Intervista esclusiva a Fabrizio Bondi

La Musica per Immagini ha uno scopo: raccontare qualcosa di incontrollabile – Intervista esclusiva a Fabrizio Bondi

Colonne Sonore dopo una lunga pausa ritorna a esplorare le carriere di compositori di ieri e di oggi con le sue particolari interviste sui generis, nelle quali invece delle domande classiche, la vita cine-musicale del compositore di volta in volta preso in esame viene svelata in altro modo, compilando i titoli più esemplari della sua filmografia come proposte alternative, ed egli risponde liberamente descrivendo i suoi lavori senza essere imbrigliato da paletti imposti dall’intervistatore con domande più dirette.
In questa occasione andiamo ad analizzare l’opera compositiva del giovane Fabrizio Bondi (classe 1974), autore sia per il Cinema che per la TV, nonché compositore di diversi documentari, Inferno Mittelbau Dora (2016) sull’omonimo campo di concentramento nazista o La poesia spezzata (2015) dedicato alla poetessa polacca Zuzanna Ginczanka, perseguitata durante il periodo nazista e spot di successo (Mondo Convenienza, Ford, Save the Children, Telethon 2015).

Ennesimo compositore nostrano da tenere in grande considerazione, esploratore di suoni classici e moderni al contempo tra orchestra ed elettronica; intenso e romantico, appassionato da un sinfonismo tematico molto raffinato e sempre capace di supportare perfettamente il filmico. Un autore per nulla ordinario!
Compositore molto prolifico, si destreggia con disinvoltura dalla scrittura di colonne sonore per il grande e piccolo schermo come Amore 14, Terra Ribelle, Il Restauratore, Basta poco e Anna & Yusef.

Colonne Sonore: La velocità della luce (Andrea Papini, 2008)
Fabrizio Bondi: E’ stato uno dei lavori più complessi. Scritta a 4 mani con l’autrice e cantante Jazz Susanna Stivali, la colonna sonora de La velocità della Luce è intima, misteriosa, profonda. Protagonista è l’alternarsi di una voce protagonista, coscienza dei personaggi, a brani orchestrali, più epici, che seguono la narrazione. La complessità nasce dalla ricerca di una linea comune tra due autori molto diversi, che mettono a servizio di una storia il proprio gusto, il proprio background musicale, il proprio desiderio di raccontare. Susanna, cantante e autrice principalmente nel mondo jazz, ed io, compositore principalmente di musica orchestrale ed elettronica. La colonna è il risultato della crescita di questo incontro.

cover amore 14CS: Amore 14 (Federico Moccia, 2009)
FB: Un’esperienza completamente diversa dalla precedente. In questo caso la colonna doveva raccontare l’amore tra adolescenti. Un amore romantico, puro, a volte difficile. La direzione più ovvia sarebbe stata quella di puntare sulla leggerezza, sul POP, su canzoni non originali e di tendenza tra i ragazzi. Invece Federico mi ha chiesto qualcosa di più profondo, di più romantico. Mi ha chiesto di descrivere la scoperta dei primi amori attraverso una musica di spessore. All’interno della colonna ci sono diversi brani sinfonici, alternati ad uno spirito più comedy che caratterizza le scene più divertenti. Attraverso il confronto con gli editori Paola Vanoni e Antonello Navarra di RTI, sono entrato a contatto con alcuni dei musicisti che avevo ascoltato e amato in tantissime colonne sonore e di cui avevo sempre ammirato lo stile. Gilda Buttà al pianoforte, di cui avevo sempre “invidiato” il tocco incredibile (essendo anche io principalmente pianista), Simone Salza al clarinetto e sax, che conoscevo attraverso le colonne sonore di Paolo Buonvino, Fabrizio Guarino alle chitarre, Marco Siniscalco al basso elettrico e al contrabasso, Cristiano Micalizzi alla batteria, maestri di diversi album POP. Musicisti eterogenei capaci di muoversi tra diversi generi dando un valore aggiunto al linguaggio della colonna sonora. Ed è stata l’occasione per entrare in contatto con Music Supervisor importanti quali Marco Testoni e bravi compositori come Massimiliano Lazzaretti. Cito queste persone per un motivo ben preciso, rivolgendomi specialmente a chi comincia a muoversi nel campo delle colonne sonore come autore. Spesso il nostro lavoro è frutto di un desiderio, di una passione, di qualcosa che non sappiamo neanche spiegare ma che brucia dentro. Questo rende la nostra creatività qualcosa di personale, che gli altri condividono (e a volte non condividono) attraverso l’ascolto della colonna sonora, che ne è il risultato. Ma il confronto con dei grandi artisti e professionisti può essere il vero arricchimento di un’esperienza come questa. Perché possono allargare il nostro modo di vedere, di ascoltare, di concepire non solo il nostro personalissimo linguaggio musicale, ma anche il nostro approccio filmico e cinematografico.

CS: Terra ribelle (Cinzia TH Torrini, 2010)
FB: E’ stato uno dei lavori più completi e divertenti. Ho cominciato a lavorare a questo progetto senza neanche conoscere Cinzia, che ha ascoltato i miei provini mentre girava in Argentina. Ricordo ancora la prima “conference call” via Skype, con una camicia nuova e il mio studio completamente riordinato! Man mano però che realizzavo i provini, Cinzia si affidava sempre più. Era molto contenta dei brani che le inviavo (direttamente in Argentina), e mi chiedeva sempre nuove idee, nuove emozioni, lasciandomi libero di creare. Ogni sera le mandavo brani, realizzati al computer con dei buoni campioni e con l’ausilio di alcuni solisti registrati nel mio studio per dare anima e corpo alla colonna. Lo sviluppo è stato molto interessante perché in questa serie Rai in sette puntate ci sono tutte le grandi emozioni, i duelli, gli inseguimenti, i paesaggi, i rapporti umani che una grande storia può raccontare. Ci sono personaggi misteriosi, mistici, onesti, bugiardi. Ogni suono della colonna racconta uno di questi aspetti. Con un buon budget (sei turni di orchestra più i solisti) ho realizzato più di cento brani (tra M e Sub M, cioè tra brani principali e versioni alternative), con l’aiuto dei miei amici fonici Fabio Ferri e Daniela Bombelli, che mi hanno sostenuto, supportato e sopportato anche durante le lunghe notti passate a lavorare! Tre settimane in studio. Giorno e (spesso) notte!

CS: Il restauratore (Giorgio Capitani, Salvatore Basile, Enrico Oldoini 2012-2014)
FB: Sono passato da inseguimenti, sparatorie, tradimenti e amori, alla storia di un uomo che riceve un dono, un potere che non sa gestire. Il conflitto che genera questo potere, la capacità di entrare in contatto con il cuore delle persone, il bisogno di comprendere profondamente perché sia stato dato proprio a lui questo dono, sono alla base delle scelte musicali di questa serie. Se la precedente (Terra Ribelle) aveva temi costruiti su ritmi molto forti, qui l’epicità si fonde con l’intimità, e diventa magia. E’ stata la prima volta che mi sono cimentato con l’”esoterico”: una bottega misteriosa, il potere di vedere il futuro, gli oggetti da restaurare che celano misteri. Ho sviluppato un primo tema, di getto, che in un primo momento non ha convinto né il produttore Alessandro Jacchia né i registi (Giorgio Capitani e Salvatore Basile). Lo trovavano poco “immediato”, ad un primo ascolto “poco orecchiabile”, e credo sia vero. Ho sviluppato così una ventina di altri temi, che spaziavano dalla comedy al mistero, dal giallo al thriller. Ma più ascoltavamo quel primo brano, vedendolo montato sulle scene, più cominciava a convincere tutti. Credo sia stata una scelta coraggiosa, ma anche importante: si dice spesso che la musica da film debba essere “orecchiabile”, cantabile, facilmente fruibile. Ed è vero perché un leitmotiv ci fa affezionare nel breve tempo alla storia. Ma una serie, composta da diverse puntate, ha uno sviluppo emotivo diverso. In questo particolare caso, il protagonista conquista lentamente la propria sicurezza, la propria forza attraverso il continuo legame con questo dono. E quel tema musicale racchiude, a mio avviso, questa profondità e quell’evoluzione. Un altro aspetto interessante di questa serie è il confronto con diversi registi. Tipico delle serie americane, meno comune in Italia, una serie diretta da più registi apre ovviamente ad un confronto più ampio. Gli ultimi quattro episodi della prima serie, diretti da Salvatore Basile, avevano un ritmo più “action” richiedendo una colonna più “incalzante” e meno tematica rispetto alle puntate di Capitani. Nella seconda serie invece, diretta da Oldoini, è stato necessario introdurre nuovi temi portanti, non solo per l’entrata in scena dei nuovi personaggi, ma per il diverso equilibrio che mistery, comedy e thriller avevano rispetto alla prima serie, grazie all’occhio di un diverso regista.

foto fabrizio bondi ipadCS: Terra ribelle, Il nuovo mondo (Ambrogio Lo Giudice, 2012)
FB: Non credo che Il Nuovo Mondo possa essere considerata una seconda serie di Terra Ribelle. E’ una storia interamente nuova. E’ ambientata in un luogo completamente diverso, con una colonna quasi totalmente ricreata. In uno scenario tra le cascate Iguazù e le terre brulle del Sud America, si narra una storia completamente nuova. Ho scelto di affidare i nuovi temi a strumenti etnici (flauti, percussioni, addirittura l’Udu decontestualizzato ovviamente dalla sua area di provenienza). Ho descritto musicalmente per la prima volta nella mia vita un Forte comandato da un capitano malvagio, un deserto minaccioso, le cascate Iguazù tra le più belle del mondo. E’ una delle colonne che più mi rappresenta e ancora oggi quando l’ascolto mi riconosco, probabilmente per un desiderio di evasione, di descrivere attraverso la mia musica mondi diversi da quello reale.

CS: Ragazze a mano armata (Fabio Segatori, 2014)
FB: La storia di tre ragazze squattrinate e universitarie che scoprono in casa una borsa piena di soldi: l’origine dei loro guai. Un’action comedy ambientata completamente in Sicilia. Un confronto quasi quotidiano con Fabio Segatori, il regista, che ha seguito praticamente ogni nota, ogni fotogramma, ogni Sync, e che è stato presente anche durante la fase compositiva. Un metodo sperimentale, diverso, un brainstorming diffuso, dal quale però sono nate tante nuove idee, con un cambio totale di atmosfera rispetto al mio mondo espressivo. L’orchestra diventa uno dei tantissimi elementi, mentre la maggior parte delle idee nasce da suoni particolarissimi di chitarra ed elettronici (Fabio è un amante della musica elettronica, e della Techno!) strizzando però l’occhio, in alcuni momenti, a citazioni western e al marranzano. Sicuramente stimolante!

CS: Basta poco (Andrea Muzzi, Riccardo Paoletti, 2015)
FB: Sono stato chiamato dal produttore, ma conoscevo già uno dei due registi, Riccardo Paoletti, con cui avevo realizzato un bellissimo documentario sulle maestranze di Cinecittà. Diretto a quattro mani insieme ad Andrea Muzzi, che ne è anche il protagonista, Basta Poco ha una colonna sonora molto particolare: dopo aver abbandonato una musica stile Bregovic, inserita come musica di appoggio, Riccardo mi ha chiesto un sound particolarissimo: una colonna che avesse il sapore di una musica suonata da una banda amatoriale scanzonata di paese che suona sempre dalla… piazza accanto. L’idea mi ha molto divertito e ho deciso di suonare tutti gli strumenti personalmente. Così nella colonna non mancano stonature, note fuori tempo, rumori… Come se si trattasse di una musica live suonata da una banda un po’… particolare!

CS: Anna e Yusef (Cinzia Th. Torrini, 2015)
FB: Amo i temi che racchiudono una sensazione malinconica, perché quando la musica aiuta a commuovere arriva dritta al cuore e lo scalda. In questo caso però, Cinzia voleva una musica completamente diversa, che aiutasse a raccontare una storia di forza, di amore che vince oltre le mille difficoltà. Sono nate delle canzoni, un sound etnico (parte della vicenda è ambientata in Tunisia) ed epico (per raccontare proprio questa forza). Ma anche un sapore meno classico, con suoni elettronici. Cinzia cercava qualcosa di “moderno”, ben lontano dai suoni sinfonici di Terra Ribelle.

foto fabrizio bondi studioCS: Quali sono i suoi compositori italiani e stranieri preferiti di musica per film?
FB: Seguo tantissimo i compositori che riescono a creare qualcosa di nuovo in ogni film, pur mantenendo un loro gusto, una loro firma. Per questo amo i contemporanei quali Hans Zimmer, Michael Giacchino, Thomas Newman. Ogni colonna è completamente diversa nell’uso dell’elettronica, del colore orchestrale, delle scelte tematiche, ma tutte mantengono una loro forte caratteristica. Amo tantissimo anche Morricone, John Williams, Nino Rota. Ho avuto modo di studiare le loro partiture e ovviamente sono parte del mio percorso didattico. Sono molto incuriosito da che cosa potrà succedere nei prossimi dieci anni. Secondo me l’uso dell’elettronica diventerà sempre più presente e in molti casi sostituirà il linguaggio orchestrale. Spero solamente che ritorni, prima o poi, un desiderio di costruire temi all’interno della colonna sonora, perché la forza tematica è a mio avviso ciò che distingue un compositore dagli altri. Ovviamente anche le scelte strumentali distinguono, ma negli ultimi anni è sempre più difficile trovare la firma inconfondibile di un autore. Speriamo.

Cosa significa per lei “musica per immagini”?
FB: Il compositore di una “musica per immagini” ha come obiettivo quello di saper emozionare. Il tipo di emozione da creare attraverso la musica dipende dalle scelte del regista e dal racconto. Ciò che è importante, a mio avviso, è che quella musica si fonda con la narrazione e con il linguaggio visivo per creare un’emozione unica, che arrivi dritto al cuore dello spettatore. Il ruolo della musica applicata è a mio avviso molto cambiato negli anni e cambierà ancora. Ma continuerà ad avere uno scopo fondamentale: quello di raccontare attraverso un sottotesto, un non detto, un irrazionale, che lo spettatore percepisce come qualcosa di incontrollabile. E questo aspetto della musica è a mio avviso una caratteristica molto potente in mano al compositore e al regista che decide che ruolo avrà la colonna all’interno del suo film.

Per ascoltare brani delle colonne sonore di Fabrizio Bondi cliccate sul suo sito ufficiale:
http://www.fabriziobondi.com/

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