Le note di Locarno 2015: ripercorriamo l’evento del mese con Diego Ricco

Le note di Locarno 2015: ripercorriamo l’evento del mese con Diego Ricco

L’evento che ha contraddistinto agosto è stato il 68° Festival del film di Locarno. La kermesse si è chiusa in concomitanza con il week-end di Ferragosto, cosa che le ha conferito un’aura speciale. E speciale è stato anche il clima: ricorderemo questa edizione del Festival come la più arroventata degli ultimi anni. Un calore dal sapore africano che ci ha fatto bollire ma non demordere. I motivi per ricordare le anteprime di questo 2015 sono davvero molti, abbiamo quindi deciso di ripercorrere la maratona festivaliera da una prospettiva diversa dal solito, attraverso le sue melodie.



Diego Ricco in radio

Per leggere sotto tale luce quanto visto (e commentato man mano nel diario che potete raggiungere con un semplice click QUI), abbiamo chiesto di farci compagnia a un musicista, a un esperto di colonne sonore, a uno speaker radiofonico nonché imprenditore, Diego Ricco. Diego è stato il nostro Virgilio nelle acque ricolme di armonia e poesia che hanno segnato l’estate locarnese di molti di noi.
Ecco cosa ci ha raccontato.

Colonne Sonore: Caro Diego grazie di essere con noi oggi.
 Se ti dico Locarno 2015, cosa mi rispondi? Quali sono le prime immagini che ti vengono in mente?

Diego Ricco: Sicuramente, mi ritorna in mente la magia di passeggiare nella bellissima Locarno, al termine della proiezione di Piazza Grande, in un’estate caldissima come quella di quest’anno. Spesso, infatti, dimentichiamo che il nostro Festival si svolge all’aperto quindi necessita obbligatoriamente del bel tempo e la fortuna, in questo 2015, ci ha davvero baciato.
Il secondo pensiero va agli incontri con le star Edward Norton e Andy Garcia. Il primo è stato di un’umanità e un’umiltà ben lontana da quanto spesso la carta patinata ci induce a credere; il secondo, invece, ci ha svelato meccanismi del mondo del cinema che spesso non conosciamo o ignoriamo – per esempio, il suo casting per Il Padrino Parte 3.



Andy Garcia a Locarno © Tosi-Photography

CS: La sorpresa più bella e le eventuali note stonate di questa 68° edizione?

DR: Per me il programma è stato il vero exploit, ciò che ha reso questa edizione la migliore sotto la direzione Chatrian, e una delle più belle in generale. Era perfettamente equilibrato. Ha saputo alternare cinema d’autore a opere per il grande pubblico, i film in concorso erano tutti di alto livello, la Piazza è stata spettacolare e la retrospettiva ha offerto una panoramica a 360 gradi come in poche altre occasioni.
Passando alle sorprese negative, ho percepito una minor affluenza rispetto agli altri anni. Spero che le statistiche mi smentiscano ma, per le strade, alle proiezioni e agli eventi mondani, non ho visto l’affollamento tipico delle precedenti edizioni. Confido sia una situazione passeggera, legata al caro-euro o altro evento transitorio. Altra stonatura, che negli ultimi anni sta diventando un’abitudine, sono state le critiche. Non voglio dire che non si debba essere aperti al dialogo, all’ascolto dei giudizi altrui, lo scambio è sempre costruttivo, trovo solo controproduttivo fare pressioni per ogni nonnulla su un team che deve fronteggiare le naturali problematiche organizzative di un evento di portata internazionale e deve tenere testa ad una concorrenza interna (ed esterna) in costante crescita.



Il pubblico in Piazza Grande © Tosi-Photography

CS: Addentriamoci ora nel Programma. Qual è stata la pellicola che ti ha colpito maggiormente? E quali saranno i titoli che il pubblico non dovrà perdere nei prossimi mesi?

DR: Mi ha colpito Right Now, Wrong Then, il vincitore del concorso. Un film arrivato dalla lontana Corea del Sud che mi ha fatto riflettere sulle infinite sfumature del linguaggio, sui modi in cui le persone possono esprimersi e comunicare. Un fare cinema molto diverso da quello a cui siamo abituati qui in Europa ma sorprendente e efficace, con una abilità comunicativa che va ben oltre quella verbale – non dimentichiamo che il coreano a noi risulta davvero incomprensibile.
Gli imperdibili saranno: del Concorso, Schneider vs. Bax mentre della Piazza ben tre. Il primo ha le caratteristiche tipiche delle opere girate in piccoli ambienti. Non ha una gran scenografia, non accade alcuno sconvolgimento, ma la fotografia spettacolare, le immagini accurate e la sceneggiatura intelligente lo rendono completo e molto particolare, direi unico, da vedere. Di Piazza Grande, invece, suggerirei il toccante Southpaw, storia di coraggio e rinascita; il divertente, ma non sguaiato, Trainwreck scritto da un’autrice di cui sentiremo ancora parlare in futuro; e Guibord s’en Va-t-en Guerre, film garbato, ironico, che dimostra come anche senza grandi budget si possano incollare le persone alla poltrona, farle ridere e indurle a riflettere sulle dinamiche della politica. Con semplicità mostra come i meccanismi di potere siano uguali in tutto il mondo. La comunicazione, i trucchi e i pastrocchi sono senza nazionalità.

 



Amy Schumer e Kim Carmele alla conferenza stampa di TRAINWRECK © Tosi-Photography

CS: Dato che il Festival si svolge in terra confederate,  come ti sono sembrate le proposte elvetiche?

DR: Ho visto solo La vanité e Amnesia entrambe in Piazza Grande, quindi mi baso su quelle e non mi hanno particolarmente entusiasmato. In particolar modo La vanité, la considero una delle proposte più deboli del programma all’aperto. Non è riuscito a coinvolgermi sotto alcuna angolazione. Il soggetto, la colonna sonora, la recitazione, la forzata unione di comicità e dramma, nulla ha funzionato, al contrario dell’efficace Me Earl and the Dying Girl, altra pellicola in cui il sorriso abbracciava il dramma.

CS: Direi che sei stato un assiduo frequentatore della meravigliosa Piazza Grande, quale serata ti rimarrà nel cuore?

DR: La serata più coinvolgente ha coinciso con quella più personale ed è stata quella de Il cacciatore. Pioveva a dirotto (una delle poche volte, per fortuna), il film è iniziato intorno alla mezzanotte ed è terminato alle 3:00 del mattino, circa. L’atmosfera era surreale e molto intima. Lo spettatore si sentiva dentro il film. Un capolavoro. Sono il primo a essere rimasto toccato non solo dall’alta qualità di sceneggiatura e regia ma, soprattutto, emotivamente. Le musiche, dei titoli e quella ricorrente, mi hanno regalato il momento più alto del Festival.



Il Presidente Marco Solari con Michael Cimino
© Festival del Film Locarno / Massimo Pedrazzini


CS: Soffermiamoci sul lato musicale, quali melodie sono riuscite a stregarti?

DR: La melodia de Il cacciatore a parte, mi ha colpito Guibord s’en Va-t-en Guerre e il suo uso eccezionale delle musiche. Da un lato, veniva mostrato un panorama tipicamente nordico, con boschi di conifere e clima rigido, dall’altro i ritmi erano quelli caldi della salsa. Ciò che a prima vista potrebbe apparire come una contraddizione, in realtà è stato il mezzo che ha permesso di creare con successo un’atmosfera che fosse al contempo surreale, comica e in grado di farci riflettere. Quando si dice un uso geniale della colonna sonora!
Facendo, invece, un tuffo nel passato, le opere di Bellocchio hanno dimostrato l’importanza di un uso attento della musica nei film. Un esempio tra tutti, in Buongiorno, notte un brano dei Pink Floyd viene montato in maniera magistrale (le persone del settore se ne accorgono immediatamente). Sarebbe bello che le nuove leve prestassero una cura altrettanto fine e dettagliata nel creare le colonne sonore dei propri lavori. I giovani registi non sembrano invece dare importanza a tale aspetto, sarebbe quindi auspicabile apprendessero da maestri come Bellocchio e/o dalle grandi coppie creative (penso a Ennio Morricone e Sergio Leone, a John Williams e Steven Spielberg) che collaborano in totale sincronia, coinvolgendo uno nel lavoro dell’altro. Suono e immagini devono coordinarsi per riuscire a emozionare chi guarda.



Il Direttore Artistico Carlo Chatrian con Marco Bellocchio © Tosi-Photography

CS: A questo punto è d’obbligo pizzicare qualche corda personale. Nasci matematico e musicista, divieni imprenditore e compositore di colonne sonore e ti trasformi, quasi per caso, in speaker radiofonico: come fai a unire tante passioni e talenti?

DR: Ho una natura poliedrica e una grande curiosità mi accompagna sin da bambino. Ho bisogno di scoprire continuamente, rifuggo la noia e, pensa, vorrei fare molte più cose. Purtroppo, però, la giornata ha solo 24 ore e… devo anche dormire. Comunque, un fil rouge c’è: la musica e la matematica si abbracciano e sono sempre stato imprenditore di me stesso, farlo per gli altri è stato naturale.

CS: Da dove nasce il tuo amore per una musica così unica come quella da film?

DR: Ho sempre amato la musica a 360 gradi e il cinema, complice proprio il festival di Locarno. Tra i venti e i trent’anni mi sono avvicinato con tanta passione al cinema e me ne sono innamorato. A quel punto mi sono domandato come collegare le due arti e ho deciso di tornare a studiare. Prima ho conseguito un diploma al Berklee College, poi sono riuscito ad ottenere le prime, importanti, collaborazioni nel settore.



Diego Ricco

CS: Un’ultima domanda: progetti per il futuro? Ci porterai un po’ di Festival on-air?

DR: Sicuramente il Festival mi dà modo di conoscere e scoprire cose che poi porterò in radio. La kermesse locarnese non è, infatti, solo un appuntamento in cui dare libero sfogo alla passione per la settima arte ma una piazza importante a livello lavorativo, è un luogo dove si scoprono ogni volta nuove voci. In generale, le collaborazioni con la Radio Svizzera RETE 2, sul jazz e le colonne sonore, proseguiranno. Recentemente ho anche scritto e prodotto le musiche per un racconto per bambini, esperienza totalmente nuova che potrebbe essere l’inizio di future collaborazioni. Chissà.

Ringraziamo Diego per averci fatto rivivere il Festival attraverso la sua musica e, data la natura della chiacchierata, vi ricordiamo che questa intervista uscirà in contemporanea su MaSeDomani.com e su ColonneSonore.net

Per ascoltare Diego, ecco qualche link:

Diego Ricco, Il viaggio della musica da film – Ospite di Salvatore Maria Fares [clicca qui]
Diego Ricco a Jukebox 900 [clicca qui]
Diego Ricco a Birdland per i cento anni di Billy Strayhorn [clicca qui]

Leggi l’intervista sul sito di MaSeDomani:

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