Ad Ischia cinema e musica "sotto le stelle"

                                                                              Film & Music Ischia Gobal FestIl mese di luglio ha visto l'isola Verde animarsi in occasione dell' “Ischia Global Film & Music Fest”, evento cinematografico di rilievo internazionale svoltosi tra il 13 e il 20 nella splendida cornice del “Regina Isabella”, mitico hotel favorito dalle star sin dagli anni Sessanta.
La manifestazione, ideata da Pascal Vicedomini e promossa dall'Accademia Internazionale Arte Ischia, è giunta alla sua sesta edizione ed ha contribuito al consolidarsi di una tradizione che punta sempre più sull' “intercultura” come mezzo di confronto e di scambio fra gli operatori dell'industria cinematografica e culturale in genere.
Una sezione importante del festival è stata infatti dedicata al cinema e alla cultura giapponese con la proiezione, in anteprima, del film Tokio Sonata di Kiyoshi Kurosawa (fra gli ospiti anche la sceneggiatrice Iris Yamashita) e l'inaugurazione al museo  Torrione della mostra dal titolo “I volti del Giappone”.
Molto spazio è stato inoltre dedicato ai diritti umani con l'istituzione del “Social Cinema Forum”, presieduto dal regista e sceneggiatore Steven Zaillian (premio Oscar per Schindler's List) e patrocinato dalle Nazioni Unite (ad esso ha aderito anche l'attrice Vanessa Redgrave) e il “Respecting Human Rights”, una serie di forum di grande spessore sociale e umanitario. Nel campo della produzione cinematografica è stato lanciato il “Global Production Summit”, un progetto per sostenere la produzione del cinema internazionale in Italia, al quale hanno aderito molti fra i più importanti produttori italiani e stranieri.
Tra le personalità del mondo del cinema intervenute alla manifestazione da segnalare il produttore Ryan Kavanaugh, gli attori Dolph Lundgren e Matt Dillon, i registi Paul Haggis e Lina Wertmuller e l’attrice Maria Grazia Cucinotta, madrina dell’evento.
Sicuramente più in sordina, invece, la parte dedicata alla musica da film, nonostante gli incontri e i forum di discussione previsti in calendario.
La sezione musica, affidata al compositore e produttore Tony Renis, ha ospitato in gran parte esponenti del mondo della musica leggera come i Matia Bazar, Ron ed altri, unica eccezione il premio Oscar Luis E. Bacalov, esibitosi in concerto la sera del 20 luglio.
Presente anche il compositore Marco Werba in veste non ufficiale, reduce dalla colonna sonora del thriller Colour from the Dark.

Al M° Luis Bacalov rivolgo alcune domande:

M° Bacalov, lei è l'unico compositore di musiche per il cinema ospite all'Ischia Global Film & Music Fest. Secondo lei in Italia si dà poco spazio alla musica applicata? Ci dovrebbero essere più festival e concorsi dedicati alle colonne sonore?
Il ruolo della musica nel cinema italiano è spesso stato quello di “salvataggio” della pellicola, ma ovviamente parlo in generale. Credo comunque che la musica da film non abbia una collocazione di tipo primario in Italia. Ci sono alcuni concorsi, come il “Premio Nascimbene”, in onore del compositore scomparso, o alcune istituzioni, come ad esempio l'Accademia Chigiana, che prevede dei corsi specifici ed ha un ruolo formativo per i giovani, ma restano casi isolati.
Penso che ci dovrebbe essere anche minore diffidenza da parte degli “accademici” dei Conservatori verso la musica applicata, i cosiddetti cultori della musica “pura”, ma riscontro molte aperture in questo senso nei giovani aspiranti compositori.

Lei ha lavorato in Italia e all'estero. Ha notato che c'è una differenza nel modo di lavorare, nel metodo? Ad esempio nel film Assassination Tango ha avuto a disposizione un orchestratore o ha orchestrato e diretto lei stesso le musiche del film?
L'uso degli orchestratori è sicuramente legato al modo di lavorare degli americani, ma negli ultimi tempi è stato adottato anche in Europa.
In America vengono usati gli orchestratori principalmente per due motivi: uno è perché alcuni compositori di musiche da film non sono capaci di orchestrare, l'altro perché generalmente si hanno tempi molto stretti, e dunque i collaboratori diventano necessari . In Italia, purtroppo, c'è ancora una sottocultura professionale che squalifica la figura del musicista e il livello resta più basso. Per quanto mi riguarda, quando mi è capitato di lavorare all'estero io ho orchestrato e diretto personalmente le mie musiche, raramente ho avuto dei collaboratori.

Luis BacalovLei è un esperto e un appassionato di tango argentino ed usa spesso il bandoneòn . Nelle sue composizioni da concerto e in quelle cinematografiche risente dell'influenza di Astor Piazzolla?
Ho usato il bandoneòn anche nelle mie composizioni da concerto. Sicuramente c'è stata una influenza di Piazzolla, ma del resto lui è come uno spartiacque: c'è il “prima” Piazzolla e il “dopo” Piazzolla, e quelli che sono venuti dopo ne hanno certamente subito l'influsso. Tuttavia non è stato l'unico ad avermi dato degli stimoli. Negli anni '70 – '80, ho sofferto di “morriconite”: considero Ennio Morricone un grandissimo talento e ho studiato attentamente le sue partiture. Credo che ciò sia naturale, tutti siamo in un certo senso “figli” di qualcuno, ma io penso che le mie composizioni abbiamo anche un'impronta personale. La “morriconite” non è una malattia irreversibile, si può guarire!

Aver vinto un Oscar per le musiche de Il postino è stato determinante per la sua carriera?
Il fatto di aver vinto un Oscar ha cambiato molte cose nelle mia vita, ma soprattutto ha cambiato il mio rapporto con la musica. Inaspettatamente l'Oscar mi ha aperto  le porte anche della musica non applicata e da quel momento mi hanno commissionato musiche per orchestra sinfonica e da camera. Mi sembra che questo mi dia la possibilità di rapportarmi alla musica in modo più aperto e creativo.

Anche lei, come Nino Rota, usa lo stesso linguaggio sia nelle musiche da concerto che in quelle da film o nelle sue composizioni “colte” adopera uno stile compositivo più contemporaneo?
Non saprei definire un rapporto col mio linguaggio musicale. Conosco molte musiche di Rota da concerto e il suo linguaggio cambia sia nelle musiche da film che in quelle da concerto. Alcuni autori cosidetti “minimalisti” come Philippe Glass vengono tacciati di essere di “retroguardia”, ma io non ho pregiudizi di stile, alcune mie opere sono completamente atonali, altre completamente tonali.  Negli anni Settanta ho scritto brani a cavallo fra la musica tonale e atonale, non ho nulla contro la  scuola di Darmstadt. I miei modelli di riferimento sono tre: Béla Bartok, il pittore Rauschenberg, che spazza via l'idea di unità di stile, e Luciano Berio, estremamente libero, considerato all'avanguradia, ma per questo non molto apprezzato. I miei concetti di libertà sono: modalità, atonalità, tonalità.
Gli insegnanti di conservatorio spesso commettono l'errore di giudicare ciò che è bene e ciò che è male nella musica, essendo condizionati dalla tradizione. Io non sono un assolutista e credo che l'arrivo di asiatici e latino-americani in Italia cambierà questo modo di pensare. Il musicista arriva con almeno 20 anni di ritardo rispetto al pittore, ma presto ci saranno delle sorprese anche nel campo musicale.

Quali sono i suoi prossimi progetti per il futuro?
Sono progetti non cinematografici. Mi hanno commissionato una nuova opera,  delle composizioni da camera e un balletto alla Scala per il 2010 e la cosa non mi dispiace.

Ogni serata si è conclusa con la premiazione degli ospiti intervenuti, svoltasi al termine di una cena di gala nelle location più suggestive dell'isola. Contemporanemente all'Ischia Global Forum giovedì 17 luglio, presso i giardini “la Mortella”, in località Forio d'Ischia, si è tenuto un concerto della JuniOrchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. I giovani musicisti (di età compresa tra i 12 e i 18 anni) diretti dai bravi Antonio Pantaneschi e Simone Genuini, si sono esibiti in un repertorio di tutto rispetto eseguendo brani di Mozart, Rossini, Walton e persino John Williams, “Le Remembrances”, tratto dalla colonna sonora di Schindler's List.
Il risultato è stato complessivamente di buon livello con momenti di ottimo impasto sonoro.
Il tutto nello splendido scenario del piccolo teatro greco posto sulla sommità di questi particolari giardini, caratteristici per la struttura e la varietà di vegetazione in essi presente. Nonostante ci si trovi all'aperto, l'acustica è invidiabile.
La serata è stata organizzata dalla fondazione W. Walton (presente anche Lady Walton), che si occupa della cura e manutenzione di questo angolo di paradiso e che promuove e sostiene iniziative di questo tipo, unendo così, al piacere della vista anche quello dell'ascolto.

 


 

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