Parlando di Baarìa: Intervista con Giuseppe Tornatore

 

Giuseppe Tornatore sul set di BaarìaColonne Sonore porta bene a Giuseppe Tornatore. Cinque minuti prima che inizi il nostro incontro con il regista di Baarìa, arriva la notizia che il film è stato scelto per rappresentare l'Italia nella corsa al titolo quale migliore film straniero nella prossima edizione degli Academy Awards. Augurando alla pellicola ogni possibile fortuna (per Tornatore, in caso di vittoria si tratterebbe di un bis, visto che ha già vinto il premio per Nuovo Cinema Paradiso), Colonne Sonore ha domandato al regista di dirci qualcosa di più sulla partitura del film e soprattutto del rapporto con il Maestro Ennio Morricone.

ColonneSonore: Com'è nata la collaborazione con Morricone?
Giuseppe Tornatore: Questo è l'ottavo film fatto con Morricone. Il primo, Il camorrista, l'avevo fatto con un altro grande autore che stimo molto, Nicola Piovani, che fui molto fortunato ad incontrare perché al tempo lui era già famoso mentre io ero un esordiente. Con Ennio non c'è solo un rapporto professionale ma di profonda amicizia. Alla base del nostro metodo c'è il comune atteggiamento che entrambi abbiamo nei confronti della musica da film:per noi non è un elemento accessorio, una componente che nasce alla fine, quando il film già esiste (cosa che perlatro accade quasi sempre e che ha comunque dato dei risultati straordinari). Ho sempre avuto difficoltà ad accettare l'idea che la musica arrivi solo alla fine e che si abbia poco tempo per verificarla, testarla, ascoltarla. La musica deve avere gli stessi diritti e doveri che ha una sceneggiatura. Con Ennio inizio a parlare già da quando ho un trattamento che funziona all'80%.In quel momento cominicio a coinvolgerlo, ma non dal punto di vista compositivo:parliamo, cerchiamo di capire quali sono i momenti della storia che possono essere fonti ispirative per la partitura e quali sono i sottotesti della storia, indipendentemente dal fatto che questi siano più o meno forti. Mi interessa che la musica si concentri su quello che il film sottintende più che su quello che il film mostra. Quando arriva il copione definitivo cominciamo a parlare di melodie, sonorità, atmosfere, dell'importanza di un tema particolare. Nel caso di Baaria il tema del paese, dell'amore, della passione politica" positiva" sono i più importanti. Analizziamo le varie scene. Ennio comincia a farmi sentire 3-4 idee per tema e discutiamo su cosa ci piace e cosa no, quali temi sono orecchiaibli e quali no. Io amo molto la musica, ma non conosco la tecnica musicale, però riesco a farmi capire attraverso allegorie e giri di parole, so trovare un mio codice espressivo che Ennio comprende e traduce nel suo linguaggio. 

Giuseppe Tornatore e Ennio MorriconeCS: Che musica ascolta, quotidianamente, Giuseppe Tornatore?
GT: Tantissima e a tutte le ore, anche quando lavoro. Sopratutto classica, jazz e, ovviamente, colonne sonore: ho una collezione di oltre 2000 partiture.

CS: Restando in tema di colonne sonore, c'è un film recente (non musicato da Morricone però!) che ti ha colpito?
GT: Sicuramente La 25esima Ora di Spike Lee (l'autore della partitura è Terence Blanchard).  Ho trovato molto originale l'utilizzo della musica ne Il Divo: c'è una contaminazione un po' folle, con tanti apporti musicali diversi che portano ad un risultato assolutamente originale. Con Ennio non smettiamo mai di parlare di musica e ci confrontiamo spesso su quello che offre il mercato, c'è un continuo interscambio di esperienze e pareri. Pensa che in passato talvota ci sono stati progetti di film che io ho abbandonato all'ultimo momento e per i quali erano già pronti i temi musicali.

CS: Se dovessi descrivere con un aggettivo la partitura di Baaria, quale useresti?
GT: Beh, "epica" è un po' banale, anche se è la prima cosa che ti viene in mente...direi.."carnale".

CS: In questo periodo si parla parecchio di pirateria e dei danni che produce all'industria cinematografica. Tu che ne pensi?
GT: Noi dell'ambiente viviamo quotidianamente con "l'elmetto in testa". Non sono frasi fatte, ma per noi è un guaio incredibile: i produttori si demotivano e realizzare produzioni importanti è sempre più difficile. D'altra parte però, credo che il diffondersi inarrestabile di questo problema, per il quale io sarei favorevole anche a soluzioni drastiche, finirà per accellerare il processo di trasformazione, che è in atto già da tempo, dei metodi di distribuzione e diffusione delle opere cinematografiche. Ho un incubo (o un sogno): il tempo di sfruttamento di un film sul mercato, anni fa, era di tre/quattro anni, poi si è ridotto a pochi mesi, oggi in pratica un film incassa al cinema per tre settimane. Ecco, credo che in futuro il tempo di sfruttamento sarà pari alla durata dello stesso film. Una pellicola verrà presentata in un dato giorno a una data ora su tutti i supporti possibili ed immaginabili e alla fine della visione il produttore avrà incassato tutto quello che era possibile incamerare. Il che, a pensarci bene, potrebbe non essere la peggiore delle ipotesi.

Un ringraziamento speciale a Giuseppe Tornatore.

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