Intervista esclusiva a Mihaly Vig

Berlinale 2018
Genezis
Il toccante film di Árpád Bogdán e intervista al compositore Mihaly Vig

Tre figure: Ricsi, Virag, Hanna. Tre figure, tre storie e tre volti di un dramma dirompente che compongono l’architettura del nuovo bellissimo film di Árpád Bogdán, presentato alla Berlinale 2018 nella sezione Panorama.
Il film evoca i gravi episodi di odio razziale, violenza e devastazione nei confronti di comunità rom avvenuti in Ungheria negli anni 2007 e 2008.
Ricsi, bambino rom, vive impotente e sconvolto il trauma di un attacco squadristico dove perde la madre mentre il padre si trova in prigione per un reato minore.

Ginnasta e atleta di tiro con l’arco, Virag è la fidanzata, incinta di alcuni mesi, di uno dei fanatici teppisti e autore del delitto. Decide di non abortire e tenere il bambino, che viene poi affidato per l’adozione a Hana, avvocato difensore dell’imputato, che ha in precedenza perso il proprio figlio.
Il piccolo rom Ricsi può alla fine riabbracciare il padre che ha terminato la pena e avere nuove prospettive di vita.
Colpisce nel lavoro di Bogdán l’interiore tensione narrativa e l’imponente senso del dramma che lascia anche spazio a squarci contemplativi e poetici dove il regista invita a una riflessione esistenziale sulla responsabilità morale e sulla coscienza individuale e collettiva.
Nell’incontro fra dramma e poesia, violenza brutale, conflitto interiore e sentimento, si inseriscono gli struggenti accenti carichi di pathos delle musiche composte da Mihaly Vig, esaltate da un montaggio sicuramente non facile ma realizzato in modo magistrale.
Superlativa la prestazione nei ruoli protagonisti di Milan Csordas (Ricsi), Eniko Anna Illesi (Virag) e Anna Marie Cseh (Hanna).
Nell’incontro con gli spettatori – che hanno salutato il film con festose ovazioni – il regista ungherese ha sottolineato come la realizzazione del film non sia solo limitata al ricordo dei tragici eventi del 2007 e 2008 quanto anche a evidenziare l’importanza dell’istituzione della famiglia nell’equilibrio psicologico e formativo di ogni essere umano.

Intervista esclusiva a Mihaly Vig
Da un paese straordinario, ricchissimo di arte, storia e cultura come l’Ungheria viene il Maestro Mihaly Vig, classe 1951, sicuramente fra i più prestigiosi musicisti viventi, non solo nell’ambito dell’ottava arte dove ha creato un mitico sodalizio con il regista Bela Tarr di cui ha musicato quasi tutti i lavori e con lo scrittore e sceneggiatore  László Kraznahorkai.
Mihaly Vig è figlio di un ambito culturale e musicale che ha saputo produrre artisti di portata universale come i compositori Ferenc Listz (1811 – 1886), Bela Bartok (1881 – 1945), Zoltan Kodaly (1882 – 1967), Miklós Rózsa (1907 – 1995), Gyoergi Ligeti (1923 – 2006), Peter Eötvös (1944) o come i registi Miklós Jancsó (1921 – 2014), István Szabó (1938), Lajos Koltij (1946), Ildiko Enyiedi (1955) e il menzionato Bela Tarr (1955).
Artista aperto e versatile, Mihali Vig oltre all’attività di compositore, poeta, cantautore e attore di successo, ha anche svolto un’intensa attività solistica come chitarrista delle band Balaton e Trabant. Molti lettori probabilmente ricordano la sua coinvolgente e toccante canzone “Ketz az egesz” (it is all over) che accompagna in modo superlativo alcune sequenze del film Damnation (Perdizione) realizzato da Bela Tarr nel 1988. Di grande rilievo artistico anche la sua prestazione come attore protagonista nella figura di Irimias nell’imponente film Satantango (1994) di Bela Tarr.
Sobrietà strutturale, commosso raccoglimento melodico, denso e severo spessore espressivo, incantata allucinazione, rarefazione timbrica e profonda introspezione si uniscono nella costruzione armonica di un linguaggio che si muove ai confini nell’universo diatonico, poggia su un’avvolgente dilatazione delle volte sonore e interroga nel profondo l’animo dello spettatore nel suo ruolo vitale che è chiamato a svolgere in magistrale equilibrio e aderenza con l’eloquenza delle immagini realizzate dallo straordinario regista magiaro.
Siamo orgogliosi e onorati di aver potuto incontrare il maestro Mihaly Vig al termine della proiezione del film di Árpád Bogdán a Berlino il giorno 19 febbraio 2018.

Colonne Sonore: Maestro, il film Genezis che abbiamo appena visto l’ha impegnata con un regista diverso da Bela Tarr con cui ha collaborato per molti anni.
Mihaly Vig: Nel musicare un film ritengo sia molto importante – almeno io seguo questo principio – dimenticare cose e avvenimenti precedenti per concentrarsi sul nuovo lavoro che ti è stato affidato.

CS: Ci sono compositori classici che ama in modo particolare?
MV: Assolutamente si. Amo soprattutto Bach ma anche Mozart e Beethoven. Fra i compositori del novecento prediligo Shostakovich, Stravinskij e Bartok. Un musicista che trovo straordinario e che amo molto è Brian Eno per la sua versatilità e capacità di confrontarsi con sempre nuove esperienze stilistiche. Mi piace molto anche Bjoerk con la sua bella voce e il suo atteggiamento musicale incantato e spontaneo.

CS: C’è un film di Bela Tarr cui si sente particolarmente legato?
MV: Non è facile rispondere. Ogni film che abbiamo realizzato ha rappresentato un momento importante e appassionante della mia carriera creativa. Lavorare con Bela Tarr è straordinario. Mi piace e colpisce profondamente la sua capacità di esprimere con chiarezza e immediatezza le sue idee. Il mio rapporto con lui è iniziato nel 1984 con Almanacco d’Autunno ed è proseguito con grande soddisfazione ininterrottamente fino all’ultimo film Il Cavallo di Torino (Orso d’Argento alla Berlinale 2011). Dovendo scegliere un film per rispondere alla sua domanda direi Satantango (1994), l’imponente lavoro di quasi sette ore, dove oltre al ruolo di compositore sono stato coinvolto anche come attore protagonista nella figura di Irimias.

CS: Ci può parlare di futuri progetti? Ha mai preso in considerazione la scrittura di musiche di scena per rappresentazioni teatrali?
MV: Ci sono numerose richieste di collaborazione, in particolare nel cinema che è il campo che più mi occupa e verso il quale sono sempre disponibile purché di alto livello qualitativo. Per diversi anni la collaborazione con Bela Tarr ha richiesto un notevole impegno. Ora che egli ha optato per una pausa creativa, ho maggiore possibilità di collaborare con altri registi - come nel caso di Árpád Bogdán - e forse di pensare anche al teatro. Non posso peraltro fare a meno di credere che gli ambienti teatrali considerino il mio linguaggio musicale a loro stilisticamente lontano, visto che suono anche come solista di chitarra in una band.

CS: In conclusione Le vorremmo chiedere le su impressioni sul film di Arpad Bodgan che abbiamo appena visto.
MV: I gravi avvenimenti di violenza e intolleranza avvenuti in Ungheria nel 2007 e 2008 mi hanno profondamente sconvolto così come mi sconvolgono i tanti conflitti razziali che affliggono il nostro pianeta. Il film va inteso come messaggio di pace, tolleranza e comprensione reciproca e condanna di ogni forma di violenza. Come anche avveniva con Bela Tarr, ho composto la colonna sonora a montaggio già avvenuto  dopo varie visioni. La scrittura per l’intrinseca complessità del film mi ha onestamente messo a dura prova; ha richiesto un intenso lavoro per stabilire il giusto accordo ed equilibrio con lo sviluppo narrativo del film  e le atmosfere trasmesse dalle immagini.

Ringraziamo il Maestro Vig per la sua gentile disponibilità

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