"Elisa, una voce: espressione dell'anima!"

foto_elisa_angelo_trani.jpg"Elisa, una voce: espressione dell'anima!"

Elisa Toffoli di Monfalcone, in arte solamente "Elisa", è una cantautrice friulana che ha saputo distinguersi con successo nella scena musicale italiana degli ultimi dieci anni. Inizia la sua carriera debuttando nel 1997 con l'album "Pipes & Flowers", al quale seguiranno altri quattro album di successo, ("Asile´s World" ,
"Then Comes the Sun", "Lotus" "Pearl Days"), e il recente Greatest Hits "Soundtrack '96 - '06" (disco di diamante con oltre seicentomila copie vendute). In questo periodo di produzione discografica Elisa riceve molti premi e riconoscimenti per il suo lavoro nel campo musicale, ma sono soprattutto i suoi pezzi a dimostrare il suo valore di artista senza eguali, grazie ad uno spiccato talento, e ad un'eccezionale padronanza vocale. Leggendo i suoi testi e ascoltando le sue canzoni si avverte quanto la sua produzione artistica sia genuina e si percepisce quanto la sua musica provenga dal cuore. La sua voce è espressione dell'anima e le sue composizioni ne rivelano la fragilità e la forza. Nella sua arte si scorge un'umile e disarmante semplicità, come il fiore o il raggio di sole che filtra dalle nuvole, e si assapora la celebrazione della natura umana e delle sue espressioni, nei tratti essenziali, talvolta irrazionali, ma così autentici e veri.
Elisa, si dimostra sensibile al fascino suggestivo delle immagini, partecipando a diverse gallerie fotografiche in cui espone le sue opere e il suo modo di vedere. E' molto probabile che questa passione abbia contribuito al riuscito connubbio tra musica e immagini, che contraddistingue le sue recenti collaborazioni al mondo del cinema.
Infatti, la cantautrice firma diverse colonne sonore con brani di successo, Casomai, Ricordati di me, All The Invisible ChildrenMelissa P. e Manuale d'amore 2 - capitoli successivi.
Colonne sonore ha avuto l'occasione d'intervistare la musicista friulana in merito a queste collaborazioni: Elisa si è dimostrata gentile e molto disponibile regalandoci una lunga intervista.

Colonne Sonore: Com'è nata la tua collaborazione con il cinema?
Elisa: La mia prima collaborazione, se non ricordo male, è stata con il regista Alessandro D'Alatri, un grande amico di Caterina Caselli, la mia discografica.
D' Alatri stava finendo le riprese del film Casomai con Fabio Volo e Stefania Rocca.
Io invece stavo terminando la registrazione del mio terzo album. Alessandro ha ascoltato alcune tracce del mio disco e ha scorto qualcosa in esse, così ha deciso di chiedere a Caterina se poteva nascere una collaborazione tra noi.
Era interessato ad usare quei pezzi perchè gli sembravano giusti per il tipo di suggestione che voleva creare con il suo film. Così è nato tutto: sono state usate due canzoni, "Heaven Out Of Hell" e "Dancing".
Tuttavia fu una collaborazione non proprio "diretta" perchè io avevo già finito di scrivere la musica e avevo già deciso di registrare le canzoni in quel modo prima che D' Alatri mi chiedesse di usarle nel film: non si trattò quindi di una contaminazione vera e propria.
Invece, la volta successiva, con Gabriele Muccino, per la pellicola Ricordati di Me, c' è stato un approcio diverso.
Gabriele mi ha chiamata chiedendomi di interpretare la canzone "Almeno tu nell'universo" e voleva che, in qualche modo, fosse riflessiva, perchè sapeva già dove metterla nel suo film: alla fine.
E' stata la prima volta in cui ho riflettutto pensando alle immagini. Insieme a Michele Centonze, produttore di Jovanotti e di Pavarotti, ho lavorato molto sull'emozione in rapporto all'immagine.
E' il primo lavoro che considero veramente di contaminazione con il cinema.

CS: Qual è, secondo te, la differenza nel comporre una canzone per un film o nello scrivere un pezzo a sé stante?
E: Sono due cose completamente diverse. Quello che ho scritto pensando a immagini cinematografiche è stato fortemente influenzato dal progetto per cui l'ho realizzato. Mentre tutto quello che scrivo al di fuori di questo ha delle regole diverse, è più sconfinato, ha un campo, un raggio più grande.
Quando scrivo ruoto attorno a qualcosa di cui sento il bisogno di parlare, ciò che esprimo è molto più parte di me, è molto più personale. Mentre se scrivo per il cinema mi sento più di aiutare in qualche modo il regista a dire quello che lui vuole esprimere. Così mi metto al servizio del regista, e della storia che vuole raccontare.
Cerco di capire il messaggio del regista, mi sforzo di comprendere qual è il succo, la sintesi, la sensazione che una persona deve percepire dal film, quindi dalla musica e da ogni aspetto che riguarda quel progetto.

foto_elisa_1.jpgCS: Cosa pensi, in generale, della musica da film?
E: Sebbene io non sia molto esperta di musica da film, ho un carissimo amico, con cui ho lavorato per la produzione di un disco, che ama comporre colonne sonore e qualcosa ho sentito grazie a lui. Ci sono alcune cose che trovo a volte potentissime.
Dicevamo prima che è un limite, da un certo punto di vista, comporre dovendo stare in un determinato campo di sensazioni, dovendo raccontare qualche tipo di sentimento, un particolare tipo di mood, ma penso anche sia una possibilità bellissima per "giocare" un po': secondo me, il fatto di dover lavorare a un progetto di questo genere in qualche modo diventa un po' come un gioco, e scatena delle grandi forze creative all'interno del team - perchè già un regista e un compositore formano un gruppo.
Credo molto nella forza di gruppo e credo che questo tipo di lavoro non si generi da una persona sola.
Proviene dalla comunione di tante energie diverse, dallo scambio di opinioni, dal confronto, dallo scontro, dall'analisi delle cose, dal percepire di ognuno le cose a modo suo, dal trovare terreni comuni che creino dei canali di comunicazione.

CS: Un'ulteriore opportunità di scrivere per il cinema ti è stata data per il lungometraggio All The Invisible Children. Per il film hai composto la canzone "Teach Me Again", che è il tema portante della colonna sonora di questa pellicola realizzata da diversi registi. Com'è nato questo brano?
E: Per realizzare questo brano mi sono ispirata principalmente alla sceneggiatura di Tanza, la storia del bambino africano scritta dal regista Mehdi Charef.
Katia Lund, che ha scritto la storia dei bambini Brasiliani, e Mehdi Charef sono stati i primi a finire le sceneggiature, così ho potuto leggerle ed ispirarmi ad esse. Trovo davvero affascinante l'innocenza bellissima che ruota attorno al mondo infantile, e anche l'esistenza di un equilibrio molto bello, selvaggio, libero e molto più sano di quello degli adulti.
Mi affascina molto il grande distacco che esiste tra infanzia ed età adulta. Mentre gli adolescenti, a mio parere, sono più vicini all'infanzia, perchè sono puri ancora, poi purtroppo sopraggiunge una perdita della verginità dell'innocenza: in qualche maniera arrivano i compromessi, le lotte alla sopravvivenza, e tutto per gli adulti sembra diventare un po' più duro, un po' meno magico, un po' troppo reale, grigio e noioso. Ci sono troppi "no", troppi "devi", e non ci sono abbastanza "sì" e abbastanza "puoi".
Quando ho cercato di imprimere nel testo queste mie riflessioni, mi è venuta l'immagine dell'adulto che, per una volta, ha l'intelligenza, la sensibilità e l'umiltà di mettersi un'attimo ad ascoltare quello che un bambino ha da dire. Da qui: "insegnami di nuovo", "Teach me again".

foto_di_elisa_con_corrado_rustici.jpgCS: Quindi l'invito è rivolto al bambino?
E: Esatto. L'adulto chiede al bambino di insegnargli tutto da capo. Io credo davvero che, molto spesso, sarebbe la cosa più giusta da fare. Sono convinta che molti dei gravi problemi che sono nel mondo non esisterebbero se ci fosse un po' più di libertà, di amore per la vita, e di morbidezza nelle vite delle persone.
Credo che tutti avrebbero bisogno e che tutti vorrebbero una maggiore libertà nel sentire e nel poter vivere liberamente tutto ciò che riguarda la completa espressione dell'essere umano, di quello che siamo. Chi ci dice di stare così stretti? Solo altri come noi che temo abbiano gli stessi bisogni.
Questa canzone vuole ricordare quanto potrebbe essere semplice e quanto è semplice fino a una certa età vivere.
Nei film All The Invisible Children i registi hanno fatto vedere come i bambini che, a causa degli adulti, sono costretti a vivere in condizioni estremamente difficili e dolorose, siano invece forti e trasmettano la loro forza. Hanno sì mostrato come essi siano indifesi, e come essi subiscano...ma come sono puri! Quanto il loro cuore è vivo!
Nel film si è potuto vedere quanto il loro istinto gli permetta di andare avanti, forse anche con molto più coraggio, e molta più semplicità rispetto agli adulti per i quali, magari, come dicevamo prima, le cose sembrano diventare così difficili.

CS: Al 2005 risale la tua collaborazione alla colonna sonora della pellicola Melissa P. di Luca Guadagnino. Com'è nato questo progetto?
E: E' nato da una profonda amicizia con Luca Guadagnino, con cui ho lavorato molto spesso. Considero Luca un regista eccezionale, autore, tra l'altro, di un'ottimo film, per l'appunto, Melissa P. Luca mi ha chiesto di comporre qualcosa che descrivesse il personaggio di Melissa, che si sviluppasse attorno all'adolescenza, alla femminilità, e al modo di vivere di quest'ultima nel periodo dell'adolescenza.
Ricordo il giorno in cui cominciai a scrivere qualcosa per il tema principale; ero in macchina ferma ad un semaforo quando sulle strisce pedonali ha attraversato una ragazza, credo sui 14 anni, con un enorme zaino di scuola. In quell'istante ho avuto un "flash" e improvvisamente mi sono rivista com'ero alla sua età.
Nell'adolescenza è molto importante il giudizio degli altri. Ti senti immortale, un super eroe, senti che la tua generazione cambierà il mondo. E' tutto magico e sembra di essere a 500 chilometri all'ora sul tappeto volante insieme a tutti i tuoi amici con i mantelli e con le spade. D'altro canto, se quel ragazzo non ti sorride, quella professoressa non ti capisce, se tua madre non ti lascia uscire quel giorno...è la fine del mondo. E' tutto totale, estremo. Dev'essere così, e se non lo è : la disperazione, il buco nero.
Volevo raccontare ciò e trattare il tema della sessualità, della sensualità femminile nell'adolescenza. E' un tema molto delicato: c'è l'esplorazione di una cosa nuova e allo stesso tempo il confronto con gli altri.
Concedersi in qualche maniera assume un significato molto più importante prima dei 18 anni: se quando si è adulti agli altri non importa molto della tua vita sessuale, quando si è giovani è un po' come se si trattasse di una cosa in comune, che si condivide - così è stato per me e per le mie amiche/ci.
Le ragazze che avevano avuto un'esperienza per prime erano viste molto bene perchè erano "avanti", oppure molto male, perchè magari altre coetanee pensavano che erano ragazze un po' facili. Fare qualcosa o non farla in ambito sessuale aveva un' importanza enorme perchè venivi catalogato ed etichettato in un certo modo a seconda della tua scelta.
Nella canzone che ho scritto volevo essere la voce di una fatina buona, una zia buona, ma non molto distante perchè non ho molti anni di differenza, e allo stesso tempo volevo parlare come avrei parlato se avessi scritto questa canzone a 14 anni. Volevo dire quello che avrei detto in quel momento con i miei jeans, il mio zaino, le mie scarpe da ginnastica, i miei problemi e missioni di quel momento che erano totali, radicali, espresse in bianco o nero.
Quando nella canzone canto, più o meno, "camminando fra te e te nel freddo freddo inverno...guardi il cielo parlando al tuo angelo e vorresti che questa strada sporca, grigia, si trasformasse in un tappeto volante" :  descrivo il senso di favola che ancora esiste, perchè nell'adolescenza c'è ancora un ponte con l'infanzia e tutto il sapore della libertà infantile. Mentre appaiono nuove cose da esplorare perchè si diventa più grandi, il mondo sembra ancora un luna park e tutto è una sfida: la realtà non è più un gioco ma lo sembra ancora, ed è giusto che sia così nonostante sia molto più pericoloso.
L'augurio è questo nella canzone: "Dream on, Dream on" - continua a sognare, sogna di diventare un cigno.
Riferendomi al personaggio di Melissa nel film, questo modo estremo di vivere la sua sessualità, e di concedersi agli altri, per lei in fondo è un modo di provocare non sessualmente ma emotivamente, cioè di capire dov'è il limite. Un modo di continuare a sognare.
C'è una parte profondamente innocente nella protagonista: per quanto siano stati particolari e molto complessi tutti i giochi di Melissa, il suo mondo erotico, lei ha un modo di viverli da esploratrice molto pura: in fondo è assolutamente pulita, fragile, delicata.

foto_elisa_2.jpgCS: Parliamo un po' della fase creativa. Ti è mai capitato di trovarti in difficoltà e di non riuscire a tradurre in musica una tua idea?
E: Sì mi è capitato, ma di solito non ci perdo troppo tempo. Mi è successo di scrivere un'idea perchè mi arriva improvvisamente, ma ho aspettato anche tre anni per avere un ritornello. E non sempre successivamente trovo qualcosa.

CS: Hai mai avuto un'ispirazione in una particolare occasione? Puoi raccontarci qualche aneddoto?
E: Ricordo, a sedici anni, una delle esperienze più folgoranti che abbia vissuto. Mi trovavo in un locale dove andavo spesso, ogni week-end con i miei amici.  Si mettevano un sacco di dischi che mi piacevano tantissimo, e si ballava talmente tanto che, tra l'umidità del locale, il caldo e le sigarette, c'era una grandissima pozza d'acqua sul pavimento. Era molto divertente, a livelli stratosferici, e ballavamo per ore.
Ricordo che sono uscita, per fumare una sigaretta, e mi sono seduta sui gradini. Fuori non c'era quasi nessuno, c'era tanta nebbia e in quell'istante ho avuto l'idea per "Labyrinth". In quel momento non c'era molto di razionale in quello che scrivevo. Era la descrizione del mio stato d'animo e anche di quello di tutto il gruppo, della combriccola. Sono contenta perchè nella canzone è rimasta l'energia, il ritmo abbastanza sostenuto.
In generale non ci sono cose particolari che mi fanno scattare, ma tutto ciò che mi colpisce in qualche maniera, talvolta riesco a scriverlo.
E' proprio qualcosa che accade e qualche volta può passare molto tempo senza scrivere una canzone.
In questi casi mi sento quasi frustrata nell'aspettare, ho anche paura, e mi chiedo se scriverò ancora qualcosa o se forse non scriverò più niente.
Comunque preferisco rimanga così, non vorrei imparare il mestiere.

CS: Quando ti appresti a suonare, e a mettere a fuoco un'idea, come procedi? Ci sono degli strumenti in particolare di cui ti servi?
E: Esistono varie fasi, anche a seconda del momento in cui mi trovo. Se sono in viaggio di solito ho con me una chitarra e registro le mie idee e i riff su un registratore portatile, oppure le canto e scrivo le parole su alcuni quaderni. Quando torno a casa riascolto le cose, le analizzo e capisco ciò che mi sembra buono, e ciò che non lo è. Successivamente lavoro su una tastiera ad una specie di pre-produzione e comincio a realizzare gli arrangiamenti.

CS: Qual'è lo strumento con cui senti una maggiore affinità nel comporre, il piano o la chitarra?
E: Dipende dal tipo di composizione perchè scrivo su tutti e due.
Tecnicamente mi sento più a mio agio con il pianoforte, ma mi capita anche di trovare parecchi riff e molte idee con la chitarra.
L'importante per me è che sia evocativo e che quella parte riesca a farmi immaginare cosa potrà venire in seguito, così registro le idee, i semi, i punti di riferimenti, le colonne portanti.
Mi piace molto lavorare sugli arrangiamenti e sui suoni: è una parte che mi entusiasma molto.

CS: Quando ti metti allo strumento hai già in mente qualcosa? Ti capita di trovare un'idea suonando?
E: Quando vado a suonare solitamente mi metto a scrivere qualcosa e in seguito da una frase mi sopraggiunge una melodia, devo correre, prendere la chitarra e metter giù. Se prendo uno strumento in mano di solito è perchè ho un'idea.
Talvolta cerco di autodisciplinarmi, mi siedo al pianoforte o prendo la chitarra, anche senza nessuna idea, solo per suonare un po' e a volte trovo delle idee suonando. Quindi succedono entrambe le cose.
Magari studio un po' per esercitarmi, proprio per una questione tecnica, e può nascere qualcosa, un riff, anche da un errore. Cerco di ascoltare, di stare attenta a quello che passa, mi piace capire cosa suggerisce l'aria, quel momento particolare.

CS: Lintver è il nome di un lungometraggio friulano, diretto da Piero Tomaselli, per il quale hai composto un commento musicale. Qual'è il significato della parola Lintver?
E: "Lintver" sembra sia un animaletto mitologico, presente nelle fiabe e nelle leggende antiche che si narrano nelle valli del Natisone, una zona del Friuli dove cominciano ad alzarsi le montagne. E' una specie di creatura mitologica che trasportava le persone da una valle all'altra, come una specie di traghetto, una sorta di filo per comunicare.

CS: Come è nato questo progetto? Quali elementi ti hanno dato l'ispirazione?
E: Lintver è stato il lavoro più sentito di tutti, anche se il più piccolo e indipendente. Sicuramente il "più sentito" perchè mi sono occupata interamente di tutta la colonna sonora, e perchè ho lavorato a fianco a fianco con il regista dal primo all'ultimo suono, con molta cura e precisione su tutto il mondo sonoro. Abbiamo lavorato sui personaggi, affidando ai protagonisti una melodia e uno strumento per caratterizzarli. Ad esempio, la figura di Terenzio, è rappresentata da un flauto perchè è un nonno di montagna, un vecchio montanaro e doveva essere dolce e allo stesso tempo fiero. Doveva rappresentare l'artigianilità, il senso di manodopera, perchè Terenzio era sempre fuori a lavorare, quindi abbiamo scelto il flauto, il legno, lo strumento semplice.
Il pianoforte principalmente è stato lo strumento che, alla fine, anche per ragioni semplicemente legate alle sensazioni che ci comunicava, abbiamo scelto per essere il filo conduttore. In seguito, per motivi sia tecnici e poi in un secondo momento di scelta stilistica, abbiamo deciso di usare solo una tastiera, da cui ho generato tutti i suoni. Abbiamo lavorato in team, io, il regista e lo sceneggiatore sempre insieme. Loro mi ricordavano come rimanere dentro la suggestione che volevamo creare. Per me è stato molto bello e affascinante, è stato un lavoro molto lungo e faticoso che ho fatto per puro piacere: un lavoro di ricerca.

CS: So che avete anche utilizzato una piccola orchestra...
E: L'unico momento in cui compare della musica che non è stata generata dalla tastiera è il frangente dell'orchestra. E' stata usata un'orchestra delle valli, di musica popolare, folk. L'orchestra e la tastiera non si contaminano tra di loro, a parte un momento in cui l'orchestra esegue un motivetto, ma non c'è niente di elettronico. Ci sono pochi minuti di dialogo in tutto il film e la musica ha un po' questa funzione.
Ho collaborato, inoltre, con Riccardo Migliavacca, un musicista con un background particolare, gotico e dark. Riccardo è DJ, pianista, ed è un grande conoscitore di musica elettronica, la musica che predilige. Abbiamo scritto insieme alcuni brani, sia le melodie, sia la parte armonica e quelle ritmiche. Abbiamo lavorato sia alla scrittura che alla produzione di questi brani insieme. E' un mio caro amico e ci conosciamo da tantissimi anni.

CS: Ti sei occupata anche di arrangiamenti, registrazione e missaggio?
E: Riccardo ha collaborato con me su quattro brani e il resto dei pezzi li ho realizzati da sola. Abbiamo usato una tastiera e come dicevo, tutto ciò che è musicale, a parte l'orchestrina, viene da lì. Ho seguito quest'opera dalla scrittura alla pre-produzione, alla produzione e al missaggio di tutto il lavoro.

foto_elisa_buonvino.jpgCS: Recentemente hai collaborato con Paolo Buonvino per la canzone "Eppure sentire", il tema principale per il film di Giovanni Veronesi Manuale d'amore 2 - Capitoli successivi.  Com'è avvenuta questa collaborazione?
E: E' avvenuta in modo molto semplice. Paolo Buonvino ha chiamato chiedendomi di ascoltare una canzone che aveva scritto, e se volevo provare a cantarla. Mi ha mandato un demo e l'ho ascoltato:  l'ho trovato molto bello melodicamente. Veramente bello, molto classico ed estemporaneo. Mi è piaciuto tanto e ho accettato molto volentieri. Ho scritto il testo perchè Paolo si era occupato di melodia e armonia, ma non aveva le parole. Così ho scritto il testo in italiano e poi in un secondo momento in inglese. Io, Paolo Buonvino, Rocco Petruzzi, e Ali Soleimani Noori, abbiamo prodotto la versione definitiva del film  e la canzone è inclusa nel mio album "Soundtrack ‘96 – ‘06"

CS: Ringraziandoti per aver chiaccherato con noi, vogliamo porti un'ultima domanda. C'è un film in particolare per il quale ti sarebbe piaciuto comporre una colonna sonora?
E: Sì! Il film è La Storia Infinita. Però la colonna sonora è così bella e mi piace così tanto che non potrei mai scriverne una diversa!

Un sentito ringraziamento a Elisa, Elena e Daniela di Asile, a Anna "Patronus" Margiotta, Angelo Trani (autore della foto accanto al titolo), e NetMusicItalia.

La recensione:

Elisa
Soundtrack ‘96 – ‘06 - Greatest Hits (2006)
Sugar / Warner Music Italy 3312098 056
CD: 17 brani - durata: 76'57"
Bonus DVD: 18 videoclip

 

Riteniamo doveroso recensire questo album che, oltre ad essere una travolgente esperienza musicale, contiene molti brani che sono stati utilizzati in campo cinematografico.
"Soundtrack ‘96 – ‘06"  è il titolo di questa raccolta che, come esso suggerisce, non è altro che la colonna sonora che ha accompagnato l'artista ed i suoi estimatori nel suo primo decennio di produzione discografica. In testa ai 17 brani che compongono il CD,  incontriamo la dolce e struggente "Stay"  a cui seguono le note del vivace riff che apre l'energica e briosa "Gli ostacoli del cuore". L'album continua lungo gli accordi della bellissima "Broken" grazie ad un giro armonico che, quasi come le onde del mare, ci  trasporta lungo una melodia intrisa di forza e serenità. Nel pezzo successivo, il nostro viaggio musicale raggiunge i suoni e il ritmo vivo di  "Swan", con il suo pathos pieno d'energia, che, inebriante come il profumo di un bellissimo sogno, è il tema portante composto dalla cantautrice friulana per la colonna sonora del film Melissa P. di Luca Guadagnino, alla quale ha contribuito anche il musicista argentino, dal gusto minimalista, Lucio Godoy.
L'esplosiva, irrazionale e incredibilmente coinvolgente "Labyrinth", ci avvolge nella sua "nebbia" di emozioni, dove i sensi si smarriscono in un'estasi sonora e vocale. I brani successivi, "Together" con il suo flavour "Rock" e le sue distorsioni, e "Gift", una song dal gusto eccentrico ricca di arrangiamenti elettronici, concludono una parentesi elettrizzante.
Segue una tenera e dolcissima cover di "Almeno tu nell'universo", nella quale atmosfera, suoni e voce si confondono come se danzassero sospesi a mezz'aria. La canzone, acustica, con un'interpretazione vocale davvero espressiva, è l’efficace contributo di Elisa alla colonna sonora del film Ricordati di Me di Gabriele Muccino.
Dalle sonorità dell’intensa e sentita “Heaven Out of Hell”, un inno alla speranza e alla forza di sognare, con il brano successivo si giunge alla delicata e toccante “Dancing”: dolce e poetica, la canzone è stata inserita nel soundtrack di Casomai di Alessandro D’Alatri. “Dancing” è un'affresco sonoro che sembra suggerire una danza eterea, e come il lieve movimento di una bolla di sapone, o di una piuma cullata da una brezza leggera, così Elisa dipinge la sua melodia come se volteggiasse nell’aria.
Proseguendo nell’ascolto dell’album incontriamo gli accordi che accompagnano una versione italiana di  “Life Goes On”, ora intitolata “Una Poesia Anche Per Te”, l’inquieta e decisa “A Feast For Me”, le capricciose e originali sfumature di una straordinaria “Sleeping In Your Hand”,  il ritmo cadenzato e l’atmosfera essenziale di  “Luce” (Tramonti a Nord Est), e l’intensa, emozionante, piena di significato “Rainbow”. 
Verso la conclusione dell’album ci cattura il fascino di "Eppure Sentire (Un senso di te)": un brano dal gusto classico, lirico,  frutto della collaborazione tra Elisa, che ne ha composto il testo e il compositore siciliano Paolo Buonvino, autore della melodia.
Chiude il disco un'inedita composizione della musicista di Monfalcone:  “Qualcosa Che Non C’è”, una pagina d’intensa poesia, profondamente autobiografica e caratterizzata da atmosfere dai suoni ricercati.
In definitiva: questo è un disco da non lasciarsi scappare, una riuscita raccolta che afferma il talento, l’arte e la sensibilità di un'artista che imprime efficacemente la sua anima creativa lungo le meravigliose pagine delle sue canzoni.


 

Stampa