Profondo Rosso Live Soundtrack Tour

Claudio Simonetti’s Goblin “Profondo Rosso Live Soundtrack Tour“ – 24 Luglio a Villa Ada in Roma

La band capitolina celebra il quarantennale della storica colonna sonora con una memorabile esecuzione della partitura sulle immagini del film.
Pubblico esiguo fra le mura di Villa Ada (Roma): complice il maltempo che si abbatte sulla città nella prima serata. Ad ogni modo già si sprecano le constatazioni sul come questa tipologia di evento all’estero ottenga riscontri di degna portata, mentre in patria Simonetti & Co. si esibiscono davanti a platee decisamente più contenute.

La band è infatti reduce dall’acclamato tour europeo di “Suspiria Live“, che l’ha portata ad esibirsi presso teatri e palazzetti in tutta Europa e Oltreoceano. “Nemo profeta in patria“, diceva uno. O forse è solo l’effetto “X Factor“ che si batte inesorabilmente sulla nostra cultura musicale, ci viene da pensare con amarezza.
La proiezione/concerto è preceduta dal set di Mai Mai Mai: non una band, ma un’autentica installazione sonora a commento di documentari etnografici sulle tradizioni del Meridione. Un canovaccio elettronico creato dal vivo, a sovrapporsi alle suggestive - e talvolta sinistre - immagini che testimoniano le processioni misteriche del Sud.
Per quanto stilisticamente contrastante con la proposta di Simonetti, l’apertura ha, con la band principale, una certa affinità tematica. Il concerto, o meglio dire l’“audioinstallazione“ del musicista, ha come fulcro le sonorità dei culti legati all’impatto sociale della morte - le prefiche, le processioni per i santi - e acquistano, in questo contesto, una valenza più orrorifica che sacrale. L’apertura, pur interessante nei suoi contenuti visivi e musicali, va un po’ per le lunghe, e il concerto/film dei Claudio Simonetti’s Goblin inizia con una mezz’oretta di ritardo sul programma.
Pochi intimi, si diceva. Fattostà che, anche se il pubblico non è quello delle grandi occasioni, il clima che si crea quella sera tra musicisti e pubblico è intimo ed amichevole, intonato al contesto. L’ingresso dei musicisti è decisamente rilassato, e Simonetti scherza con il pubblico, che evidentemente conosce a memoria ogni passaggio di quella che rappresenta una soundtrack culto del cinema nostrano.
La serata ha un po’ i contorni di uno strano cinema all’aperto in cui, una volta tanto, i ruoli sono invertiti: quella sera saranno le immagini ad offrire un contrappunto visivo alla musica.
Non un concerto musicale scorporato dal film, bensì una proiezione dell’intera pellicola con interventi live della band: una scelta vincente ed interessante, che potenzia le scene salienti della pellicola e permette, agli amanti della musica da film, di comprendere anche tante scelte legate al sonoro per la pellicola.
La serata diventa un autentico gioco d’equilibrio tra narrazione visiva e ascolto; il concerto ci conferma - qualora ce ne fosse bisogno - la validità dei suoi contenuti musicali: poche altre colonne sonore italiane vantano questa autonomia formale.
Trattandosi di musica eseguita “a click“ sulle immagini, non sono chiaramente previste divagazioni in partitura: la band propone, in maniera vibrante e pulsante, le sonorità che hanno reso grande il capolavoro di Argento.
Vogliamo risparmiarvi il superfluo ripasso sulla produzione di Simonetti e il ruolo significativo delle sue musiche nel lavoro del Maestro Dario Argento. Piuttosto è interessante notare, quella sera, l’attenzione quasi chirurgica alle scelte sonore. Come ricorda lo stesso Claudio aprendo le danze, gli arrangiamenti adottati in questa esecuzione sono gli stessi utilizzati quarantuno anni fa per l’incisione del disco, che divenne uno dei più venduti in Italia e un vero culto in Giappone.
La colonna sonora di Profondo Rosso fu un caso discografico praticamente ineguagliato, trattandosi oltretutto del lavoro d’esordio di una band all’epoca giovanissima. Aggiungiamoci che si trattava di una musica di commento interamente strumentale e si avrà una misura della sua unicità. Forse solo il coevo “Tubular Bells“ di Mike Oldfield è accostabile al tema “Profondo Rosso“, in termini di successo ed affinità stilistica.
Una musica, quella di Claudio Simonetti e i Goblin, doppiamente significativa: per l’inventiva formale - che faceva tesoro degli stilemi progressive rock in voga all’epoca - ai significati extra musicali che apportò nella narrazione filmica.
Una lezione musicale di disarmante efficacia, rimasta intatta ad oggi. Torna alla mente il motivo di Halloween di John Carpenter - in concerto all’Auditorium S.Cecilia il prossimo 28 agosto - o il più recente Saw: l’enigmista, saghe filmiche che sembrano aver fatto tesoro della lezione Simonettiana.
Ancora una volta, quella sera, rimaniamo colpiti dall’incantesimo - anzi, la maledizione - di quel motivo che, con il suo semplice quanto angoscioso incedere, ha gettato le coordinate del genere fantastico nei tanti anni a seguire.
Un elemento melodico fatto di ribattuti ed ossessive insistenze sullo stesso gruppo di note, che non dà tregua all’ascoltatore, e che svelano un’influenza colta: l’orecchio più attento potrà rintracciare l’influsso dell’arte della fuga e delle invenzioni di Bach nelle costruzioni tastieristiche di Claudio Simonetti.
Un terrore musicale che prende le distanze da una ricerca dell’impatto e da gratuiti “jump scares“ all’americana: quella di Simonetti&Argento è una maledizione sonora sottile, che parla piano all’orecchio, come l’assassino che sibila alla porta “Ti ucciderò…prima o poi“.
Nessuna cadenza musicale forte, solo l’inesorabile ricorsività della stessa cellula melodica, circolare e sinistra, puntellata da un basso secco, scheletrico: l’incantesimo orrorifico di Profondo Rosso potrebbe non finire mai.
Un’ossessione musicale capace di penetrare sotto la pelle dello spettatore, per non lasciarlo più: non è forse questo il senso più intimo dell’orrore?

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