Scatole di ricordi: Intervista all'attrice Jane Birkin

Jane BirkinSolo un nome: Jane Birkin (Londra, 14 dicembre 1946). Un mito. Quello di una ragazza alta e filiforme, dai lunghi capelli castani con frangetta, dalle minigonne audaci e dal sorriso contagioso. Simbolo della swinging London degli anni '60, dell’emancipazione femminile e della sensualità, Jane fu scoperta (in senso letterale) da Michelangelo Antonioni in Blow-up nel 1966, e poi ulteriormente resa oggetto del desiderio da Serge Gainsbourg, con cui incise nel 1969 “Je t'aime, moi non plus” (canzone ad alto tasso erotico da cui verrà tratto un film).

Oggi, alla soglia dei 60 anni, Miss Birkin è ancora una ragazzina androgina dal passo pesante e maschile che ha deciso di raccontare la sua “esagerata” vita personale e artistica (tre figlie, quattro compagni, una quindicina di dischi, sei spettacoli teatrali, più di cinquanta film come attrice e due come regista) in un film, Boxes, presentato in occasione del 60º Festival di Cannes. "Volevo fare un film sulla crisi di una donna che vive un momento terribile e che si domanda: Cosa accadrà adesso? Avrò diritto ad un ultimo amore o sarà solo un ricordo? Qualcuno avrà ancora voglia di baciarmi?"

 

Colonne Sonore: Come mai questi pensieri così angoscianti?
Jane Birkin: Perché ad una certa età una donna deve fare i conti con il tempo. E’ sempre più difficile essere la donna che si era, i ricordi affiorano alla mente…è il momento del bilancio della propria vita, anche sentimentale.

CS: Partiamo dal titolo del suo film, Boxes…piuttosto curioso…
JB: E’ stata come un’illuminazione. L’ho avuto in mente sin dal principio, il perché è molto semplice: dentro le scatole si conservano i ricordi di tutta una vita. Non mi riferisco solo alle cose materiali: foto, tappi di bottiglia, biglietti del cinema. Dentro si nascondono anche le parole e i volti delle persone con cui si sono condivisi quei momenti. La stessa cosa accade con le persone. Sono “scatole” colme di ricordi in cui perdersi e cullarsi.

CS: Lei raccoglie realmente i suoi ricordi in delle scatole, o questa è stata solo una scelta funzionale alla sceneggiatura?
JB: Io tengo tutto! Non butto mai via nulla, non ne sono capace. Casa mia è colma di ricordi. Sono fatta così!

CS: Michel Piccoli nel film interpreta suo padre. Come lo ricorda?
JB: Come un uomo straordinario e impeccabile…il mio ideale di uomo! Da bambina mi portava alle manifestazioni contro la pena di morte. A sedici anni mi aveva iscritto ad Amnesty International…durante la seconda guerra mondiale era una spia al servizio della Gran Bretagna, e subito dopo la fine del conflitto ha continuato a combattere contro il sistema carcerario…

CS: Geraldine Chaplin invece interpretata sua madre…
JB: Sì, ma inizialmente l’avevo chiamata per interpretare me, cioè Anna. Geraldine però ha preferito il ruolo di mia madre.

CS: Perché?
JB: Perché secondo lei, sullo schermo, appare più matura di quanto non sia in realtà.

CS: Così lei ha dovuto interpretare se stessa…
JB: Sì, ma ripeto, non era affatto mia intenzione.

CS: Ma com’è nata la voglia di girare un film sulla propria vita?
JB: Avevo in mente questo progetto da dieci o undici anni. Venivo da un periodo doloroso e tutti i fantasmi dal mio passato erano riaffiorati. Mi sono sempre rifiutata di scrivere un libro sulla mia vita, un film invece era un’idea stuzzicante. Per questo spero che Boxes venga inteso come un film su un momento preciso nella vita di una donna, che è stata sposata con tre uomini ai quali ha dato dei figli, non come l’ennesimo film autobiografico…

CS: Cosa mi può dire sulla colonna sonora di Boxes?
JB: Sono alle prime armi come regista, ma credo che la musica sia un ingrediente fondamentale per la riuscita di un buon film. Anche la sua assenza è una scelta. Io volevo qualcosa che non eccedesse le immagini e le parole, qualcosa che fosse minimamente percepito, qualcosa che non sottolineasse troppo le emozioni, ma che le accompagnasse con discrezione…la musica è parte della mia vita!

CS: Lei è attrice, ma anche cantante e regista. Cos’ama fare di più?
JB: Sono diventata regista perché non mi proponevano più nulla come attrice! Un vero incubo. Un buco nero…dopo una cinquantina di film capisci che nessuno ti vuole più! Girare un film era una chance, che in più mi ha permesso di esprimermi in modo differente. E io desidero esprimermi in tutti i modi possibili. Sì, è questo che mi piace fare di più.

 

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Scheda film
Anna, alla soglia dei cinquantacinque anni, è una bella e affascinate signora inglese, intenta a sistemare le cose, racchiuse in delle scatole, nella sua nuova casa in Bretagna. Scatole che contengono ricordi, emozioni, persone e più in generale il passato e la vita. Man a mano che Anna scopre il contenuto delle scatole, tutti coloro che hanno avuto importanza nella sua vita appaiono, intrattenendo con lei un dialogo fittissimo. I genitori, i figli e i compagni, i morti ed i vivi sono lì in un rincorrersi di ricordi, rimorsi e dichiarazioni, pronti per il dialogo o il perdono. Ma il momento di prendere in mano la propria vita per gettarsi verso un avvenire, tempestato di stillanti punti interrogativi, non è lontano.

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