Teho Teardo: il "divo" della colonna sonora
Quando l'eclettismo si fa musica: intervista al compositore de Il Divo
ColonneSonore: Quando nasce la tua passione per la musica in generale e per quella per film in particolare?
Teho Teardo: Ho iniziato a suonare da ragazzino, studiando il clarinetto, ma non mi piaceva molto suonare “Il carnevale di Venezia” o fare i salti di quinta tutto il giorno. In seconda media un amico mi ha prestato un disco dei Sex Pistols che mi ha stravolto. Sono passato alla chitarra elettrica decretando la fine del clarinetto. Non ho più smesso.
CS: Hai riscontrato delle difficoltà durante la tua prima esperienza di compositore di musica per film?
TT: Il primo film a cui ho lavorato è stato Denti di Gabriele Salvatores, una bellissima esperienza grazie alla quale ho capito che nella mia musica c'è una componente cinematica che non ho più tralasciato di esplorare.
CS: Qual è il tuo metodo d'approccio nel musicare una pellicola? Parti dalla lettura della sceneggiatura?
TT: Sì, dalla sceneggiatura. Leggo e scrivo molta musica ben prima di vedere un solo frame. Spesso i registi con cui lavoro girano già con la mia musica. Poi si rivede tutto in corso d'opera, ma le parole sono la chiave per la mia scrittura. Faccio il mio film che poi va a scontrarsi creativamente con il film del regista.
CS: Il momento più appassionante per te di tutta la creazione di una colonna sonora?
TT: La scrittura, la fase iniziale quando si deve trovare un'idea, un suono, un brano che raccolga in sé gli elementi che caratterizzano il film.
CS: Cosa ti chiedono i registi quando collaborano con te? Qual è il loro criterio di accostamento alla tua figura professionale?
TT: Di fare quello che sento, di trovare un mio collegamento drammaturgico con la storia.
CS: Come si dipana il tuo rapporto con il montatore?
TT: Marito e moglie che hanno un interesse comune: la riuscita del film. Alla fine del film ci lasciamo sempre bene e continuiamo a sentirci da buoni amici.
CS: Ti è mai successo che la tua musica non piacesse? Se sì, come hai risolto questo problema?
TT: Ne ho fatta dell'altra, senza farmi alcun problema. Mica siamo infallibili e poi non ha senso arroccarsi nelle proprie cose.
CS: Hai mai scritto musica per un film che non ti piaceva? Se è capitato, quanto ha influito sul tuo lavoro?
TT: No, cerco di collaborare solo con situazioni in cui ho la possibilità di avere un input creativo.
CS: Nella creazione delle tue musiche per un film, cosa deleghi ai tuoi collaboratori? E compari anche nel ruolo di musicista nelle tue colonne sonore?
TT: Credo che troppi musicisti si avvalgano eccessivamente della presenza dei collaboratori, soprattutto quando si deve lavorare a più film. Io ho risolto non avendo collaboratori, ho la responsabilità di ogni nota che esce a mio nome. Io scrivo, registro nel mio studio, produco e faccio il mix. Sono tutti processi creativi che hanno una forte valenza sulla scrittura; si può scrivere musica anche solo con i cursori di un mixer e questo aspetto lo voglio controllare io e non demandarlo ad altri. Sono musicista e suono moltissimi strumenti, ma poi collaboro con molti altri musicisti.
CS: Con il film Il divo di Paolo Sorrentino hai vinto molti premi per la colonna sonora, tra cui, non ultimo, il David di Donatello e la candidatura ai Ciak d'oro. Raccontaci qual è stato il tuo iter lavorativo per questa bellissima pellicola del 2008, che si è aggiudicata parecchi riconoscimenti?
TT: Un processo lunghissimo che ha investito circa un anno di lavoro, mille tentativi, sperimentazioni su diversi fronti. Un progetto molto appassionante nel quale si è rinnovato un bellissimo rapporto umano e professionale con Paolo che era già iniziato nel suo precedente ed un pò incompreso film L'amico di famiglia.
CS: Chi è tra i tuoi colleghi, di ieri e di oggi, che apprezzi in modo particolare e che ti ha stimolato musicalmente?
TT: I miei colleghi sono nella musica in generale, non solo nella musica da cinema, tra questi ammiro Brian Eno, John Zorn, Roedelius, Ennio Morricone, Sonic Youth, Michael Nyman, Einsturzende Neubauten, Kraftwerk...
CS: Credi di avere un tuo stile riconoscibile?
TT: Me lo dicono, e io ci credo.
CS: Con quale altro regista ti piacerebbe collaborare, e perchè?
TT: In Italia mi piacciono molto Crialese e Saverio Costanzo. Amo la forza del loro cinema.
CS: Ci racconti qualche aneddoto sul tuo lavoro di compositore?
TT: Sono sempre in studio, mi piace sperimentare con l'elettronica, vivo appiccicato a sintetizzatori e computer e filtri analogici. Ogni tanto mi lasciano uscire a mangiare qualcosa.
CS: Quali sono i tuoi prossimi impegni come compositore di musica per immagini?
TT: Ho appena finito un altro film, un'opera prima di Marco Campogiani. Ora sto lavorando ad un progetto con il violinista Alexander Balanescu, musicista straordinario. Il violino che sentite nei film di Peter Greenaway con la musica di Nyman è il suo. Una voce inconfondibile. Con Alex faremo dei concerti, adoro suonare dal vivo, la considero una dimensione determinante per arricchire un percorso musicale. Spesso nel cinema i compositori scrivono solamente se c'è un film. Per me la musica è una sorta di urgenza, una necessità. Devo alzarmi dal letto e correre in studio per fare dei pezzi, dei dischi e poi suonare in giro per il mondo.