Magia, mistero e condivisione della conoscenza: Intervista con Tom Holkenborg (Junkie XL)

Il compositore olandese parla con ColonneSonore.net del suo lavoro sull’adattamento cinematografico del popolare romanzo di Stephen King, La Torre Nera

Tom Holkenborg, noto come Junkie XL, nel suo studio

Il compositore olandese Tom Holkenborg, noto anche con il nome d’arte Junkie XL, è velocemente diventato uno dei più richiesti nell’attuale panorama musicale hollywoodiano. Holkenborg è forse uno degli autori che meglio rappresentano il cambio di rotta e l’evoluzione delle figure musicali chiamate a comporre per il grande cinema spettacolare hollywoodiano: Holkenborg nasce infatti come DJ e produttore di musica elettronica, ambito nel quale spende gran parte degli anni ’90 e dei primi anni 2000, collaborando con artisti come Dave Gahan (Depeche Mode), Robert Smith (The Cure) e Chuck D, oltre a diventare uno dei più noti “remixer” al mondo (la sua cover del classico di Elvis Presley “A Little Less Conversation” è stato un grandissimo successo commerciale internazionale). Il suo approdo al cinema hollywoodiano avviene a metà degli anni 2000, momento in cui inizia a collaborare e a fare da apprendista con compositori come Harry Gregson-Williams e Klaus Badelt. Ma è il celebre Hans Zimmer a fornirgli un trampolino di lancio che lo condurrà alla sua attuale popolarità. Insieme al premio Oscar tedesco, Holkenborg collabora come assistente e compositore aggiunto in progetti quali Inception, Megamind, The Dark Knight Rises e L’uomo d’acciaio. Holkenborg inizia poi a firmare partiture in solitaria, tra cui il grande successo Mad Max: Fury Road. Ma non è solo il grande successo dei blockbuster a caratterizzare il suo lavoro: Holkenborg è infatti molto attivo sul piano didattico, che include inoltre una intensa attività tramite il suo canale YouTube, su cui Holkenborg offre numerosi video dove illustra il suo processo creativo.

Lo abbiamo incontrato per parlare insieme a lui del suo recente lavoro per La torre nera, adattamento cinematografico del celebre romanzo di Stephen King.

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ColonneSonore: Tom, iniziamo la conversazione parlando del tuo lavoro per La torre nera (The Dark Tower). Lo abbiamo trovato molto interessante poiché è una fusione dei tuoi stilemi elettronici e di un suono più classico e orchestrale. In che modo avete lavorato tu e il regista Nikolaj Arcel per trovare questa strada?

Tom Holkenborg: Lo abbiamo scoperto durante la lavorazione. Quando ho visto il film per la prima volta, mi sono reso conto che avevo a disposizione una grande tela su cui stendere i colori. Si viaggia attraverso mondi differenti e ci sono molte storie sullo sfondo riguardo la Torre Nera, da dove arriva, chi è Roland, chi è l’Uomo in Nero e così via. E dunque capii subito che non potevo affidarmi soltanto alla musica elettronica, questo fu molto chiaro. Non è che non voglia usare l’orchestra di principio, ma dipende sempre dal film e da quello che il regista vuole ottenere. Questo è l’aspetto più importante. Avevo visto il film precedente diretto da Nikolaj, The Royal Affair, e in quel caso aveva utilizzato una colonna sonora orchestrale al 100%, dunque sapevo che non avrebbe avuto problemi a riguardo. Abbiamo trovato insieme il tono di cui aveva bisogno il film, dato che contiene elementi fantasy, horror e d’azione. E tutti questi elementi andavano tenuti in considerazione. Funziona sempre così, non dipende mai soltanto dal compositore. Il regista ti chiama perché vede in te del talento e vuole ottenere certe cose sulla base dei tuoi lavori precedenti. Ma è ogni volta un viaggio che bisogna fare insieme per raggiungere il risultato finale.

CS: E’ sempre un processo collaborativo. La musica per film è forse uno degli ambienti più collaborativi che un compositore può trovare.

TH: Sì. Ho lavorato in quasi tutti gli ambienti dell’industria musicale e posso dire che hai ragione. E’ anche una delle professioni più difficili per un musicista. E’ molto stressante, ma può anche essere molto soddisfacente. Ma non è un ambiente adatto a tutti, ecco! (ride)

CS: L’orchestra in questa colonna sonora sembra caratterizzare soprattutto l’aspetto emotivo della storia e dei personaggi, mentre gli elementi elettronici indagano il lato horror.

TH: Sì. Il cattivo del film, Walter (interpretato da Matthew McConaghuey) è un manipolatore, controlla le persone ma è anche il creatore di queste strane creature. Era importante trovare un suono specifico per questo personaggio e per ciò che rappresenta. Dunque ho optato per una manipolazione elettronica dei suoni e a mio parere aveva senso poiché questo è ciò che lui fa alle persone e alle creature, le cambia in qualcosa di diverso. Dall’altro lato invece abbiamo Jake e Roland, i quali sono due personaggi puri, senza nulla da nascondere. Sono aperti a ciò che accade attorno a loro e nella ricerca della Torre Nera. E dunque quando si è trattato di scrivere per questo lato della storia, mi è parso sensato optare per un approccio sincero e diretto e quindi orchestrale.

CS: Le pagine d’azione sono caratterizzate da un elemento ritmico molto pronunciato, anche se stavolta il ruolo dell’orchestra è più prominente rispetto ad altri tuoi lavori, in particolar modo per l’uso di ottoni “eroici”. Tuttavia, questo approccio basato sul ritmo è uno dei tuoi tratti stilistici peculiari e lo possiamo trovare in tutti i tuoi lavori per il cinema, come ad esempio Mad Max: Fury Road e Batman v Superman. Sei d’accordo se dico che il ritmo e il “groove” sono il tuo obiettivo principale quando devi scrivere musica per le scene d’azione?

TH: Non direi che è il mio obiettivo principale, ma il ritmo è molto importante per me. Credo sia perché ho iniziato la mia carriera musicale come batterista, dunque è parte del mio DNA. Se guardiamo una qualsiasi composizione musicale, di solito riusciamo a seguire la melodia, l’armonia, riusciamo a capire il percorso e lo sviluppo delle cose, ma raramente troviamo una eguale attenzione nei riguardi del ritmo. Molto spesso è semplicemente lì, oppure a volte è del tutto assente, non c’è un pensiero specifico preciso che lo contraddistingue. Per me è diverso, cerco di trattare il ritmo alla pari degli altri elementi musicali, sia essa l’orchestra o l’elettronica. Nella musica d’azione il ritmo è cruciale, è la forza motrice. Un elemento che credo di aver portato nella musica per film che prima non c’era, è proprio l’uso del kit della batteria come dispositivo per la creazione del ritmo. Altri compositori preferiscono usare i tamburi taiko, altri i timpani o il tradizionale rullante da orchestra. Ma con una batteria si ottiene un suono completamente diverso. E’ più aggressivo, viscerale. Si possono suonare inoltre dei ritmi molto più veloci, poiché questa è la natura della batteria.

CS: Il ritmo nella tua musica è sempre presente e fa sempre qualcosa. Anche il modo in cui usi la dinamica del suono è piuttosto specifico. Quanto tempo passi a pensare e a lavorare sulla dinamica generale del suono?

TH: Molto. Anche qui, credo sia una conseguenza della mia formazione. Sebbene abbia iniziato come musicista tradizionale, ho cominciato presto a lavorare nella musica elettronica e nella sua esecuzione dal vivo. Nei primi anni dell’elettronica, la dinamica era molto importante, mentre al giorno d’oggi sembra completamente assente. Quando suonavo negli show di musica elettronica, era molto importante avere una sezione con un ritmo specifico, poi passare ad un altro e poi passare a una sezione ambient e più quieta per poi tornare al ritmo principale e raggiungere l’apice. Tutto questo è ancora molto importante per me, anche quando scrivo musica per film. E’ molto importante avere una curva dinamica e dare alla scena ciò di cui ha bisogno. Quando riguardo alcune delle cose che ho fatto nei primi film spesso mi dico “Quello non lo farei più in quel modo!”. Si impara strada facendo. Nel caso de La torre nera, ho pensato che avrei potuto usare il ritmo in modo diverso da come avevo fatto in Mad Max, oppure che avrei potuto usare l’orchestra in modo differente da come avevo fatto in precedenza, e via dicendo. Si cresce e si impara man mano che si va avanti, perché ti confronti con altri compositori, si parla con nuovi registi e così via. Questo è uno degli aspetti più belli della musica da film. Sono sicuro che se lo chiedessimo a Ennio Morricone, anche lui direbbe che sta ancora imparando, sebbene sia un compositore incredibile!

CS: Già, anche a quasi 90 anni!

TH:. Sono sicuro che quando scrive un nuovo pezzo a volte si dice “Perché non ho fatto la stessa cosa trent’anni fa? Perché questa idea è arrivata solo adesso?”. Credo che accada a tutti i compositori…

CS: Un altro aspetto interessante è il carattere lirico e quasi pastorale che hai usato in alcune sequenze. Hai dovuto uscire dalla tua “zona di sicurezza” per scrivere in questo stile?

TH: Assolutamente. E’ proprio ciò di cui stavamo parlando un attimo fa. Quando esci dalla tua zona di sicurezza, allora significa che stai imparando. Se si rimane sempre nella propria comfort zone non imparerai mai nulla, ti troverai sempre a ripetere quello che hai già fatto. In questo caso, nella mia testa avevo in mente la colonna sonora de I magnifici sette, anche se non avevo intenzione di scrivere una colonna sonora western. E dunque il tema di Roland può ricordare alcune cose di quel genere di film western.

CS: In molte tue interviste hai parlato spesso dell’importanza della post-produzione nella tua musica. Quanto interviene successivamente dopo la fase di registrazione in studio? Passi molto tempo a manipolare i suoni?

TH: Moltissimo e ora ti spiego il perché. Quando avevo 14-15 anni, ho iniziato a lavorare come assistente in uno studio di registrazione. Successivamente, sono diventato tecnico del suono e poi produttore. Scoprii presto che più tempo passavo alla console del mixer, usando campionatori, compressori e tutto questo genere di diavolerie, più mi rendevo conto che lo studio per me era un vero e proprio strumento musicale. Capii tutto quello che si poteva fare. Non dicevo mai “Questo violino suona bene così com’è, aggiungiamo solo un po’ di riverbero”, ma piuttosto “Ehi, qui c’è una pedaliera per chitarra elettrica… attacchiamola al violino e vediamo che succede!(ride). E man mano che passava il tempo, maggiori erano le follie che facevo. E dunque è stato sempre un aspetto importante. Credo sia uno degli aspetti che maggiormente contraddistingue il mio sound e mi differenzia da altri autori. Se vuoi diventare una voce originale, sarà molto difficile farlo con una chitarra acustica… Se ci mettessimo io e te a suonare con una chitarra, molto probabilmente dopo mezz’ora entrambi staremmo suonando gli stessi accordi, capisci ciò che intendo? Se invece tu avessi una tua pedaliera personalizzata e io un’altra, allora le probabilità di fare la stessa cosa sarebbero molto più basse. 

tom holkenborg nel suo studio

CS: Quando hai iniziato a lavorare con Hans Zimmer, qual è stata la cosa più importante che hai imparato? E quanto è stato importante lavorare in un ambiente in cui poter coltivare la sperimentazione e lo scambio tra colleghi?

TH: In realtà iniziai già prima. Arrivai a Los Angeles nel 2002 con l’intenzione di diventare un compositore per il cinema. Incontrai tante persone e capii immediatamente che la strada sarebbe stata lunga. Per otto anni ho fatto lo stagista e l’assistente di altri compositori. Li osservavo mentre lavoravano, mentre facevo il caffè e organizzavo i loro file, cercando di imparare il più possibile. Poi iniziai a lavorare sui miei primi piccoli film in Europa. Quando pensavo di essere pronto per Hollywood, nessuno mi chiamava. Poi incontrai Hans, che vide in me del talento e mi disse “Lavora insieme a me per un paio d’anni e ti mostrerò le ultime cose di cui hai bisogno”. Hans mi ha sempre dato fiducia, mi batteva sulla spalla dicendomi “Tom, ce la puoi fare. Vai e fai il tuo lavoro!”. Ed è quello che ho fatto! Da quel punto in avanti, tutto ha cominciato a funzionare alla grande. I due anni con Hans sono stati importanti per trovare la mia strada e acquisire fiducia in me stesso.

CS: Ha fatto la stessa cosa con altri compositori sin dall’inizio della sua carriera. Ha dato opportunità a tanti compositori di talento, dandogli gli strumenti per adattarsi e sopravvivere all’interno di un ambiente molto competitivo. E’ una vera giungla quando si è da soli…

TH: Sì, ed è per questo che faccio la stessa cosa coi miei assistenti ed è per la stessa ragione per cui sto realizzando la mia serie di video tutorial su YouTube. Voglio provare a sfoltire un po’ questa giungla. C’è tanto mistero attorno al nostro mestiere. Spero che grazie alla conoscenza che ho ottenuto da Hans, dal lavoro che faccio coi miei assistenti e con questi video su YouTube, tanti aspiranti giovani compositori possano avere un’idea più chiara di come funziona questo ambiente e qual è il modo migliore di trovare un lavoro.

CS: A proposito dei tuoi video, è molto divertente quello in cui suoni quel gigantesco sintetizzatore modulare… E’ incredibile quanti suoni differenti si possono tirar fuori da quella macchina.

TH: Quel sintetizzatore è uno strumento molto conservatore, in realtà. Potremmo dire che è uno strumento “sicuro” tra quelli elettronici. Ma si possono ottenere dei suoni molto belli che ricordano un po’ quelli del sintetizzatore Moog. Invece dall’altra parte dello studio ho un modello differente di synth modulare, si chiama Eurorack. E’ super-sperimentale! Si possono fare cose folli con quello strumento. Lo farò vedere in uno dei prossimi video e probabilmente interesserà soprattutto gli appassionati duri e puri dei sintetizzatori, coloro che ne capiscono la logica informatica ma che non sono necessariamente dei musicisti. Questa è una cosa curiosa, ad esempio. Molti appassionati di elettronica sono impiegati del settore informatico in grado di capire la logica e la meccanica di questi strumenti, ma non sono per niente interessati all’aspetto musicale! (ride)

CS: Tornando ai tuoi video su YouTube e alla tua presenza sui social media, ritieni che sia un modo per ricambiare tutto quello che hai imparato in questi anni?

TH: Assolutamente. Mia madre era un'insegnante di musica e spesso insegnava gratuitamente alle scuole serali ai bambini provenienti da famiglie poco abbienti. Voleva essere sicura che più bambini avessero accesso all’istruzione musicale. Anni fa fui coinvolto da alcune università olandesi nella creazione di un programma di studi quadriennale e ho svolto questa attività per quasi 12 anni. Ora realizzo questi video per dare qualcosa in cambio, proprio come avete detto. Lo faccio senza alcuno sponsor, non c’è alcuna pubblicità né ricavo in denaro da questa attività. Lo facciamo per pura passione. Per me è stato così quando ero ragazzino. Ho avuto quattro o cinque persone nella mia vita (e l’ultima di esse è proprio Hans Zimmer) che mi hanno insegnato tutto quello di cui avevo bisogno. Non è possibile fare tutto da soli, c’è bisogno di avere vicino dei mentori che ogni tanto ti mettono sulla giusta strada. Nella storia della nostra civiltà, anche tornando indietro di millenni, condividere la conoscenza con tutti è sempre stata la cosa più normale, poiché è così che si forma una grande cultura. Se invece teniamo le cose solo per noi stessi e le condividiamo con poche persone, la collettività ne risente nel lungo termine. Credo che l’educazione dovrebbe essere anche qualcosa alla portata di tutti in termini economici, come accade in Europa, mentre qui negli Stati Uniti le scuole migliori se le possono permettere solo i ricchi.

CS: E’ un’iniziativa lodevole. Se più compositori abbracciassero la stessa filosofia, molti dei misteri che circondano la creazione di una colonna sonora sparirebbero in un istante. E sarebbe anche produttivo per l’intera industria.

TH: Il vero mistero risiede nella creazione. Se guardo Mad Max senza musica, come faccio a capire come scrivere la musica che alla fine ho scritto? E’ difficile da spiegare perché si tratta del processo creativo che avviene nella nostra mente. Ma non ho paura comunque di condividere tutto quello che faccio. Il mio processo creativo è inspiegabile, accade nel mio cervello, succede e basta. A volte scrivi qualcosa di bello, altre volte qualcosa di meno bello. Perché? Non lo so, è il mio cervello che funziona in questo modo. Ma non ho paura a parlare di come lavoro coi software, di come plasmo la materia musicale. Posso prendere un brano e provare a spiegare successivamente come sono arrivato a quel risultato. Ovviamente questo non spiega la magia reale di cosa accade nel nostro cervello. Possiamo studiare Bach per tutta la vita e ammirare il suo genio, ma non capiremo mai veramente cosa accadeva nel suo cervello mentre scriveva i suoi capolavori. E tutto questo è affascinante.

CS: C’è un tipo di film o un genere in particolare a cui non hai ancora lavorato e che vorresti affrontare?

TH: Ho lavorato con Hans su alcune commedie e mi sono divertito molto, dunque mi piacerebbe scrivere una colonna sonora tutta mia per una commedia. Però è difficile uscire dagli schemi di ciò che la gente si aspetta da te. Io sono ancora “il tizio che ha fatto Mad Max”. Mi piacerebbe lavorare su film drammatici in cui la musica ha un ruolo più limitato ma molto importante. Ne ho fatto qualcuno, tra cui uno intitolato Black Mass interpretato da Johnny Depp. Ma il film è stato un flop e quando succede questo, le carriere di quelli che ci hanno lavorato ne risentono. Se quel film fosse stato un successo, probabilmente ora avrei molte più richieste per fare film di quel genere. E’ così che funziona, nel bene e nel male.

CS: Ti ricordi quando ti sei accorto per la prima volta della presenza della musica in un film? E qual è la tua colonna sonora preferita?

TH: Il primo film che ebbe un impatto forte su di me fu La febbre del sabato sera. Non era una colonna sonora in senso tradizionale, ma avevo 8 o 9 anni quandi uscì il film e la musica mi colpii tantissimo. Sono sempre stato un appassionato della musica capace di farti viaggiare con la mente, come ad esempio Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Mi regalarono quell’album nel 1974 e quando lo ascoltavo potevo vedere tanti colori e tante immagini differenti nella mia mente. Poi vidi Blade Runner quando uscì al cinema e quella musica cambiò tutto per me. La ascolto ancora oggi e trovo sempre cose nuove. Ammiravo molto anche Ennio Morricone e John Williams ovviamente, ma Blade Runner aveva qualcosa di speciale e trovo che sia una colonna sonora eccezionale. Un’altra partitura che apprezzo molto è Il petroliere di Jonny Greenwood, è davvero un lavoro ammirevole.

CS: Tom, grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato!

TH: Grazie a voi!

tom holkenborg junkie xl

Le fotografie di Tom Holkenborg sono di Dirk Kikstra, utilizzate su autorizzazione. Un ringraziamento particolare a Alec Morris e Alastair Duncan per la collaborazione e il supporto all'intervista. Un ringraziamento speciale anche a Antonio Di Iorio e, naturalmente, a Tom Holkenborg per la sua gentilezza e disponibilità.

Il sito web ufficiale del compositore: http://www.junkiexl.com

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