Frank Strobel esegue John Williams a Santa Cecilia

Frank Strobel esegue John Williams a Santa Cecilia

Concerto stellare a Santa Cecilia il 28 u.s., come le guerre stellari, altrimenti formulate nel titolo Star Wars, fortunata serie filmica firmata da George Lucas, che nel fuoriprogramma conclusivo spinge in un dirompente delirio da stadio il traboccante pubblico nella cavea del Parco della Musica di Roma.
Gli epici e galvanizzanti accenti di Star Wars erano un vero ‘fuori programma’ di un concerto in realtà dedicato al singolare sodalizio artistico fra il compositore John Williams e il regista Steven Spielberg organizzato in collaborazione con la Europaeische Filmphilharmonie di Berlino.

Il maestro Frank Strobel, riferimento assoluto a livello internazionale nel mondo dell’ottava arte, al suo esordio con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, conduce l’ascoltatore in un avvincente viaggio accompagnato da estratti di immagini nell’affascinante universo sonoro del compositore americano.
Il linguaggio di John Williams si caratterizza per la sua immediatezza espressiva unita a una straordinaria forza narrativa in affreschi sonori che si muovono su suggestive metamorfosi motiviche e una folgorante spontaneità tematica.
Assecondato da un orchestra in grande forma il Maestro Strobel pennella con maestria le diverse e contrastanti atmosfere trasmesse dalle singole partiture.
Lo Squalo (Jaws) realizzato nel 1975 da Steven Spielberg è un cult movie epocale che, con la dirompente tensione narrativa della sua sceneggiatura, insieme alle suggestive musiche che lo percorrono, ha appassionato un’intera generazione. Nel suo accompagnare l’avvicinarsi dello squalo e trasmettere il drammatico senso di incombente minaccia, il Leitmotiv della colonna sonora, con il suo marcato carattere sinfonico e la sua intensità ritmica, ci riporta ad autori come Prokof’ev e Stravinskij mentre allo stesso tempo richiama alla mente la scrittura realizzata in precedenza da Bernard Herrmann (1911 – 1975) per il thriller Psycho (1960) di Alfred Hitchcock. Pur con accenti più contenuti rispetto a molti dei suoi successivi lavori la trama sonora di Williams si fa apprezzare per la capacità di associarsi in modo superlativo alla drammaturgia visiva creata dal regista così come per l’elegante e multiforme orchestrazione, con l’impiego di strumenti quali il piccolo, celesta, campane, vibrafono e arpa.



Lo Squalo
consacra John Williams quale figura di rilievo nel mondo dell’ottava arte e sancisce l’inizio di un partenariato dai contorni quasi leggendari con il regista Steven Spielberg che supera oggi i quaranta anni e che ha visto il musicista impegnato nella scrittura di 25 delle sue 27 realizzazioni filmiche.
Pur molto lontano dall’intensità espressiva, dalla profondità di pensiero e dalla poetica introspettiva di registi d’autore come Antonioni, Bergman, Kieslowski, Tarkovskij o Wenders, abile maestro del racconto, Steven Spielberg con le sue trasposizioni filmiche di fantasiose avventure, commoventi e drammatiche storie proposte in spettacolari riprese, nei suoi quaranta anni di attività è diventato un regista di grande successo, una vera icona internazionale del cinema contemporaneo.
Una delle componenti fondamentali del successo dei suoi film è proprio rappresentata dalle avvincenti trame musicali ideate da John Williams che non si limitano a una pura funzionalità decorativa ma al contrario attraversano le immagini e con la loro potenza rappresentativa sono capaci di trasmettere al pubblico grandiose e avvincenti atmosfere.
Si rimane avvinti dalla voluttuosa eloquenza sonora che accompagna la delirante spedizione nel parco dei dinosauri in Jurassik Park (1993) così come dalle note epiche e gioiose che descrivono l’indimenticabile pedalata volante in E.T. L’extra terrestre (1982) con cui il giovane Elliot conduce l’alieno, rimasto per errore sulla terra, verso l’astronave tornata a riprenderlo, lasciando esterrefatti gli inseguitori.
Magistrali gli interventi solisti del primo violino Carlo Maria Parazzoli negli accenti struggenti, tormentati e introspettivi della scrittura di Schindler's List (1993) come anche le fantastiche e virtuosistiche evoluzioni del clarinettista Simone Sirugo nel brano “Viktor’s Tale”, avvolto in un suggestivo ed elegante velo romantico, nella raffinatissima commedia dell’assurdo The Terminal (2004).
Di grande fascino il linguaggio modernista, magnificamente esaltato dalla direzione del Maestro Strobel, che caratterizza la partitura composta per il film La guerra dei mondi (2005) con un andamento ritmico percussivo di taglio stravinskiano percorso da figure sonore di graffiante spigolosità e allucinato straniamento che aderiscono in modo magistrale alla dirompente carica drammatica delle immagini.
Il programma includeva anche una suite dalla serie dell’archeologo avventuriero Indiana Jones (1981 – 2008), War Horse (2011), Hook (1991) e ovviamente Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) che intitolava il programma del concerto. In ulteriore fuoriprogramma viene eseguito il brano quanto mai attuale “A prayer for peace” tratto dal soundtrack composto per il drammatico film Munich (2005).
Con il suo elegante e avvolgente gesto il Maestro Strobel conduce l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in una prova strepitosa ottenendo profondità di accenti in un’ammirevole compattezza e equilibrio d’insieme, un suono denso e intenso ma allo stesso tempo morbido e trasparente per una serata coronata da trionfali applausi.
Rimaniamo nella fervida speranza di vedere il Maestro Strobel presto di nuovo a Roma, magari con Metropolis (1927) di Friz Lang e la sua splendida partitura composta da Gottfried Huppertz (1887 – 1937).

foto frank strobel 2016

Intervista a Frank Strobel

Abbiamo incontrato il Maestro tedesco a Roma in occasione del concerto da lui diretto a Santa Cecilia il 28 u.s. dedicato a John Williams. Oltre al compositore americano la conversazione ha riguardato anche il suo prossimo impegno a Settembre a Berlino con la prima esecuzione mondiale della partitura originale ricostruita, scritta da Sergeij Prokofiev per il film di Eisenstein Ivan il Terribile

Colonne Sonore: Come è nata l’idea di un concerto dedicato a una collaborazione artistica, in particolare quella fra John Williams e Steven Spielberg?

Frank Strobel: Nel 2010 la Philharmonie a Colonia mi ha affidato la realizzazione di quattro concerti dedicati all’ottava arte. In quella occasione mi è venuta l’idea di elaborare dei programmi dedicati alle collaborazioni artistiche che hanno segnato la storia del cinema. Da qui sono nati tre concerti che poi abbiamo riproposto in varie altre città: Alfred Hitchcock e Bernard Herrmann, Nino Rota e Federico Fellini e John Williams e Steven Spielberg, che ora eseguiamo con l’Orchestra di Santa Cecilia a Roma.
A Colonia mi hanno dato anche la possibilità di scegliere le orchestre e di avere per questo ultimo programma la London Symphony Orchestra. L’idea motrice del progetto è di cercare di illuminare l’influenza che un grande compositore può arrivare ad esercitare sullo stile e il linguaggio di una regista.

CS: Il sound della London Symphony Orchestra viene considerato ideale per il linguaggio musicale di John Williams. Come si spiega?

FS: Dalla pressione che i musicisti esercitano sullo strumento. La LSO ha un gesto esecutivo che genera questo particolare tipo di pressione che si trasforma in una vera e propria onda. Beate (Wakantjen, direttrice della Europaeische Film-Philharmonie a Berlino), afferma che la LSO quando esegue John Williams è capace di trasmettere un grande senso di gioia. L’immediatezza espressiva delle loro esecuzioni colpisce e affascina l’ascoltatore.

CS: John Williams e Steven Spielberg. Una singolare relazione artistica…

FS: Spielberg non possiede come Hitchcock uno stile unitario e conseguente. Pensiamo solo al contrasto estetico e di contenuto fra lavori come I predatori dell’arca perduta e seguente serie di Indiana Jones e Schindler’s List. Quello che unisce i due artisti è la forza narrativa che percorre i lavori del regista e che John Williams riesce in modo magistrale ad esaltare con le sue partiture. Qualità del compositore che troviamo anche in film di altri registi, come nella serie Star Wars di George Lucas o nell’Harry Potter di Chris Columbus.
John Williams non si limita a illustrare, intende proprio parlare all’ascoltatore con il suo racconto.

foto concerto strobel williams

CS: Come si spiega il grande successo presso il pubblico del linguaggio musicale del compositore americano?

FS: La domanda potrebbe essere estesa e riformulata nel seguente modo: come si spiega il fatto che i professori d’orchestra amano così tanto eseguire le sue musiche? Questo appare evidente anche qui a Roma con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia che esibisce un entusiasmo e un impegno straordinari.
Malgrado le numerose citazioni relative a compositori come Elgar, Prokofiev, Shostakovich e Stravinskij, John Williams è un musicista molto originale, dallo stile inconfondibile. Mi bastano due battute per riconoscere una sua partitura. La sua straordinaria fantasia melodica, raffinatezza strumentale, la costruzione leitmotivica sono perfettamente aderenti alla tradizione hollywoodiana della prima generazione, pensiamo a Korngold, Waxman o Steiner, tutti emigrati dall’Europa con un proprio bagaglio musicale.
Le linee melodiche nella sua musica sono definite e caratterizzate in modo estremamente chiaro e soprattutto riescono a imprimersi in modo formidabile nell’ambito percettivo dell’ascoltatore.

CS: John Williams dichiara di ascoltare raramente musiche di altri compositori. Come si spiegano allora i frequenti rimandi nei suoi lavori a musicisti come Prokofiev o Shostakovich?

FS: Nel corso dei suoi studi anche presso la Juilliard School egli ha assimilato il linguaggio di molti compositori del novecento europeo con un confronto molto intenso ma ha saputo poi sviluppare un particolare stile personale influenzato anche dalla sua esperienza di strumentista nelle ‘marching band’ (equivalente della nostra banda, ndr). Molti passaggi delle sue scritture evidenziano uno spiccato carattere di marcia…

CS: Williams a volte spinge la sua musica al limite del kitsch. Per un direttore d’orchestra diventa un compito impegnativo mantenere la musica nel giusto binario?

FS: Lo fanno anche altri compositori, Puccini per esempio… il problema è che ci sono compositori i cui testi musicali sono esposti in modo chiaro e mentre per altri bisogna basarsi sull’aspetto strutturale e in qualche modo cercare di ricostruirli per arrivare a una adeguata rappresentazione sonora. Con John Williams non si hanno mai problemi. Come con Mahler tutto viene presentato con la massima precisione riguardo alla strumentazione, alla dinamica e al fraseggio che nel lavoro con l’orchestra è fondamentale rispettare e a propria volta ottenere. In particolare l’attenzione alla dinamica è essenziale per l’equilibrio complessivo dell’esecuzione. Occorre dunque un approccio improntato alla massima precisione, severità e convinzione. Sicuramente esiste il rischio di deragliamento se si pensa di poter procedere in tutta libertà. Ne abbiamo discusso anche con i musicisti dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, veramente un grande complesso….

foto prokofiev piano

CS: Passiamo al secondo argomento della nostra conversazione. Il prossimo 16 settembre alla guida del Rundfunkchor e del Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin dirigerai la prima mondiale della partitura composta da Sergej Prokofiev per il film di Sergeij Eisenstein Ivan Grozny (Ivan il Terribile, Mosfilm 1944 – 1958) e da te restaurata in lunghi anni di studio e lavoro…

FS: La ricostruzione della partitura è stato un lavoro molto complesso e complicato. La musica scritta da Prokofiev per Ivan Grozny è stata fino a ora in massima parte eseguita sulla base di una compilazione realizzata nel 1962 da Abram Stassevich in forma di oratorio, costituito da ventidue brani tratti dalla colonna sonora e eseguiti in un ordine non sempre conseguente al film. Con il nostro lavoro abbiamo cercato di approfondire le reali intenzioni drammaturgiche e musicali dei due grandi artisti con lo scopo di riproporre la partitura come originariamente concepita per il film. Abbiamo riesumato e inserito i canti solistici e le numerose parti corali ortodosse nel loro preciso arrangiamento filmico (non sappiamo se curato da Prokofiev o da altri…). La presenza di uno strumento eccezionale come il Rundfunkchor Berlin è fondamentale per illuminare attraverso le suggestive parti corali - come era nelle intenzioni dei due artisti – il mondo della chiesa che entra nello spietato gioco di potere che coinvolge il monarca, la nobiltà e gli oprichniki (guardia segreta). In pratica il Rundfunkchor Berlin si troverà a confronto con ben quaranta brani corali a cappella. Una vera e propria sfida….

CS: Quando si pensa a Ivan Grozny nella concezione di Prokofiev e Eisenstein viene spontanea la sensazione di trovarsi di fronte a un’opera…

FS: Giustissimo….
Trovo la prima parte del film più immediata e ovviamente conforme allo spirito artistico del regime sovietico. Il problema è che nella seconda parte del film (da noi conosciuta con il titolo La congiura dei boiardi) nello straniante labirinto visivo in cui si muove lo Zar Ivan IV entrano in gioco costumi e architetture in dimensioni fortemente essenziali. I grandi contrasti e le singolari danze conferiscono al lavoro sicuramente un carattere operistico. L’accostamento con la figura di Stalin è oltremodo evidente e porterà all’archiviazione immediata del lavoro per essere successivamente riesumato nel 1958.

CS: La musica di Prokofiev si caratterizza non solo per i suo accenti drammatici ma anche per la sua forza ritmica e motorica…

FS: Prokofiev è un compositore molto pragmatico con una strabiliante chiarezza espositiva e brillantezza espressiva. Il modo con cui caratterizza Elena o Anastasia, rispettivamente madre e fidanzata dello Zar Ivan o ancora gli oprichniki è assolutamente avvincente.
Dal canto suo Eisenstein aveva trovato in Prokofiev un partner capace di immergersi con maestria nella struttura narrativa del lavoro e nella sua concezione visiva basata sulla teoria del montaggio verticale e che riesce a concepire una musica dalla forte componente espressiva in grado di riflettere il concetto filmico del regista. Personalmente, mi ha molto emozionato vedere confermata nella ricostruzione l’importanza del ruolo che il mondo della chiesa assume nel contesto del film e nella visione musicale elaborata dai due grandi artisti, fino a oggi solo vagamente percettibile.

CS: Il film parla della sete di potere che da sempre caratterizza l’indole umana. Secondo te era possibile evitare un tale atteggiamento sanguinario da parte dello Zar Ivan IV?

FS: Difficile rispondere. Penso occorra tenere presente le grandi dimensioni, la complessità territoriale e sociale della Russia. Anche oggi si manifesta un certo comportamento autocratico da parte del governo ma onestamente non so se con un atteggiamento molto morbido si riesca a gestire un paese così vasto e difficile. Lo Zar Ivan IV ha agito in modo conseguente e brutale percependo perfettamente il ruolo svolto dalle varie componenti sociali, dalla chiesa agli oprichniki. Nelle sue gesta sanguinarie ha sicuramente anticipato Stalin.

CS: E’ prevista una registrazione discografica dell’esecuzione?

FS: Assolutamente si. La produzione CD avverrà nei giorni precedenti l’esecuzione. Ti posso dire che sono diverse le case discografiche interessate al progetto. Inoltre l’esecuzione viene registrata dal canale televisivo franco-tedesco ARTE per essere poi trasmessa in una data successiva. Verrà adottata una nuova tecnica di ripresa con l’impiego di ben 7 cineprese che coinvolgerà contemporaneamente immagini e esecutori.

CS: Ci parli di qualche nuovo progetto?

FS: Fra le varie cose stiamo lavorando a un progetto ideato in collaborazione con la direzione della Komische Oper a Berlino intitolato Kino-Varietè, già sperimentato con successo nell’autunno 2015, dove cerchiamo di ricreare le atmosfere dell’assistere a un film al cinema proprie degli anni venti quando il film veniva integrato da brevi esibizioni di balletto, da un cinegiornale e a volte da documentari. Il prossimo anno prevederà due temi: Oriente-Occidente e una Prolet-Revue russa in relazione al centenario della rivoluzione d’ottobre con la proiezione del film di Dovzenko (1894 – 1957), Arsenal (1929), che sarà accompagnato da una nuova partitura. Di questo concetto di Kino-Varietè, in collaborazione con il canale televisivo Arte avremo poi il prossimo anno anche una variante francese che si svilupperà in varie città del paese.
Stiamo inoltre lavorando alla riesumazione del bellissimo film di Abel Gance (1889 – 1981), La roue (La rosa sulle rotaie, 1922) e alla ricostruzione della compilation realizzata da Arthur Honegger (1892 – 1955) che comprende anche alcuni suoi brani originali ma che in generale può essere considerata come uno grande sguardo sulla storia della musica francese.

CS: In chiusura. Cosa pensi della scelta dei Berliner Philharmoniker?

FS: Eccezionale. Una scelta migliore non potevano farla. Ho avuto modo di apprezzare moltissimo il maestro Kirill Petrenko nel suo intenso e brillante lavoro alla Komische Oper che poi sta continuando in modo superlativo a Monaco, alla Bayerische
Staatsoper. Petrenko è un artista interamente dedito alla musica, totalmente fuori da ogni tipo di jet-set o star system. La città di Berlino, l’orchestra e l’arte in generale potranno avere da questa scelta solo un grande ritorno.

Ringraziamo sentitamente il Maestro Strobel per la sua sempre grande cortesia e disponibilità.

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