“Una grande lezione di musica per film” – Parte Ventunesima

“Una grande lezione di musica per film” – Parte Ventunesima

Colonne Sonore continua a donare risposte, speriamo esaustive, alle varie preghiere di giovani lettori che studiano composizione e che ambiscono un giorno a diventare compositori di musica per immagini, facendosi sostenere da coloro i quali lavorano in prima persona nell’Ottava Arte, componendo musica applicata: i compositori di Film Music hanno risposto a sei domande che la nostra redazione ha ritenuto apprezzabili e soddisfacenti sul formarsi come autori di musica per film.
Ecco a voi la ventunesima parte della Lezione-Intervista di musica applicata con le sei identiche domande a cui molti compositori italiani e stranieri hanno dato risposta per supportare i futuri giovani colleghi che si compareranno con la Settima Arte e la sua musica:

Domande:

1) Che metodologia usate nell’approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?

2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un’intera colonna sonora?

3) Descriveteci l’iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?

4) Avete una vostra score che vi ha creato particolari difficoltà compositive? Se sì, qual è e come avete risolto l’inghippo?

5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?

6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?



Antonio Fresa e Luigi Scialdone (compositori di L’arte della felicità, Gatta Cenerentola)

1) Come primo approccio facciamo un’attenta lettura della sceneggiatura, appuntando già in questa fase note che riguardano suggestioni e mood musicali; poi c’è una seconda fase di ricerca, fatta per lo più di ascolti e discussioni su quello che è stato appuntato in lettura, infine ci dedichiamo allo sviluppo embrionale delle idee musicali che può avvenire in maniera individuale o congiunta.

2) La limitazione in generale per noi non è assolutamente un ostacolo, anzi si trasforma in opportunità per sfruttare al meglio le nostre risorse creative e strumentali. La sfida di rendere in maniera convincente la nostra idea musicale sfruttando quelli che sono i mezzi tecnologici e la nostra capacità di approcciare più strumenti musicali ci diverte, ci porta a fare ricerca, ci unisce in maniera ancora più intima e viscerale a quella che è la nostra ispirazione!

3) La temp track è un’arma a doppio taglio. Da una parte ti suggerisce talvolta mondi molto lontani da quelli che più ti appartengono e quindi è un’occasione di viaggio in altri emisferi musicali. Talvolta è una catena che lascia uno spazio ridotto per liberare la creatività. Molto dipende come sempre dall’empatia tra le persone, la fiducia riposta nel compositore e la capacità di cogliere da parte del compositore le suggestioni che hanno portato montatore e regista a scegliere quel brano per il premontato.

4) Non parlerei di difficoltà compositive, ma più che altro, come ad esempio per L’Arte Della Felicità, di una non facile soluzione stilistica. Abbiamo lavorato e composto molto materiale prima di arrivare a qualcosa che convincesse nello stesso tempo sia noi che il regista Alessandro Rak, giungendo ad una forma di esposizione tematica basata per lo più su strumenti acustici ed un piccolo ensemble orchestrale.

5) Nella musica esistono tanti talenti diversi. Ci sono grandi strumentisti, ottimi compositori di musiche e liriche, bravissimi arrangiatori e compositori di musiche da film. E’ un talento che scopri per attrazione e per caso. Se capisci che la musica che scrivi dona un’ulteriore dimensione alle immagini allora significa che quella è la tua strada.

6) L’oggetto fisico per noi è importante, la nostra storia di musicisti fonda le basi su di un periodo dove l’attesa, l’aspettativa per il disco del tuo artista preferito faceva parte del gioco. Il disco, inteso come CD o vinile o cassetta, è una memoria storica! Un oggetto al quale tu associ ricordi e che segnano fisicamente nel tempo le tappe della tua crescita. Gatta Cenerentola riserverà belle sorprese da questo punto di vista.



Federico Ferrandina (compositore della serie Sky The Comedians e del documentario The War In Between)

1) Non credo esista una metodologia che renda conto una volta per tutte delle possibilità e delle condizioni che di volta in volta si presentano in questo mestiere. La cosa più importante è entrare nel percorso di senso dell’opera per la quale si è coinvolti e partecipare a questo percorso. In genere cerco il più possibile di avere conversazioni col regista (ma anche con produttori e montatori) per riuscire a sorvolare in uno sguardo l’opera e coglierne l’unicità. Il soggetto è quasi più importante della sceneggiatura in questa fase, per me la sintesi ha priorità sull’analisi. Cerco anche sempre di produrre della musica prima di vedere delle immagini e delle clip. Spesso questa musica non viene utilizzata, ma definisce il suono del lavoro e da essa nascono i temi e gli oggetti sonori che lo compongono.

2) Ho posto questa domanda a me stesso in maniera molto intransigente negli ultimi anni e alla fine con tanto sacrificio e lavoro ho costruito un home studio nel quale riesco a registrare gran parte del lavoro che serve nei prodotti a basso budget; suono principalmente le chitarre, ma diplomandomi in composizione ho anche studiato il pianoforte, che peraltro è stato il mio primo strumento, per cui se si tratta di parti semplici registro anche queste, oltre a piccole percussioni ecc. Ma negli ultimi anni l’elettronica mi ha sempre più affascinato e ultimamente, più che usare orchestral samples che trovo utili solo per i mockups, ho imparato a lavorare coi sintetizzatori analogici, a programmarli e renderli delle macchine vibranti, piene di vita e di calore elettrico. Ne possiedo vari (un Prophet, un Moog, un Korg e una drum machine analogica tedesca Vermona). Inoltre li tratto sia con della strumentazione outboard sempre analogica, come un preamp SSL e un compressore SSL, sia con l’intervento digitale di alcuni software, il che mi ha aiutato a definire degli orizzonti sonori pieni di personalità e carattere, in qualche modo unici. L’ideale per me è stato proprio integrare queste atmosfere sintetico/analogiche con le orchestre e la strumentazione classica; è la sfida che più mi avvince nel mio lavoro.

3) Come dicevo, il rapporto col regista è cruciale nelle fasi iniziali, è la sua visione che deve innescare il suono, ogni opera è unica e ha una sua grammatica generativa che deve nascere proprio nelle fasi preliminari del lavoro. In seguito il rapporto col montatore diventa pane quotidiano. Come mi ha insegnato Carlo Siliotto, quando ci si trova davanti a una temp track non bisogna imitarla, ma analizzarla e capire quali parametri di essa vanno mantenuti, quale parte della sua ossatura va salvata, per poi darle carne e vita con i propri contenuti personali.

4) Ogni lavoro è difficile e complicato, nella mia esperienza le difficoltà si verificano laddove all’ultimo momento vengono richieste modifiche o la produzione decide di rifare il montaggio, ecc. Bisogna essere molto consapevoli e sapere riformulare il pensiero musicale in altre forme e dimensioni.

5) E’ una delle mie attività, spesso la principale, ma mi definisco piuttosto un professionista dell’industria musicale. Arrangio e collaboro in prodotti musicali di altri artisti da sempre, e ho praticato molti generi musicali molto diversi, ho anche un’attività live come chitarrista e arrangiatore (nell’ultimo anno ho iniziato a lavorare con il polistrumentista sufi Omar Faruk, per citarne uno) e tutte queste influenza ed esperienze per me dovevano convergere in un ambito che sapesse accoglierle un pò tutte, la musica per film era il campo perfetto su cui giocare ed avere gli spazi giusti per esprimerle.

6) Non ho il feticcio del CD, trovo ben più sensato pubblicare un ristretto numero di copie su vinile, dato che la qualità del digitale è scaricabile e ascoltabile online.

FINE VENTUNESIMA PARTE



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