“Una grande lezione di musica per film” – Parte Diciannovesima

“Una grande lezione di musica per film” – Parte Diciannovesima

Colonne Sonore avanza prontamente nel dare una risposta alle plurime richieste di giovani lettori che studiano composizione e che aspirano un giorno a diventare compositori di musica per immagini, facendosi assistere da coloro i quali lavorano in prima persona nell’Ottava Arte, componendo musica applicata: i compositori di Film Music hanno risposto a sei domande che la nostra redazione ha creduto importanti ed esaustive sul come divenire autori di musica per film.
Ecco a voi la diciannovesima parte della Lezione-Intervista di musica applicata con le sei identiche domande a cui molti compositori italiani e stranieri hanno dato risposta per aiutare i futuri giovani colleghi che si compareranno con la Settima Arte e la sua musica:

Domande:

1) Che metodologia usate nell’approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?

2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un’intera colonna sonora?

3) Descriveteci l’iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?

4) Avete una vostra score che vi ha creato particolari difficoltà compositive?
Se sì, qual è e come avete risolto l’inghippo?

5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?

6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?



Gian Luigi Carlone (membro della Banda Osiris) (compositore di Il colore nascosto delle cose e con la Banda di Primo amore, L’imbalsamatore, Qualunquemente, Il comandante e la cicogna)

1) Ogni volta differente. Non avendo fatto studi “classici” come musicista e quindi come compositore, mi approccio cercando il suono, l’atmosfera sonora del film, non cedendo alla seduzione di una melodia iniziale, ma stratificando suoni e ambienti, che vanno a includere o escludere strumenti o suoni precisi, e poi cercando di far emergere quello che può essere un tema (o una parvenza tale), mantenendo una coerenza con il mio mondo sonoro o quella che è la mia visione del suono. Per questo sono molto cosciente dei miei limiti tecnici, che non mi permettono di affrontare qualsiasi tipologia di colonna sonora.

2) Il metodo che uso di più è creare un tappeto di archi sintetici credibile e aggiungere in primo piano uno o due archi veri nelle parti acute e medio gravi, che rendono vivo il tutto, altrimenti opto per un utilizzo degli archi dichiaratamente non realistico.

3) Penso di essere stato fortunato a lavorare con registi e montatori che lavorano “a secco”… cioè senza aggiungere pezzi prima dell’incontro con il musicista, forse perchè negli incontri preventivi spavento al punto giusto la produzione mettendo le mani avanti sul mio metodo di lavoro. Nei casi dove non ci siamo capiti, a metà lavoro sono stato lasciato a casa… (vedi Un paese perfetto di Massimo Gaudioso in cui il produttore a film quasi ultimato ha deciso che l’impianto musicale non era di suo gradimento, o La passione di Mazzacurati che a metà film scelse di chiamare Crivelli per dare un impianto classicheggiante al film). Comunque anche qui l’iter è differente ogni volta; le volte migliori sono quando il regista e il montatore decidono di dare fiducia e di aprire le orecchie e la mente a proposte “inedite”, nel senso che se un pezzo non l’hai mai sentito (perchè è una colonna sonora originale) è ovvio che è perdente nei confronti di un pezzo (che magari provano ad appoggiare sulle immagini) già conosciuto, rifinito e ben registrato.

4) Qualunquemente di Manfredonia-Albanese, poichè il mood sonoro è stato deciso dalla montatrice, e quel tipo di mondo sonoro scelto (un lounge-jazz-latino americano) non mi apparteneva (come ho detto, ho molti limiti). L’ho risolto prendendolo come una sfida e cercando di divertirmi il più possibile, quasi pensando di non essere io quello che stava scrivendo quei pezzi… ma di essere un ascoltatore (a me piace quel genere ma non sono davvero in grado di suonarlo…), e in effetti quelle musiche avrebbe potuto comporle chiunque.

5) Grazie a Garrone che mentre stava girando il suo primo lungometraggio (Ospiti) venne a vedere uno spettacolo della Banda Osiris, e trovandosi di fronte a me a cena, mi propose di fare la colonna sonora di un film (Matteo non era assolutamente conosciuto all’epoca), ma non lo presi molto sul serio, però siccome è un sogno di tutti i musicisti poter fare le musiche di un film, accettai. Da lì la collaborazione continuò sino a Primo amore.

6) Massima! E’ un delitto che non si possa avere più un supporto fisico (anche in tiratura limitata) che testimonia il proprio lavoro. Pensa che nell’ultima colonna sonora (Edizione Universal de Il colore nascosto delle cose) ho dovuto insistere perchè almeno la pubblicassero in digitale! Anche pensando all’Imaie, che se non ha un supporto fisico non riconosce compensi per il musicista, neppure se esce il DVD.



Adriano Aponte (compositore del corto Lettere a mia figlia e del film Le verità)

1) Il primo approccio avviene certamente con l’ascolto del plot raccontato dal regista, passando tramite la sceneggiatura ed in ultimo il montaggio finito. Durante tali fasi la mente ricerca la chiave interpretativa del film e, tramite interessanti accordi e disaccordi con il regista, si addiviene ad una misura comune di interpretazione. Il mio personale approccio varia a seconda della tipologia di film; se si tratta di una romantic comedy la possibilità di cominciare a comporre tutto al pianoforte è molto alta, l’orchestrazione verrà successivamente. Se si tratta di un thriller o action, è probabile che cominci direttamente al computer tramite la ricerca di un suono adatto (probabilmente meno orchestrale). Reel dopo reel la colonna sonora prende forma ed alla fine tutto quadra.

2) Oggi l’utilizzo di DAWs per la creazione di una colonna sonora è una realtà certa, per ragioni di budget ma anche logistiche. Nel caso in cui non abbia la possibilità di registrare un’orchestra dal vivo, dovrò generare un mockup molto più credibile. A tal fine, cerco sempre di inserire almeno 1 o 2 strumenti acustici in modo da conferire vita alla registrazione. Logic Pro X, Pro Tools e Sibelius per la notazione, sono i software che prediligo. La tecnologia musicale oggi è una grande arma a doppio taglio: da un lato conferisce grande libertà di utilizzo dei suoni, dall’altro può restringere la creatività alle sole librerie che si hanno a disposizione.

3) Come accennato prima, il percorso che porta dalla sceneggiatura alla partitura finale è come un viaggio. A tal proposito potrei utilizzare un’analogia. Al principio siamo assieme al regista che ci porta per mano, indicandoci la strada; dopodichè affrontiamo il cammino da soli, per poi riprendere per mano il regista mostrando questa volta noi il percorso a lui, scegliendo quello più interessante. La temptrack è probabilmente la scorciatoia indicata dal regista, spesso la strada più sicura e rapida....sarà compito nostro portarlo sulla ‘retta via’ in modo tale che capisca che a volte le scorciatoie evitano il godimento di paesaggi molto interessanti.

4) Nel 2017 il corto Lettere a mia figlia, diretto dal regista Giuseppe Alessio Nuzzo e magistralmente interpretato da Leo Gullotta, ha vinto la menzione speciale ai Nastri d’Argento. La score che ho composto per tale cortometraggio è stata un bella sfida. Confrontarmi infatti con un grande attore ed un’ottima messa in scena, ha reso paradossalmente più complicato trovare spazio per una musica a parer mio quasi non necessaria. Alla fine, dopo un intenso confronto con il regista, la soluzione adottata ha soddisfatto entrambi, forse lui anche più di me. L’obiettivo della musica resta quello di servire le immagini (ed anche il regista).  

5) Sono diventato compositore di musica per immagini senza nemmeno accorgermene. Ho composto un album da solista (vincitore del Los Angeles Music Awards come "Acoustic Album of the Year" nel 2009) che senza volerlo sembrava molto adatto ad un utilizzo multimediale; portavo dentro questa musica senza quasi rendermene conto. Da lì, la scintilla che mi ha spronato a proseguire i miei studi cominciati fin da bambino dal pianoforte e la composizione classica, sbarcati infine al Berklee College of Music dove ho concluso gli studi con un Master’s degree in Scoring for Film, Television and Video Games.

6) Quando ero tastierista nelle band, l’idea del CD pubblicato da una casa discografica era un sogno...oggi con la facilità che c’è di mettere la musica in rete e renderla fruibile, la voglia è sbiadita notevolmente. Mi piace sapere che in giro per il mondo c’è chi ascolta la mia musica, non importa se dal CD o tramite altri mezzi, l’importante è arrivare alla gente, comunicando con autenticità.

FINE DICIANNOVESIMA PARTE



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