ottimo arrangiamento delle pagine – supervisionato da Mikael Carlsson e basato sul manoscritto originale di Goldsmith – non ha inoltre fatto sentire per nulla la mancanza della parte elettronica presente nella partitura filmica originale, sostituendo i sintetizzatori con i suoni acustici degli strumenti tradizionali in modo efficace ed intelligente.



La selezione successiva, la Suite da Contact (1997) di Alan Silvestri, ha offerto un momento di tenue e commovente lirismo, nonché un meritato “riposo” alle orecchie dalle sonorità più accese e vibranti. La pagina di Silvestri è dominata da un tema per pianoforte di grande ma efficace semplicità, su cui gli archi si innestano morbidissimi e dove spicca anche la parte dell’eccellente corno solista. Il direttore si è mostrato sensibile e perfettamente a suo agio anche in questa occasione, dando al brano un andamento nobile e ricco di sfumature.
Un altro tour de force per l’intera compagine è però arrivato con la Suite tratta da The Matrix (1999), composta da Don Davis per il famosissimo film diretto dai (non più) fratelli Wachowski. Anche qui troviamo sonorità moderne (ispirate da alcuni lavori del compositore americano John Adams) e una scrittura particolarmente complessa, dominata da sovrapposizioni di tempi differenti, orchestrazione densissima e virtuosismo di alta levatura, ma La Verdi non si è dimostrata affatto impaurita né tantomeno in affanno, arrivando ad eguagliare la performance filmica originale in tutti i suoi comparti.
E a costo di sembrare ripetitivi, lo stesso possiamo dire per quanto riguarda la selezione che ha concluso questa affascinante galoppata sinfonica, ovvero la Suite tratta da Avatar (2009), composta dal compianto James Horner per il mega-kolossal di James Cameron campione di incassi di tutti i tempi. La bella suite è un condensato di circa 10 minuti di alcuni dei momenti migliori della colonna sonora di Horner, presentando in apertura una sorta di danza tribale per archi e percussioni – quasi un canto folcloristico che accompagna la vita degli indigeni alieni Na’vi – per poi lasciare il passo ad atmosfere sospese di legni ed archi che dipingono l’affascinante tema d’amore per Jake e Netyiri ed infine esplodere in un militaresco ed appassionante “tutti” di grande ed amplissima potenza che accompagna la battaglia finale tra umani ed alieni. La Verdi e van Tiel si sono meritati un caloroso e sentito applauso da tutto il pubblico, che è sembrato davvero rapito e coinvolto dal programma così magnificamente eseguito. E non poteva dunque mancare un bis: vista la presenza di un nutrito gruppo di appassionati trekkiani (rigorosamente in abiti di scena), il Maestro van Tiel ha eseguito nuovamente il tema principale di Star Trek – The Motion Picture, ancora una volta in maniera impeccabile.
Grazie alla ricchezza e alla varietà dei programmi proposti in queste settimane e di cui vi abbiamo dato conto sulle nostre pagine, possiamo affermare che la stagione estiva della Verdi si è trasformata in un vero e proprio Festival di Musica per Film (che si chiuderà con un tributo a John Williams diretto da Giuseppe Grazioli il 25 e 28 Agosto) dimostrando sia coraggio da parte degli organizzatori che grandissimo affiatamento da parte della Verdi quando è alle prese con questi repertori. Ci auguriamo vivamente che questo sia l’inizio di una tradizione capace di rinnovarsi nel corso delle prossime stagioni. E dunque, ancora una volta, Bravi!!

ENGLISH VERSION:

"Space Symphony": La Verdi Orchestra flies among the stars with great Science-Fiction film music
10 and 11 August 2016 at the Auditorium of Milan

On the Night of San Lorenzo, the Orchestra Sinfonica di Milano ‘Giuseppe Verdi’ (a.k.a. ‘La Verdi’) gifted the Milanese audience with a joyous starry evening of great music. The last of the three programs produced in collaboration with Mikael Carlsson’s Soundtracks Live! was probably the most exciting, thanks mainly to a beautifully put together program and a superb performance by La Verdi and conductor Ernst van Tiel.  The concert, presented under the title "Space Symphony", was an thrilling journey dedicated to the music of the most famous science fiction films of all time, presented in strictly chronological order from 2001 - A Space Odyssey (1968) until Avatar (2009). The program showed the versatility, if not the real genius, that composers such as Jerry Goldsmith, John Williams and James Horner expressed when they ventured into a genre that often inspired film composers some of their best work, while also reminding the central role that symphony orchestras have in these great visual spectacles.  As conductor Ernst van Tiel told the audience during the interludes between the pieces, it’s usually the orchestra to be the main vehicle of the emotions of these films.


 
The concert opened with a suite from Alex North’s unused score for Stanley Kubrick's 2001 - A Space Odyssey (1968).  As many probably know, the brilliant director initially commissioned the composer an original score that was meant to accompany his amazing "philosophical interstellar journey". However, during the final phase of post-production Kubrick decided to keep the selection of excerpts from the classical repertoire (“Thus spake Zarathustra” by Richard Strauss, the “Blue Danube Waltz” by Johan Strauss II, an excerpt from the Gayaneh ballet by Aram Khachaturjan and several pieces by Gyorgy Ligeti) with which he temp-tracked the film, completely discarding the original score composed by Alex North. The exact circumstances have never been fully clarified (it appears that Kubrick always wanted to use his selection of repertoire pieces, but had to comply to an original score because of pressures from Metro-Goldwyn Mayer executives, who were concerned about the esoteric tone of the film), but it is very difficult today to imagine what 2001 would be with a different soundtrack. However, today we can appreciate Alex North’s score for its intrinsic musical quality and, in this sense, it was an electrifying concert opener. The suite, composed of three short movements, opened with the Prelude (obviously modeled on the opening of Richard Strauss’ “Zarathustra”) in which, on a pedal of organ and basses, the brass emerge immediately with great power, together the strings and then the whole orchestra, depicting a wonderful chromatic figure. It’s a great demonstration of Alex North’s modern writing, a composer still very much underrated, but extremely influential on people like Jerry Goldsmith and John Williams. The piece that was supposed to accompany the space station docking sequence (scored with the famous “Blue Danube Waltz” in the film) is constructed as a kind of waltz, describing the "dance" of the airships, but North goes for a complex and glittering texture of strings, woodwinds, harp and celesta, in which we could admire van Tiel’s precise conducting and the beautiful colors of the orchestra. The suite ended with the "Main Theme" (presumably written for the end credits), a polyrhythmic/polytonal piece infused by jazzy accents, performed by orchestra and conductor with astonishing rigor and precision.
 
The next selection was one of the high moments of the evening: "No Escape", from The Planet of the Apes (1968) composed by Jerry Goldsmith.  The score is still one of the most modern, progressive and daring ever written for an American film, and one of the absolute best by brilliant composer Jerry Goldsmith. The music is dominated by both serial influences and corrosive Stravinskian colors (in this sense, it was enlightening to listen to it right after Alex North), a character very well represented in this furious and exciting 5-minute piece that in the film scores Charlton Heston’s attempt to escape from the ape village where he is taken prisoner.  Goldsmith’s complex and rich textures (which also include a large percussion section with many unusual instruments, all perfectly reproduced here) were performed with extraordinary intensity by conductor and orchestra, with accents and tones not too far from works by Alban Berg and Igor Stravinsky. A masterful performance, which earned a well-deserved applause from the audience.
 
Then it came the moment of one of the best science fiction film scores ever written: Close Encounters of the Third Kind (1977) by John Williams. Steven Spielberg’s film inspired the composer to write one of his most immortal and beautiful scores of his illustrious career. The concert suite is a summary perhaps too short but very exciting spirit, capable to condense the true spirit of the score, which seems to affirm the will to return something familiar and reassuring: from the fog of string harmonics and spectral avant-garde orchestral sounds, we land to an oasis of touching lyricism, where the famous five tones are transfigured into a dreamy lyrical air, almost a hymn to intergalactic brotherhood.  La Verdi and van Tiel gave another great test of interpretation, enhancing all the colors of Williams’s exuberant symphonic writing.  The suite was also a perfect transition from the modern sounds to the more lyrical and romantic tone that characterized the subsequent selections, such as the “End Titles” composed by Jerry Goldsmith for Alien (1979). The piece (unfortunately rejected by the director Ridley Scott, who preferred to use an excerpt from Symphony No. 2 "Romantic" by Howard Hanson) is another shining example of Goldsmith’s creativity, a miniature symphony of dazzling beauty that moves sinuously between uncertain tonality and impressionistic orchestration, in which excelled the extraordinary trumpet soloist. Again, an impressive and spot-on performance by both orchestra and conductor.  The captivating and irresistible Main Theme from Star Trek - The Motion Picture (1979), perhaps the most famous piece by Jerry Goldsmith, was performed with a vigor and a force which blew the audience away. The already high emotional temperature reached its peak with the selection which closed the first part of the concert, "Adventures on Earth" from E.T. The Extra-Terrestrial (1982) by John Williams. The piece is a real symphonic poem, as well as the perfect summation of Williams’ grand symphonic style. Ernst van Tiel attacked it at a dizzying speed (much more similar to the tempo as heard in the film version than to the somewhat milder pace usually used for the concert version) calling again La Verdi to a great performance stature. It’s difficult to mention the orchestra’s single sections since virtually every single player demonstrated great skill and bravura, but once again the brass were particularly excellent. A visibly pleased public bestowed a long round of applause for the orchestra and conductor before the break.


 
The second half opened with a world premiere: the suite from Total Recall (1990) composed by Jerry Goldsmith, one of the most dense and complex action scores ever written by the composer. Structured in three movements ( "The Dream", "End of a Dream," "A New Life"), the suite opened with an imperious tone (the magnificent staccato of brass and percussion in "The Dream" was performed by La Verdi with great skill), which was followed with an incandescent moment of furious action that took the audience’s breath away: "End of a Dream" is one of the proverbial action cues of the composer, in which all players are called to a performance of high intensity. The excellent arrangement - supervised by Mikael Carlsson and based on Goldsmith’s original manuscript - also didn’t make ​​to feel at all the lack of the electronic sounds as heard in the original film score, effectively replacing synthesizers with acoustic sounds of traditional instruments.
 
The next selection, the suite from Contact (1997) by Alan Silvestri, offered a moment of subtle and poignant lyricism, as well as a well-deserved rest for the ears from the most heated and loud orchestral sounds. The piece is dominated by a theme of great simplicity yet effective played on piano, followed by soft strings and an excellent horn solo. The performance was very sensitive, noble and nuanced.
 
Another tour de force for the entire orchestra came with the suite from The Matrix (1999), composed by Don Davis for the famous film directed by the Wachowskis.  Here we find modern textures (inspired by works of American composer John Adams) and a particularly complex writing, dominated by overlapping rhythms, dense orchestration and virtuoso writing, but La Verdi wasn’t at all afraid nor in distress, almost coming to match the original film performance in all segments.
 
And at the risk of sounding repetitive, the very same can be said with regard to the selection that has ended this fascinating symphonic journey, the suite from Avatar (2009) composed by the late James Horner for James Cameron's huge blockbuster. The beautiful suite (a 10-minutes summary of some of the best moments of the Horner’s score) opens with a sort of tribal dance for strings and percussion - almost a folk song that accompanies the life of the indigenous Na'vi aliens – then it’s followed by suspended atmospheres for woodwinds and strings depicting the fascinating love theme for Jake and Netyiri and finally explodes into a militaristic and exciting "tutti" of great power for the final battle between humans and aliens. La Verdi and van Tiel earned a warm and heartfelt applause from the entire audience, which seemed really raptured by this magnificently executed program.  Given the presence of a large group of Star Trek fans in the audience, Maestro van Tiel performed once again impeccably the main theme of Star Trek - The Motion Picture as an encore.
 
Thanks to the richness and variety of the programs in recent weeks, the summer season of La Verdi became almost a Film Music Festival (which will close with a tribute to John Williams conducted by Giuseppe Grazioli on August 25 and 28) showing both courage from the organizers and great teamwork by the orchestra when dealing with these repertoires.  We sincerely hope that this is the beginning of a tradition capable of renewing itself over the next seasons. So, once again, BRAVO to everyone!

Le foto del Maestro Ernst van Tiel durante le prove sono di Marco Biancardi

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