All'Auditorium di Milano “Mysterium” di Nino Rota eseguito dall'Orchestra Verdi
Nino Rota
Mysterium
Cantata sacra per soli, coro, coro di voci bianche e orchestra
Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Coro di voci bianche de laVerdi
Maestro del Coro, Erina Gambarini
Maestro del Coro di voci bianche, Maria Teresa Tramontin
Direttore, Giuseppe Grazioli
Pur essendo internazionalmente noto come “autore di colonne sonore”, il catalogo del compositore milanese Nino Rota comprende importantissime opere di musica non applicata. In concomitanza con il centenario della nascita di Rota, a partire dal 2011 laVerdi ha pubblicato i primi tre di sei doppi CD dedicati all'opera omnia del compositore, sotto la bacchetta d Giuseppe Grazioli. Nei tre supporti c'è un assaggio della eclettica produzione di questo genio italiano che già a undici anni padroneggiava la composizione con un’autorevolezza prodigiosa.
Un personaggio talmente pieno di musica che praticamente ogni occasione era per lui motivo di scrittura, dal primissimo oratorio per soli, coro e orchestra composto nel 1922 (“L’infanzia di San Giovanni Battista”) al debutto cinematografico nel ‘33 con le musiche per il film
Treno popolare di Raffaello Matarazzo, di poco successivo al diploma di composizione conseguito a 19 anni al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma e la laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Milano. Nei primi anni Sessanta, tra
La dolce vita di Federico Fellini e
Il Gattopardo di Luchino Visconti, prendeva forma la cantata in sette parti (o “cantica” per dirla con l’autore) “Mysterium”, la sua prima opera sacra matura commissionatagli nel ‘62 dalla Pro Civitate Christiana di Assisi (la quale ogni anno affidava a un celebre compositore un oratorio su un versetto del Credo), e trattasi di una musica che, seppur di ispirazione religiosa, non è destinata all’esecuzione liturgica e, a detta dello stesso Rota, non è nemmeno ecclesiastico-confessionale. I testi latini - curati dallo scrittore barese Vincenzo “Vinci” Verginelli, amico di Rota, conosciuto a Roma, col quale condivideva anche gli ideali dell’ermetismo - sono tratti principalmente dal Nuovo Testamento, dalla Patristica, dai Salmi e dall’Antifonario romano, senza tuttavia una logica narrativa (da qui l’impropria definizione di oratorio) ma seguendo uno schema libero sui testi sacri intorno per l’appunto al Mistero dell’Incarnazione. Le dimensioni dell’organico richieste fanno di “Mysterium” un’opera di non facile esecuzione e soltanto la dedizione del maestro Grazioli - un appassionato “rotiano” che dedica al grande compositore la sua arte, le sue competenze e il suo amore per la riscoperta e la riproposta – lo hanno reso possibile. Tutti i grandi compositori hanno infatti bisogno anche di grandi bacchette e di istituzioni che diano voce a quanto scaturisce dallo loro vena creativa e che soprattutto vivano la promozione della musica con sincero entusiasmo e con la consapevolezza di divulgare il bello dell’arte di un musicista ispirato e coraggioso come Rota, lontano se vogliamo da ogni conformismo e in grado di scrivere e affrontare la musica senza la chimera di una moda o gli strali della critica, con quell’umiltà e quella freschezza comunicativa che farciscono la poetica rotiana, in grado di rappresentare la fisicità di ciò che racconta. Lo è nel cinema ma anche nell’opera assoluta e “Mysterium” è inquietamente rivolta verso una costante valorizzazione del risultato sonoro del linguaggio verbale e della sua resa musicale e non pretestuosa (si pensi al tono mistico-misterioso sull’”Hi, qui amicti sunt” nella settima parte, carico di libera-dodecafonia, suggestioni verdiane e impressioni filmiche). Certamente nella scrittura rigorosa, chiara e mai didascalica si gusta in “Mysterium” la capacità di gestire tutto il proprio bagaglio tecnico-culturale e di sfruttare al meglio le compagini, ognuna delle quali non si può considerare superflua o sostituibile, ma chiamata anche a una perigliosa prestazione artistica, nella quale la spiritualità dell’autore scaturisce in punta di piedi, dai momenti più riposanti e soffusi trasferiti entro una manciata di sistemi a tensioni ed estremità di registro propri del sinfonismo rotiano (non si può dire classico né contemporaneo) e anche di una ricerca di finalità e suggestioni etico-estetiche lontane stavolta dai riflettori.
L’esecuzione della cantata di Rota (che verrà editata anche in CD) è avvenuta venerdì sera 9 gennaio e domenica pomeriggio 11 gennaio presso l’Auditorium di Milano (che pochi mesi fa ha celebrato il 15° anniversario della sua inaugurazione) alla presenza di un folto pubblico che ha riempito i 1.250 posti della sala. Una commovente vicinanza alle vittime parigine del terrorismo è stata espressa in apertura dal direttore Grazioli nella replica di domenica pomeriggio.
Hanno cantato con laVerdi per quest’opera i solisti Elena Xanthoudakis (soprano), Giuseppina Bridelli (mezzosoprano), Alessandro Liberatore (tenore) e Gianluca Buratto (basso).