Intervista esclusiva a Dave Grusin

Una grande icona della Film Music - Intervista esclusiva a Dave Grusin

A cura di Paolo Eustachi in collaborazione con Giuliano Tomassacci e Massimo Privitera

Nato in Colorado da genitori lettoni nel 1934, Dave Grusin è una delle grandi icone dell’Ottava Arte che hanno caratterizzato il cinema degli anni settanta e ottanta. Ha composto più di cento colonne sonore collaborando con grandi registi come Robert Redford, Mike Nichols e Sidney Pollack così come in svariati lavori per la televisione.
Insieme a Larry Rosen fonda nel 1982 il famoso jazz-label GRP-Record.
Fra i film da lui musicati ricordiamo Tootsie, Il Laureato, I tre giorni del condor, Milagro (Oscar per la migliore colonna sonora), Il paradiso può attendere, I Goonies, I favolosi Baker e Il socio.
Abbiamo incontrato Dave Grusin a Roma in occasione di un concerto da lui tenuto insieme al grande chitarrista Lee Ritenour il 26 e 27 marzo al Forum Music Village a Roma.

 

Colonne Sonore: C’è una particolare motivazione per cui a un certo punto della tua carriera hai deciso di interrompere il rapporto con il cinema?

Dave Grusin: In realtà ho smesso nel momento in cui mi sono reso conto che il mondo del cinema sembrava non aver più bisogno della mia musica. Poi a quel punto ho anche pensato con convinzione che fosse arrivato il momento di far posto a una nuova generazione di compositori.

CS: Ci sono alcuni compositori classici che in particolare ti piace ascoltare?

DG: Sono sempre stato affascinato da Bach, fin da quando ero bambino alle prese con lo studio del pianoforte. Mi affascina la sua immensa capacità di coniugare in modo straordinario l’armonia con la logica di un severo concetto architettonico e matematico.
Mi interessano anche autori come Prokof’ev e Shostakovich. Quando parliamo di musica contemporanea dobbiamo tenere presente lo sforzo che ciascun musicista produce mirato a suscitare un continuo interesse nella novità. Nel momento in cui l’interesse dell’ascoltatore sembra vicino alla saturazione il compositore è costretto a reinventare il suo linguaggio con nuove idee e soluzioni timbriche e armoniche.
Il mio più importante professore di piano, Storm Bull (1913 – 2007), era norvegese e allievo in studi di composizione di Bela Bartok. Egli mi ha praticamente indottrinato alla sua musica a tal punto che alla fine i miei compositori preferiti sono diventati Bach e appunto Bela Bartok!
Del compositore ungherese amo molto in particolare il suo “Concerto n. 2 per violino e orchestra” e tutta la sua musica per pianoforte.

CS: Le tue musiche hanno ottenuto numerose nomination, ad esempio con The Champ, One Golden Pond, Havana, The Firm ma la vittoria è poi arrivata con The Milagro Beanfield War di Robert Redford nel 1989. Ritieni che questo sia stato il tuo soundtrack più riuscito e significativo o il premio una specie di compensazione per i mancati precedenti riconoscimenti?

DG: Vuoi sapere onestamente quale è stata secondo me la ragione che ha determinato la mia vittoria agli Oscar? Semplicemente il fatto che vi erano in contemporanea anche due nomination di scores composte da John Williams i cui voti le hanno poi portati a cancellarsi a vicenda.

CS: Ci parli dell’indimenticabile film Il Laureato?

DG: Il Laureato è uno dei primi film di cui mi sono occupato anche se in modo parziale in quanto il soundtrack era condiviso con le songs di Simon & Garfunkel. Esperienza grandiosa, una delle più importanti nella mia vita. Nichols ha spesso impostato e adattato i piani sequenza del film alla musica, un po’ come avvenuto fra Prokov’ev e Eisenstein nell’Ivan il Terribile.

CS: Con Robert Redford sembra esserci stato un’intesa particolare.

DG: Assolutamente, Robert si è dimostrata una persona straordinaria. Tramite lui poi ho incontrato Sydney Pollack (1934 – 2008) con cui ho realizzato tantissime partiture e trovato un modo di lavoro veramente soddisfacente.
Vedi molti registi, che siano allo stesso tempo anche buoni musicisti o meno, già in partenza prescrivono, a volte ottusa rigidità, il tipo di score che vogliono avere dal compositore. Con Sydney Pollack ciò non si è mai verificato. Egli diceva: “Guarda questo è il feeling che intendo trasmettere allo spettatore con il mio film. Ora a te il compito di creare la partitura adeguata!”. Egli ti metteva in condizione di lavorare in un notevole spazio di libertà inventiva, cosa molto importante per me e penso per ogni compositore.

CS: Quale è stato il motivo che ti ha spinto a comporre una score piano-only per il film The Firm (Il Socio, 1993)?

DG: In realtà fu un’idea di Sydney Pollack.
Nel corso delle riprese del film Sydney a un certo punto si trovò a dover trascorrere un certo periodo a Memphis nel Tennessee e la sera soleva frequentare il B.B. King Jazz Club dove amava ascoltare solisti di pianoforte cimentarsi con il Blues. Così a un certo punto mi ha chiamato e chiesto cosa ne pensassi di una eventuale score ispirata a questo genere musicale. La mia reazione fu allo stesso tempo sorpresa e entusiasta in quanto amo moltissimo il Blues. Poi Sydney aggiunse che aveva in mente una partitura per piano solo. E perché no, ho pensato. Ho iniziato quindi a comporre la partitura registrandola in multitrack nel caso Sydney dovesse cambiare idea nel corso della lavorazione del film e volesse includere anche brani con orchestra. Così non è stato in quanto il regista è rimasto fedele fino all’ultimo all’idea originale del piano-solo.

CS: Un pezzo gruisiano per antonomasia è quello che accompagna la sequenza dei The Fabulous Baker Boys in cui la Pfeiffer e i fratelli Bridges viaggiano in auto verso l’hotel. Consideri questa partitura come tipicamente rappresentativa del tuo linguaggio musicale?

DG: Potrebbe essere, ora che me lo dici. In realtà non ci ho mai pensato… ma è qualcosa che investe anche la mia vita in quanto per diverso tempo ho accompagnato cantanti al pianoforte e quel film mi ha coinvolto profondamente. Sai, io ho un fratello che anche suona il pianoforte, siamo molto legati, abbiamo suonato insieme molte volte e la nostra storia la vedo legata al film anche se come team di piano non abbiamo avuto le stesse vicissitudini dei musicisti protagonisti della magnifica sceneggiatura.
E’ un film che amo profondamente e la mia stima per Steve Kloves, il regista e sceneggiatore e Michelle Pfeiffer è sconfinata.
Michelle pur non essendo una cantante si è impegnata con determinazione e ha prodotto un esito strepitoso mentre Jeff e Beau Bridges sono diventati miei cari amici, ambedue suonano il pianoforte e Jeff in particolare ad alto livello.

Ringraziamo Dave Grusin per la sua cortese disponibilità.
Un grazie particolare a Elisabetta Castiglioni dell’Ufficio Stampa per l’opportunità concessaci nell’intervistare il Maestro Premio Oscar.
Le foto sono di Francesca Di Stefano.

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