Rendering Revolution: la musica ‘’aumentata’’ di Stefano Mainetti

Rendering Revolution: la musica ‘’aumentata’’ di Stefano Mainetti

Abbiamo incontrato il Maestro Stefano Manietti (Talos, l’ombra del faraone, la fiction Orgoglio, 100 metri dal paradiso, l’audio Bibbia su CD The Word of Promise: NKJV New Testament), il quale ha realizzato un progetto innovativo che grazie alla tecnologia digitale, fonde la musica d’autore, il video, la danza e la pittura per dare vita a Rendering Revolution, un’esperienza di musica ‘’aumentata’’. Stefano Mainetti, compositore e direttore d’orchestra, autore di colonne sonore e musica sinfonica, ha presentato il suo progetto al Museo Maxxi il 7 giugno scorso, ottenendo la Menzione d’Onore dal Conservatorio di Santa Cecilia di Roma per la valenza scientifica ed artistica. A parlare dell’opera Michele Dall’Ongaro, presidente dell'Accademia di Santa Cecilia, Claudio Strinati, critico musicale e d’arte, e Monique Veaute, Presidente della Fondazione Romaeuropa arte e cultura, Consigliere di amministrazione del MAXXI.

Dal centro di uno spazio, muovendosi, lo spettatore si sposta virtualmente lungo quattro corridoi, al termine dei quali lo attendono un’opera d’arte e un brano musicale completamente diverso da quello eseguito dal quintetto di violoncelli presente al centro. Il progetto fonde la ‘’rivoluzione’’ a cui si ispirano i quattro dipinti con quella della musica, che cambia nello spazio. Nel contempo, ogni quadro è arricchito dalle “rivoluzioni” di due danzatori letteralmente immersi nella tela: “rendering” qui allude al completamento dell’immagine attraverso i corpi che si muovono.
Quando lo spettatore si accosta al dipinto “Prove Di Tango” di Patrizio De Magistris, il tema musicale si trasforma in un tango, la metamorfosi del suono continua poi con le note rarefatte che accompagnano la visione del dipinto “Carceri d’Invenzione” di Giambattista Piranesi, un ritmo più energico segue “Guernica” di Pablo Picasso mentre un brano più dilatato conduce al dipinto “Violon et Compotier” di Georges Braque. Le musiche del percorso sono eseguite da un’orchestra di sessanta elementi, mentre il tema centrale è eseguito dal Maestro Luca Pincini.
Il risultato del percorso è, così, una fusione tra diverse forme d’arte per un processo in cui il risultato è superiore alla somma delle sue parti, dove ogni componente, musica, danza e pittura concorre a produrre un risultato di realtà aumentata che coinvolge lo spettatore sollecitandolo sul piano multisensoriale.
Stefano Mainetti ci ha raccontato ancora più nello specifico com’è nato questo singolare progetto rivoluzionario.

Colonne Sonore: Cos'è la 'Musica aumentata'?
Stefano Mainetti: Il termine musica aumentata, coniato per l'occasione dall'amico Claudio Sonzogno, fa riferimento all'introduzione di una dimensione aggiunta, quella spaziale, all'interno della partitura musicale di Rendering Revolution. Normalmente la musica si esprime attraverso l'utilizzo della dimensione temporale, non ha bisogno dello spazio. Ogni brano ha un suo inizio, un suo sviluppo ed una fine e per fare ciò ha bisogno di tempo, non di spazio. Nelle arti plastiche, pittura, scultura, architettura succede il contrario; queste forme d'arte per esprimersi hanno bisogno di spazio, non di tempo. Infatti per rimanere folgorati dalla bellezza di un opera di Leonardo Da Vinci non c'è bisogno di tempo, basta un attimo; c'è però bisogno di spazio, lo spazio che contiene la tela del quadro o di qualsiasi altra forma di arte plastica. Rendering Revolution utilizza la dimensione aggiuntiva dello spazio, in questo senso la musica è aumentata di una dimensione, lo spazio appunto, dimensione aggiunta, che è uno degli elementi dí novità che caratterizzano questo progetto.

CS: Qual'è stata la tua fonte di ispirazione visiva e musicale che ti ha portato alla realizzazione di questo progetto unico nel suo genere?
SM: Il progetto nasce come tesi di ricerca al Conservatorio di Santa Cecilia. Il Maestro Maurizio Gabrieli, docente di composizione, mi aveva parlato dei processi non lineari che governano forme di composizione diverse da quelle che siamo abituati ad ascoltare. E' stato grazie a lui che questo lavoro ha cominciato a prendere forma. Le storie non lineari sono quelle che non hanno uno sviluppo univoco, un videogame è un esempio di storia non lineare, lo sviluppo della storia dipende dalle scelte del giocatore, non c'è un'unica soluzione possibile. Con Maurizio ci siamo chiesti se fosse possibile individuare una struttura musicale che avesse queste caratteristiche, dando all'ascoltatore la possibilità di scegliere un percorso nello spazio piuttosto che un altro variandone in maniera continua la percezione dell'ascolto.
Per semplificare il meccanismo musicale che nello specifico governa questo progetto pensiamo al seguente esempio: Immaginiamo due stanze distanti una trentina di metri una dall'altra. Queste stanze sono collegate da un corridoio. All'interno di ognuna di queste stanze sta suonando una musica registrata, due brani completamente diversi. Se ci allontaniamo fisicamente da una stanza per avvicinarsi all'altra la musica dalla quale ci allontaniamo si abbasserà fino a perdersi al centro del corridoio e la musica verso cui ci avviciniamo aumenterà di volume. Tornando indietro il processo si invertirà e sentiremo abbassarsi la musica da cui ci allontaniamo mentre torneremo ad ascoltare la musica nella stanza verso cui ci stiamo avvicinando. Fin quì nulla di nuovo, immaginiamo ora di aver scritto una melodia che vada bene su entrambe le partiture e di sovrapporre questa melodia alle due musiche presenti nelle 2 stanze, immaginiamo inoltre che il volume di questa melodia aggiunta, grazie ad un processo di amplificazione, sia costante lungo il nostro percorso da una stanza all'altra, allora queste due musiche avranno un elemento in comune, un violoncello in questo caso, e il passaggio da una musica ad un altra diventerà fluido, permettendoci di sperimentare un cambiamento sonoro/acustico/musicale in base alla nostra posizione nello spazio. Questo effetto è ottenuto proprio grazie ad una melodia in comune di un singolo violoncello, che rimane invariata lungo tutto lo spostamento dello spettatore. Un violoncello in comune tra due partiture, una melodia unica per 2 brani completamente diversi ma con questa melodia compatibile che amalgama le 2 partiture. Questa melodia del violoncello, grazie ad un sistema di amplificazione, segue sempre il visitatore e si va a fondere ora in un brano, ora in un altro, a seconda della nostra posizione nello spazio. E' stata una sorpresa constatare che un solo elemento in comune tra due partiture così diverse, potesse essere sufficiente a consentire un passaggio fluido tra una partitura e l’altra.
Successivamente sono state introdotte le componenti visive che ci permettono ora di muoverci all'interno di questo spazio che contiene 4 opere rappresentanti 4 diverse rivoluzioni completate dalle relative colonne sonore che le descrivono. All'interno di queste immagini 3D si muovono due danzatori interpretandone il significato più intimo. Le coreografia dei movimenti di danza contemporanea sono della meravigliosa Elisa Barucchieri.

CS: Perchè il titolo 'Rendering Revolution'?
SM: Nella computer grafica, Rendering è la conversione di un'immagine bidimensionale in un'immagine dall'aspetto realistico e percepibile come tridimensionale, ed è proprio quello che succede nelle elaborazioni grafiche di questo progetto. Nella tecnica audio e musicale il rendering è una elaborazione del materiale audio resa possibile attraverso l’uso di software dedicati. Revolution sta qui a rappresentare le rivoluzioni dei singoli quadri ma anche rivoluzione intesa in senso di rotazione, di movimento fluido e continuo che permette l’esperienza musicale di cui sopra, rendendo protagonista lo spettatore che proprio con il suo movimento cambierà la partitura a seconda della sua posizione. In questo senso lo spettatore è parte attiva, diventando così una sorta di regista del progetto stesso.

CS: Qual'è stata la tua sensazione dopo la Presentazione al Maxxi con Michele Dall’Ongaro, Presidente dell'Accademia di Santa Cecilia, Claudio Strinati, critico musicale, Monique Veaute, Presidente della Fondazione Romaeuropa?
SM: Avevo paura che il progetto non fosse capito dai non addetti ai lavori. Invece no, la gente non si chiede quali siano i principi che regolano il funzionamento di Rendering Revolution, si muove dentro questo meccanismo lasciandosi semplicemente portare da queste sensazioni che cambiano continuamente a seconda della loro posizione. Dopo la presentazione ho avuto l'opportunità di riflettere su cosa mi avesse portato a concepire un lavoro multimediale così complesso che ha richiesto più di 2 anni di lavoro, mio e di tante persone. Credo che un ruolo determinante per la realizzazione del progetto l'abbia giocato la mia formazione pregressa; non provengo da una famiglia di musicisti ma ho avuto sempre il loro appoggio per la mia formazione musicale. Per questo devo anche ringraziare Giorgio Caproni,  grande poeta del ‘900 che ho avuto la fortuna di avere come maestro elementare. Caproni era oltretutto un valente violinista e amava la musica in ogni sua forma, la considerava come un’estensione del pensiero. Tutta la sua poetica è pervasa di musica. Allora, da bambino, non me ne rendevo conto, ma crescendo credo sia stato determinante il suo insegnamento per le mie scelte successive. Anche la sua passione per la scienza e per il gioco, inteso nel suo senso più ampio del termine, hanno sicuramente influenzato la mia formazione. Credo che Rendering Revolution sia la somma di tutte queste passioni ed è proprio per questo che ho dedicato questo progetto a Giorgio Caproni.
Un altro ruolo importante per arrivare a Rendering Revolution l'ha giocato il mio lavoro; provengo dal modo delle colonne sonore, dove la musica è fortemente legata all’immagine e allo spazio che la contiene. Non ho mai vissuto il vincolo dell’immagine come un limite ma piuttosto come un’opportunità, uno stimolo. L’amore per il melodramma, l’opera, questa creazione tutta italiana, mi ha sempre spinto a riflettere sulla potenza dell’unione di diverse forme d’arte, sulla capacità che offre la fusione tra musica e libretto, tra azione scenica e recitazione. Quest’aspetto di interazione tra lo spazio e la musica, mutuato dal mondo dell’opera, lo ritroviamo anche nelle forme moderne di spettacolo; il cinema è un mezzo di comunicazione che ci permette di veicolare diverse forme d’arte,  tutte con l’unico scopo di trasmettere allo spettatore un serie di emozioni che le singole componenti, recitazione, musica, fotografia, da sole non riuscirebbero ad ottenere. In questo senso questo progetto ha delle similitudini con il melodramma, inteso in senso ampio; non è certo recitar cantando ma Rendering Revolution è comunque un sistema, uno spazio all’interno del quale, è possibile vivere contemporaneamente musica, pittura, danza e video art, è una sintesi, una fusione tra diverse forme d’arte dove ogni componente, musica, danza, pittura, video art, concorre a sollecitare lo spettatore sul piano multisensoriale. L’elemento che permette di legare questa esperienza è la musica che per la sua particolare disposizione ci permette di sfruttare fisicamente lo spazio, muovendoci all'interno di questo spazio la musica cambia e lo fa in maniera progressiva, dolce, seguendo il movimento dello spettatore.

CS: Nicola Piovani ha affermato dopo aver visto il tuo 'Rendering Revolution': “Mi affascina la pionieristica ricerca di musicisti entusiasti come Stefano”! Cosa ne hai tratto da tale considerazione?
SM: Con Rendering Revolution mi sono avventurato in un territorio nuovo. Questo è stato un continuo motivo di riflessione per cercare di capire dove stessi andando a parare. Credo che l’amore per l’arte e per la scienza, che ho sempre coltivato, sia la spiegazione migliore al motivo della realizzazione di questo progetto. Nicola è stato un sostenitore del progetto, era entusiasta del suo meccanismo e mi ha incoraggiato ad andare avanti, il supporto di musicisti di valore come lui mi hanno aiutato a concretizzare questo lavoro e a far sì che non rimanesse solo un'idea. Oltre a Monique Veaute, Presidente della Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura, a Michele Dall’Ongaro, Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Claudio Strinati, critico musicale e ad Ernesto Assante, giornalista e critico musicale che mi hanno fortemente sostenuto, devo ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito in questa follia; da Marco Cascone che mi ha assistito in tutte le fasi più delicate di questo lavoro a Federico Giorgi, level designer che ha reso possibile la realizzazione dello spazio virtuale, a Gianni Stabile, responsabile delle riprese e della elaborazione dei filmati e tanti altri professionisti che hanno formato una squadra appassionata rendendo possibile questo progetto. Gente che li per li non capiva cosa stessi facendo ma che piano piano si è fatta prendere dal meccanismo di Rendering Revolution. Per la verità anch'io facevo fatica a capire dove mi avrebbe portato, avevo un'idea di massima, questo si, ma è stato grazie alla partecipazione e all'entusiasmo di questo team che il progetto ha preso la forma attuale.

CS: Quale sarà l'evoluzione di tale progetto nel tuo futuro di compositore tout court?
SM: Il progetto allo stato attuale ha una forma compiuta da un punto di vista virtuale e sarà possibile presto scaricarlo come app e fruirne, muovendosi con un joypad all'interno della ricostruzione virtuale dello spazio sopra descritto. La realizzazione in uno spazio reale prevede uno step ulteriore per collocarlo in un museo o in uno spazio adatto, considerando che tutto quello che viene riprodotto virtualmente è replicabile in uno spazio reale appositamente attrezzato. Credo che questo percorso intrapreso, intendo quello della musica non lineare, sarà di stimolo anche per le mie composizioni future. Sicuramente Rendering Revolution è stato motivo di riflessione e di maturazione musicale. Resto comunque  legato alle forme di composizione per la musica applicata, magari ora con qualche stimolo in più.

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