La “Scary Music” degli Alvarius: sonorità horror tutte italiane!

locandina_tulpa.gifLa “Scary Music” degli Alvarius: sonorità horror tutte italiane!

Abbiamo incontrato il gruppo The Alvarius, al secolo i compositori Andrea Moscianese e Francesco Zampaglione, i quali hanno scritto le partiture per i film dell’orrore di Federico Zampaglione, Shadow (2009) e Tulpa – Perdizioni mortali (2013). Si sono raccontati singolarmente sulle medesime esperienze compositive con le pellicole succitate, e non solo, visto che i due  film del leader dei Tiromancino (gruppo del fratello maggiore di Francesco Zampaglione, per il quale il medesimo ha scritto e musicato diverse canzoni famose) non rappresentano la loro prima vera escursione nel mondo cine-musicale. E i loro racconti e aneddoti sono davvero interessanti per capire dove vira e cosa omaggia la nuova musica horror italica.

Intervista ad Andrea Moscianese:

Colonne Sonore: Una domanda a brucia pelo: cos'è per te la "scary music"? Come si crea una colonna sonora horror?
Andrea Moscianese: Per “Scary Music”, ignorando se esso sia un termine che indica uno specifico genere, intendo una musica che ha una specifica funzione e cioè quella di esaltare un determinato stato d’animo che la scena in questione vuole comunicare, quindi suspence, thrilling, paura, inquietudine, etc.
Il cinema horror è molto legato alla musica, che risulta sempre molto presente. Quindi nell’atto di creare una colonna sonora horror bisogna rivestire la musica di un protagonismo, di un carattere che spesso va controllato o addirittura eliminato in altri generi cinematografici.

CS: Che differenze hai affrontato nell’approccio a Shadow e Tulpa - Perdizioni mortali, ambedue pellicole horror di Federico Zampaglione?
AM: Shadow, per quanto mi riguarda, era il mio primo lavoro nel campo horror.
La direzione è stata di grande sperimentazione specialmente su sonorità noise che bene si adattavano ad un film molto onirico. Ciò che abbiamo inserito è stato il bagaglio di esperienze vissute precedentemente al film.
Tulpa ha subito un processo di razionalizzazione che lo stesso film ha richiesto.
L’utilizzo di strumenti etnici come richiamo alla sceneggiatura, e, forse, una maggiore identità sonora… è come se sapessimo già che direzione prendere.
Lo stesso regista abbandona la deriva onirica di Shadow per approdare nel giallo di Tulpa, che per definizione vuole una sceneggiatura ben definita con delle regole ben precise.
Ecco! E' come se anche la musica di Tulpa rispettasse delle regole che in Shadow mancavano e ci permettevano di essere più "folli".

CS: Hai dei punti fermi cine-musicali quando componi una partitura orrorifica? E quali nei casi di Shadow e Tulpa?
AM: Non si può parlare di punti fermi ma è chiaro che il nostro glorioso passato compositivo è una continua fonte d’ispirazione. Sicuramente sperimentare e cercare di far convergere tutta la nostra esperienza acquisita nel gestire vari generi, ma anche l’utilizzo di strumenti analogici, etnici, cioè conservare una certa artigianalità anche usando in alcuni casi campionatori o drum machine. “Deterritorializzare” il suono ed “emotivizzarlo”, non dimentichiamoci che stiamo esprimendo uno stato d’animo.

foto_andrea_moscianese.jpgCS: Da dove nasce la tua passione per la musica in generale, e per quella applicata in particolare?
AM: Suono strumenti sin dall’età di 7/8 anni, ho iniziato con il pianoforte per poi studiare anche chitarra, non ricordo il giorno in cui è nata questa passione, è sempre stata li dentro di me. Non ho avuto genitori appassionati che mi hanno influenzato, era già tutto li. Un privilegio ma anche una condanna…
La passione per la musica applicata invece è nata grazie a Francesco che nel 2006 (credo) mi coinvolse in un lavoro per Mediaset.
Realizzammo insieme, anche a Daniele Rossi ed Emiliano Di Meo, la colonna sonora di 48 ore, serie tv con la regia di Eros Puglielli, un lavoro lungo che fu come una nave scuola ed allo stesso tempo un colpo di fulmine.

CS: Perchè il nome The Alvarius per il vostro duo di musicisti, compositori e cantautori?
AM: Bufo Alvarius è la rana il cui dorso se leccato provoca allucinazioni.
In Shadow è presente una scena in cui Mortis, il mostro torturatore, ne fa uso per avere visioni di morte.
Ai tempi l’intenzione era di creare una band per i nostri lavori e così prendemmo ispirazione dal film stesso.

CS: La tua colonna sonora per Shadow e Tulpa contiene elementi armonici, strumentali e melodici legati al passato compositivo di autori horror come il gruppo dei Goblin per Dario Argento e Fabio Frizzi per Lucio Fulci. I loro nomi sono dei capisaldi per il genere “de paura” cine-musicale italiano. Bisogna per forza guardare al passato quando si compone musica horror o si possono ancora scovare dei suoni e delle melodie nuove, attuali per creare musicalmente la "Paura"?
AM: Non credo che bisogna guardare per forza al passato per comporre musica horror, le nuove frontiere musicali, la sintesi del suono, sound design, computer music, elettronica sono tanti esempi di nuovi approcci alla realizzazione di una colonna sonora. E' comunque vero che il nostro passato è così tanto prestigioso e, forse, ancora da esplorare che l’esserne influenzati risulta bello e semplice.
Gioca un ruolo importante anche la natura del film stesso e che mondi musicali esso suggerisce.
E' indubbio che il regista con l’ultimo lavoro abbia voluto omaggiare un cinema di cui l’Italia si vanta in tutto il mondo, e diciamo che la musica gli è un pò andata dietro.

CS: Cosa vuol dire "Musica per immagini"?
AM: Per musica per immagini s’intende quella musica al servizio della scena, spogliata di qualsiasi protagonismo, come si suol dire una musica di cui non ti devi neanche accorgere mentre guardi il film ma che amplifica lo stato d'animo che la sequenza vuole comunicare.

CS:Quali sono i tuoi impegni futuri nel campo delle colonne sonore?
AM: Da un paio d’anni collaboro con Claudio Giovannesi, giovane regista in ascesa.
Insieme abbiamo realizzato le musiche del suo Alì ha gli occhi azzurri e del documentario Wolf.
E' in cantiere un altro film che vedrà la luce credo il prossimo anno.

locandina_shadow.jpgIntervista a Francesco Zampaglione:

Colonne Sonore: Una domanda a brucia pelo: cos'è per te la "scary music"? Come si crea una colonna sonora horror?
Francesco Zampaglione: Ciao Max, intanto grazie per lo spazio che ci dedichi... non capita spesso di parlare di musica per film e noi siamo orgogliosi di farlo qui con te!
Io nei film cerco sempre di partire immaginando che tipo di frequenze devo usare per quelle determinate immagini, che strumenti usare per legarmi il più "naturalmente possibile" al suono che il film ti offre! Dici: “ma quale suono se la musica la devi fare tu?” Il film senza musica già ha una sua atmosfera sonora, data da i rumori, dai dialoghi, è da li che inizia la musica! A questo punto decido quale potrebbero essere i musicisti ideali con cui collaborare ed inevitabilmente mi viene in mente Andrea “mugen” Moscianese… Uno dei musicisti più creativi e completi che abbia mai conosciuto, infatti, da quando ci siamo incontrati, nel 2005, non abbiamo più smesso di lavorare insieme. Dicevamo, la musica inizia dal suono del film, dai rumori, dai dialoghi, ma soprattutto dai silenzi. E' partendo da quei silenzi che capisco, quasi mi sembra di sentire, i primi suoni, le prime note! Di solito a fine prima visione ho già immaginato gran parte del film, a quel punto spiego ad Andrea che tipo di sonorità vorrei usare nel film e si comincia! In genere per iniziare individuo qualche scena più ritmata, e seguo il ritmo come in una jam session, fatta la ritmica aggiungo qualcosa utilizzando quelle frequenze di cui sopra, etc. Per me questo genere cinematografico è in assoluto il più divertente e interessante tra tutti, soprattutto per chi ha la fortuna di affrontarlo come musicista! Nella fase che vi dicevo, cioè nella scelta della strumentazione, puoi sperimentare al massimo livello, è ovvio che per far paura è necessario sorprendere, quindi offrire qualcosa di "mai sentito" diventa parte fondamentale per la riuscita della scena! Posso dire che si, per un musicista questo è veramente il massimo!

CS: Che differenze hai affrontato nell’approccio a Shadow e Tulpa - Perdizioni mortali, ambedue pellicole horror di Federico Zampaglione?
FZ: Per quello che riguarda il mio modo di produrre musica devo dire che il fatto che in queste colonne sonore si sentano echi anni ‘60, ‘70, non dipende da una mia scelta relativa ai film, difatti, sono un amante della musica di quegli anni e le mie produzioni, anche nella musica italiana come ad esempio con i Tiromancino, sono sempre molto influenzate da quegli anni, non tanto per la scrittura o gli arrangiamenti ma soprattutto per l’uso di una strumentazione quasi completamente analogica, integrata solo in talune fasi dal digitale! Detto questo, ricordo che quando vidi Shadow, la prima cosa che mi venne di fare furono una serie di sonorizzazioni della foresta...ne parlai a Mugen (Moscianese), e iniziammo a tirare fuori l’anima di questa foresta nera....dove i suoni inquietanti del bosco si mischiavano a i suoni, altrettanto demoniaci, prodotti dalle nostre chitarre e i nostri moog...poi da queste orchestrazioni infernali, prendevano vita dei pezzi che fuggivano completamente dalle tenebre fino ad arrivare a quelle sensazioni paradisiache che solo i panorami delle montagne ti possono dare! Siamo stati orgogliosi di far parte di un film così bello e così importante, che ha portato la nostra musica in giro per il mondo! Nel metodo, Tulpa, non è stato molto diverso, voglio dire la strumentazione era simile...era il film molto diverso, le scene ti chiamavano un altro sound, a mio avviso il tutto era molto suggestivo...l’inizio era veramente da grande giallo, veramente blue! Scusate il gioco di parole ma musicalmente era assolutamente blues, anzi jazz...credo che sia il fondamento del noir, da li il suono è partito con naturalezza per una linea più legata alla musica nera, più ritmica, più metropolitana...a parte le scene legate al locale Tulpa, che essendo un locale di stile orientale, richiamava tutto un mondo musicale che tutti hanno ben presente, cioè la grandissima musica orientale, nella fattispecie tibetana, con il suo enorme bagaglio di strumenti di ogni tipo, che noi abbiamo integrato nel nostro sound con grande gioia!!!

CS: Hai dei punti fermi cine-musicali quando componi una partitura orrorifica? E quali nei casi di Shadow e Tulpa?
FZ: In generale un punto fermo c’è: fare meglio del silenzio! Non è affatto facile, ma è la condizione fondamentale perchè la musica abbia un senso nella scena! Io poi sono un minimalista, amo le cose scritte bene che funzionano con poco....poco arrangiate, poco prodotte, poco falsificate!

CS: La tua colonna sonora per Shadow e Tulpa contiene elementi armonici, strumentali e melodici legati al passato compositivo di autori horror come il gruppo dei Goblin per Dario Argento e Fabio Frizzi per Lucio Fulci. I loro nomi sono dei capisaldi per il genere “de paura” cine-musicale italiano. Bisogna per forza guardare al passato quando si compone musica horror o si possono ancora scovare dei suoni e delle melodie nuove, attuali per creare musicalmente la "Paura"?
FZ: Come ho già detto, io non credo che la mia musica sia completamente ispirata al passato…è innegabile che la scelta degli strumenti sia quella di una strumentazione analogica, ma per un motivo tutt’altro che nostalgico…infatti dagli anni ottanta in poi, ogni strumento costruito e messo in vendita, era un tentativo di emulare la strumentazione del ventennio precedente però a meno costo e meno ingombrante…il problema è che non si è mai riusciti ad avvicinarsi alla qualità dei suoni che si imitavano e così molti musicisti preferiscono usare gli originali! Alcune tecnologie interessanti, a volte rivoluzionarie, sono state prodotte anche negli anni ottanta, novanta, prendiamo ad esempio i campionatori…legati soprattutto al movimento hip hop ma non solo: io ho lavorato tantissimo in questo genere a partire dalla fine degli anni ottanta, ho avuto la fortuna di conoscere musicisti pazzeschi come Ice One (probabilmente il primo produttore HH italiano sia anagraficamente che come qualità delle sue produzioni). Credo che il mio stile sia proprio l’incrocio tra un rocchettaro e un patito di hip hop, e di musica elettronica, quindi sia nei film che nella musica italiana le mie produzioni risentono di queste influenze!

foto_federico_francesco_zampaglione.jpgCS: Da dove nasce la tua passione per la musica in generale, e per quella applicata in particolare?
FZ: La mia passione per la musica è un vizio di famiglia. Tutta la famiglia di mio padre è super appassionata di musica, qualcuno lo fa di mestiere altri solo come hobby, ma comunque suonano quasi tutti…anche mia madre cantava a me e a mio fratello le canzoni di De Andrè, Luigi Tenco e altri cantautori. Amando molto tutti i generi musicali, compresa la musica classica, ho sempre cercato di utilizzare tutta la musica che studiavo a 360 gradi…per questo probabilmente ho sempre visto le colonne sonore come un luogo perfetto per la sperimentazione “trans gender”, al di la dei generi!

CS: Perchè il nome The Alvarius per il vostro duo di musicisti, compositori e cantautori?
FZ: The Alvarius è un nome che usiamo per le colonne sonore, l’abbiamo preso da un “personaggio” di Shadow e cioè un piccolo rospo “allucinogeno” che viene leccato in una scena molto psichedelica da Mortis, il cattivo del film!

CS: Cosa vuol dire "Musica per immagini"?
FZ: Lavorare per immagini quando si fa musica non è un metodo che vale solo per le colonne sonore, io con i miei collaboratori faccio sempre esempi visivi per spiegare le atmosfere; c’e’ un famoso aneddoto di John Lennon che chiedeva al fonico di fargli il suono del pezzo come fosse un arancia! Ecco queste cose capitano continuamente in studio, non sono affatto strane…dire non so, qui ci vuole un suono notturno, o splendente, sono tutti aggettivi “musicabili”, certo ci vuole una certa intesa con i tuoi collaboratori, altrimenti rischi di mandare qualcuno in confusione!

CS: Quali sono i tuoi impegni futuri nel campo delle colonne sonore?
FZ: Sto lavorando su un bellissimo cortometraggio girato da mio fratello Federico (stavolta sono da solo), si intitola Remember, e spero girerà nei festival del genere, e credo si vedrà anche in tv, visto che vi partecipa anche la RAI!

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