John Williams la prima volta alla Fenice

foto john williams oggiReportage del concerto dedicato a John Williams del 7 marzo 2016 tenutosi presso La Fenice di Venezia

La città di Venezia ha tributato a John Williams un ampio omaggio che si è articolato in più occasioni e momenti, culminando nel coinvolgimento del suo teatro, La Fenice, in un appuntamento concertistico che ha avuto il sapore dell’evento. Dapprima, alla Casa del Cinema Videoteca Pasinetti, si è svolta una breve rassegna di film musicati dal maestro newyorkese, scelti tra i meno noti e frequentati della sua lunghissima filmografia (Images, Turista per caso e Complotto di famiglia tra gli altri), rassegna seguita da un affollato seminario di approfondimento sulla figura del compositore.

Infine, si diceva, il concerto alla Fenice, che s’inserisce a pieno titolo nella renaissance esecutiva che Williams sta conoscendo finalmente anche nel nostro paese, e che annovera tra gli altri appuntamenti i concerti milanesi de laVerdi (la scorsa e la prossima estate), nonché quello attesissimo a Santa Cecilia per la fine di maggio.
Questo non è naturalmente sufficiente per affermare che Williams sia entrato stabilmente nel repertorio concertistico delle nostre orchestre: tant’è che si ricordano ancora come occasioni preziose la suite concertistica da Star Wars che Jan Latham Koenig diresse al Teatro Filarmonico di Verona una trentina d’anni orsono o, molto più recentemente, il fulminante bis concesso da Sir Antonio Pappano con l’Orchestra di Santa Cecilia all’Auditorium del Parco della Musica di Roma in chiusura della prima edizione della Festa del cinema. Per il massimo teatro veneziano, che pure è sempre stato molto aperto a generi musicali che non fossero solo l’opera o la sinfonica, si è trattato di una ”new entry” assoluta, e ciò grazie – va sottolineato – alla lungimiranza e apertura culturali del sovrintendente Cristiano Chiarot e del direttore artistico Fortunato Ortombina. Il programma, ricchissimo, prevedeva una serie di trascrizioni williamsiane per gruppo di ottoni, eseguita dal Brass Ensemble formato dalle prime parti dell’orchestra veneziana sotto la guida di Fabio Codeluppi: Piergiuseppe Doldi, Roberto Rigo, Matteo Cogoni e Paolo Russo alle trombe, Konstantin Becker e Loris Antiga corni, Giuseppe Mendola, Domenico Zicari e Federico Garato tromboni, Athos Castellan trombone basso, Alberto Azzolini basso tuba, oltre al timpanista Claudio Cavallini e al percussionista Roger Catino.
Va immediatamente detto che, a dispetto di un organico così settoriale, le pagine williamsiane sono risultate tutto fuorché “bandistiche” (e lo si dice senza nulla togliere al valore luminoso e moderno delle musiche per banda). Le trascrizioni di Codeluppi suppliscono abilmente e intelligentemente all’assenza degli archi e dei legni con un’attenta ripartizione degli interventi ad esempio delle trombe nei Main Title di Star Wars, o rimpiazzando il violino solo con il corno nello struggente tema da Schindler’s List: anche se è del tutto evidente che in pagine come la Marcia da I predatori dell’arca perduta o il tema di Superman la potenza di fuoco delle trombe e l’imperioso stacco dei tempi impresso da Codeluppi avevano la meglio. Naturalmente ci sono momenti, come il tema da Lo squalo, in cui la ristrettezza dell’organico si avverte maggiormente, con l’assenza dell’ostinato dei bassi; o “Adventures on Earth” da E.T., la cui programmatica, febbrile frammentarietà narrativa sembra appellarsi quasi disperatamente alla varietà della tavolozza strumentale. Ma altrove la trascrizione per ottoni ha se possibile ancor più valorizzato la severità, il rigore, l’intensità della scrittura williamsiana: è il caso del tema di JFK, che risuonava come una lontana, spettrale marcia funebre, e soprattutto dell’immenso “Hymn to fallen” da Salvate il soldato Ryan, dove la sostituzione del coro foto fenice williamscon il gruppo di tromboni ha accentuato se possibile ancor più la grandezza di questa pagina, autentico requiem per i caduti di tutte le guerre. Così, se il tema da Jurassic Park e l’agile medley da Star Wars vibravano di un’energia vitale incandescente (persino “Across the stars” non perde nulla della propria travolgente carica emozionale anche se deprivato degli archi), e il tema da Lincoln si è trasformato in un’elegia struggente, il momento clou – non a caso bissato – è stato “Cantina band” ancora da Star Wars: qui l’ensemble veneziano si è scatenato gioiosamente in un boogie woogie forsennato e liberatorio, facendo risaltare le stupefacenti doti dei solisti. E come altro bis, Codeluppi ha regalato al pubblico un fedele e scintillante medley da Per un pugno di dollari, quale omaggio al neo-premio Oscar Ennio Morricone.
Teatro gremito di giovani e giovanissimi in visibilio, bambini compresi, quasi certamente in gran parte gente che sinora alla Fenice non aveva mai messo piede, e successo da stadio: un segnale di entusiastico incoraggiamento a proseguire in iniziative simili.

 

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