Soundtracks Live! Intervista esclusiva a Mikael Carlsson

Soundtracks Live! Intervista esclusiva a Mikael Carlsson

La stagione estiva dell’Orchestra Sinfonica di Milano ‘Giuseppe Verdi’ ha presentato un gran numero di appuntamenti alla musica per il cinema, come abbiamo ampiamente documentato sulle pagine del nostro sito. Tre dei programmi proposti nel corso dei mesi passati – Superhero Symphony, A Tribute to Alfred Hitchcock e Space Symphony – sono stati prodotti e impaginati in collaborazione con Soundtracks Live!, l’agenzia dello svedese Mikael Carlsson.

Giornalista (ha collaborato per anni con giornali e riviste, incluso il magazine inglese Music for the Movies), produttore discografico (è titolare dell’etichetta indipendente MovieScore Media, specializzata in musica di autori emergenti per film indipendenti o fuori dal circuito mainstream), impresario, corista e anche compositore (il 5 Novembre a Goteborg debutterà il suo “Requiem” per coro e orchestra dedicato al dramma dei profughi, morti a migliaia sulle coste del Mediterraneo), Carlsson è una figura poliedrica, ma soprattutto è un grande e profondo conoscitore della musica per film e dei suoi molteplici aspetti. La sua attività di produttore di concerti dedicati alla musica per film è particolarmente feconda ed interessante, soprattutto per l’impegno e l’attenzione nell’impaginare programmi con un senso estetico e musicale compiuto, nonché per lo sforzo di proporre anche pagine meno note o consumate di questo immenso repertorio. Abbiamo incontrato Mikael a Milano, in occasione del concerto Space Symphony e abbiamo parlato con lui dei programmi proposti insieme alla Verdi, della sua attività di produttore di concerti e dei problemi che nascono quando si sceglie di portare la musica per film fuori dalla sala cinematografica e metterla in sala da concerto.

Colonne Sonore: Mikael, quali sono le sfide principali nel mettere insieme e impaginare programmi come quelli che sono stati presentati a Milano con l’Orchestra Verdi, nella fattispecie Superhero Symphony, A Tribute to Alfred Hitchcock e Space Symphony? Qual è l’idea dietro alle tue scelte?

Mikael Carlsson: Direi che l’idea principale è combinare la qualità musicale, incluse alcune sorprese, con le necessità commerciali di questo tipo di operazioni. Il concerto Superhero Symphony è un buon esempio: è un programma molto “trendy” poiché sappiamo quanto il genere supereroistico sia popolare in questo momento: quasi tutti i più grandi successi commerciali degli ultimi anni sono i film tratti dai fumetti dei supereroi. In questo programma ci sono quindi molti temi famosi da film altrettanto celebri come Batman, Spider-Man e Superman, ma ci sono anche pezzi che la maggior parte del pubblico non conosce o non ha mai sentito dal vivo, come Judge Dredd di Alan Silvestri o Hellboy di Marco Beltrami. L’obiettivo è portare la musica per film nelle sale da concerto. Una cosa è eseguire questo repertorio all’interno di eventi specifici come i vari festival di musica per film che ci sono in giro per il mondo, ma portarlo invece nell’ambiente sinfonico tradizionale è tutt’altra esperienza ed è la strada che preferisco percorrere prima di ogni altra. Se un giorno potessimo fare un concerto con pezzi dal repertorio sinfonico classico e poi eseguire la Suite di Incontri ravvicinati del terzo tipo all’interno dello stesso programma, credo che verrebbe fuori qualcosa di molto interessante.

CS: Ci stiamo probabilmente avvicinando sempre di più a questo genere di formato, perlomeno per quel che riguarda la musica di alcuni grandi compositori come John Williams, Jerry Goldsmith, Bernard Herrmann e pochi altri.

MC: Sì, direi che è ora.

CS: Quanto è importante per te collaborare con i compositori (o con i loro eredi) per ottenere le autorizzazioni ad eseguire alcune di queste partiture in concerto?

MC: Quando è possibile, preferisco collaborare direttamente con loro. Ad esempio, ho lavorato con il figlio di Elmer Bernstein, Peter, su un concerto tributo alla musica di suo padre. E ora sto lavorando ad un programma dedicato alla musica di Michael Kamen insieme ai suoi eredi. Per quanto riguarda il repertorio contemporaneo, salvo alcune eccezioni, le partiture mi arrivano direttamente dai compositori. Da un punto di vista più generale, credo che ci sarà sempre più disponibilità ad ottenere le partiture di film recenti poiché le case di produzione, i compositori e gli archivisti stanno cominciando a capire che c’è una richiesta di mercato in questa direzione, dunque perlomeno non buttano via tutti i manoscritti come invece accadeva un tempo. Sto organizzando un programma dedicato alle musiche di film molto recenti che sarà eseguito l’anno venturo da Ryan Shore a Winnipeg, in Canada. L’idea è quella di suonare le musiche dei film che sono al cinema proprio in questo momento e in questo caso sto lavorando direttamente con compositori come Brian Tyler, Marco Beltrami, Dario Marianelli e altri per ottenere le partiture. Dunque posso aiutare le orchestre, come nel caso de La Verdi, a costruire programmi e trovare musiche che si possano eseguire e che stiano in piedi senza il supporto delle immagini. In questo modo posso anche commissionare la realizzazione di nuove suite, come ad esempio Total Recall, e averle pronte per qualunque orchestra voglia suonarle. Per quanto riguarda questa colonna sonora, finora l’unica cosa che era ufficialmente disponibile per l’esecuzione dal vivo era il brano dei titoli di testa, ma quell’arrangiamento escludeva del tutto la parte elettronica e non catturava del tutto lo spirito della partitura originale. E ovviamente era un peccato che una pagina come “End of the Dream” non fosse mai stata eseguita dal vivo sino ad ora. L’appassionato che è in me da tempo desiderava poter ascoltare questo brano dal vivo e sono molto felice che questa suite sia stata eseguita a Milano.

CS: A proposito della Suite tratta da Atto di forza - Total Recall, ci puoi raccontare come è stato il lavoro di realizzazione? Hai avuto accesso ai manoscritti originali di Jerry Goldsmith? Hai lavorato insieme a un orchestratore?

MC: Sì, ho lavorato insieme a un orchestratore. Dovevo farla tutta io inizialmente, ma la scadenza era troppo ravvicinata e mi sono trovato ad avere solo sei settimane per preparare questi tre programmi che abbiamo portato a Milano. Abbiamo lavorato a partire dai manoscritti originali archiviati a Los Angeles. Come primo passo, ho realizzato un montaggio audio delle tracce dell’album della colonna sonora con i pezzi che volevo includere. Inizialmente volevo fare una suite da 20 minuti e includere altri due estratti, ma sarebbe diventata troppo lunga per questo concerto, dunque abbiamo realizzato una suite in tre movimenti. Ho lavorato insieme all’orchestratore e ci siamo scambiati idee l’un l’altro, in particolare in merito a come trasferire i suoni elettronici della partitura originale all’interno dell’ambiente sinfonico tradizionale. Credo che il risultato finale funzioni molto bene. La Verdi è una grande orchestra e sono davvero emozionato che abbiano eseguito la prima mondiale di questa suite.

CS: Quando si esegue musica per film in concerto, si tratta sempre di scegliere i brani migliori e costruire un programma che abbia una sua logica musicale e narrativa. Secondo la tua esperienza, qual è il modo migliore di presentare il repertorio cinematografico in concerto?

MC: E’ diverso a seconda dei casi. Se vuoi realizzare un tributo ad un compositore specifico, un modo di procedere è costruire il programma in segmenti dedicati ai differenti generi a cui ha lavorato. Se invece si propone un programma dedicato a un genere specifico, come nel caso di Space Symphony, si può scegliere la linea temporale—il concerto inizia negli anni ‘60 con 2001 Odissea nello Spazio e finisce nel 2009 con Avatar. Si può anche avere un narratore sul palco che racconta la storia del cinema di fantascienza tra un brano e l’altro. Negli altri casi è sempre una questione di equilibrio, come accade in qualsiasi programma di musica sinfonica, che solitamente si aprono con una ouverture, proseguono con qualcosa di più intimo, per poi passare al pezzo forte del menù. Si può fare una cosa del genere anche con la musica per film. Dunque ci sono modi diversi di procedere, ma la cosa importante è dare una forma precisa al concerto.

CS: Ritieni che la musica per film debba essere specificamente arrangiata, oppure ripensata, per essere eseguita in sala da concerto?

MC: Dipende moltissimo dalla qualità del compositore e dalla qualità della musica che scrive. Sono convinto che potremmo prendere un brano d’azione o uno scherzo qualsiasi da una colonna sonora di John Williams ed eseguirlo così com’è scritto senza alcun problema. Non sarebbe magnifico ascoltare dal vivo il pezzo integrale di 8 minuti che accompagna l’inseguimento del camion nel deserto ne I predatori dell'arca perduta? Probabilmente John Williams non approverebbe, poiché quasi sempre il compositore cinematografico si trova a fare scelte dettate da necessità drammaturgiche e di montaggio e non da una logica prettamente musicale, dunque ai suoi occhi non ha senso passare da una battuta in 6/8 a una in 5/4 in termini musicali, ma è il montaggio del film a imporgli questa scelta. A volte si possono fare piccoli aggiustamenti di questo genere per l’esecuzione in concerto, ma la verità è che potremmo prendere un qualsiasi pezzo di Jerry Goldsmith e fare in modo che funzioni dal vivo. Si potrebbe suonare la colonna sonora di Poltergeist dal vivo dall’inizio alla fine. Quale altro genio ha mai scritto una musica del genere? E’ una partitura fantastica. Ovviamente bisogna fare attenzione a non farsi prendere la mano, poiché non tutta la musica per film è di tale qualità. Un’altra cosa a cui bisogna prestare attenzione è che molta musica per film è spesso scritta per un organico di 100 elementi, ma in molti casi non si hanno questo genere di risorse dal vivo e dunque bisogna aggiustare il volume dell’orchestrazione.

CS: Bisogna equilibrare il suono tra tutte le sezioni, specialmente nel caso di pezzi che fanno largo uso di ottoni e percussioni.

MC: Sì, nei concerti di musica per film c’è spesso questo problema di bilanciare acusticamente le sezioni poiché in molti casi si tratta di brani che usano molti ottoni e dunque si tende a farli diventare i protagonisti assoluti. Ma così facendo diventa necessario avere anche una grande sezione di archi ed avere i legni tripartiti per bilanciare il suono. E’ un aspetto complicato e bisogna fare molta attenzione. La musica per film in molti casi è prodotta ottenendo un equilibrio dei suoni in sala di missaggio, dunque non è facile riprodurre quel tipo di suono dal vivo. Un assolo di arpa può suonare brillante in una registrazione insieme all’orchestra, ma può essere difficile da restituire allo stesso modo dal vivo.

CS: Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria scoperta di questo repertorio nell’ambiente concertistico. Come vedi il futuro della musica per film dal vivo? Credi che sarà accettata sempre di più dal pubblico delle sale da concerto di tutto il mondo?

MC: Sono fiducioso. Come dicevo all’inizio della nostra conversazione, credo che l’area dove spero di contribuire maggiormente è l'unione tra l’aspetto commerciale, il valore artistico e un elemento di sorpresa per il pubblico (e anche per i musicisti). Uno dei miei mantra è che a volte la migliore musica per film non è stata scritta per i film più popolari. Nel caso del programma Superhero Symphony, ad esempio, è interessante poter eseguire Judge Dredd di Alan Silvestri: magari il pubblico non ricorda affatto il film, ma il brano è spettacolare e non viene certo eseguito spesso dalle orchestre in giro per il mondo. E’ un’opportunità per raggiungere l’obiettivo di qualsiasi impresa e ciò di cui anche le orchestre hanno bisogno: portare nuovo pubblico in sala, vendere biglietti, proporre un’esperienza diversa dal solito, vedere le persone felici e suonare buona musica. Ma è anche un modo per far capire cosa può fare la musica per film e cosa è realmente nel migliore dei casi. Sappiamo che in questo momento tutte le orchestre hanno gli occhi ben aperti su questo repertorio poiché hanno visto che è in grando di portargli nuovo pubblico. Dal mio punto di vista, è la situazione ideale, poiché le orchestre possono far crescere un nuovo pubblico che poi forse andrà a sentire anche le sinfonie di Mahler o i poemi sinfonici di Strauss. E gli fa capire che la migliore musica per film è valida tanto quanto il repertorio classico tradizionale.

Il direttore Massimo Privitera, Mikael Carlsson e il capo redattore Maurizio Caschetto davanti Auditorium di Milano 'Giuseppe Verdi'

CS: Ciò che è molto interessante a nostro avviso è che si tratta inoltre di un repertorio relativamente nuovo e recente di musica sinfonica, orchestrale, che può essere eseguito regolarmente. Per molti anni è stato difficile per le orchestre trovare nuova musica da suonare.

MC: Esattamente. Stiamo assistendo a un cambiamento epocale, in cui la musica per film viene eseguita anche in ambienti e istituzioni in cui non era mai stata presa in considerazione prima d’ora. Anche un’orchestra intellettuale come la Berliner Philharmoniker ora suona brani tratti dal repertorio cinematografico nei suoi concerti.

CS: Nella tua attività come produttore discografico hai pubblicato con la tua etichetta molta musica di autori emergenti o sconosciuti. Qual è il tuo punto di vista sul panorama attuale della musica applicata al cinema? Sembrano esserci due fazioni al momento, con due visioni opposte a riguardo: c’è chi lamenta mancanza di qualità e un decadimento generale della disciplina e chi invece sostiene che la musica per film non è mai stata così versatile e piena di opportunità. Cosa pensi a questo proposito?

MC: Penso che si scriva musica per film di grande qualità anche oggi, ma penso che molta di questa musica non sia composta in realtà per i film di grande richiamo commerciale. A volte capita anche in questi casi, ma non esiste un’equazione tra grande budget e inventiva musicale. Anzi, a dir la verità, è quasi il contrario. Dall’altro lato, alcuni dei compositori che lavorano nelle grandi produzioni e per i blockbuster sono incredibilmente talentuosi. Sono arrivati a quel livello per una ragione, dopotutto! Il problema è che la musica dei film mainstream è diventata semplificata e – come discusso nel recente video diventato virale riguardo la musica dei film Marvel – subisce sempre di più l’influenza delle temp track, diventando così pericolosamente omogenea. Tuttavia, si tratta di argomenti tutt’altro che nuovi. Si parla di queste cose da sempre e in tutti i campi artistici, dalla musica alla letteratura passando per l’architettura. E’ per questo che ritengo importante incoraggiare la ricerca di originalità in qualsiasi ambito, inclusa la musica scritta per il cinema!

Un ringraziamento speciale a Mikael per la sua gentilezza e disponibilità. Visitate i suoi siti ufficiali:
http://www.mikaelcarlsson.com
http://www.soundtrackslive.com
http://www.moviescoremedia.com 

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