Swam Engine - Ingegneri Coraggiosi

Swam Engine - Ingegneri Coraggiosi

Stefano Lucato ed Emanuele Parravicini sono rispettivamente il soundesigner e l'ingegnere che hanno ideato e realizzato lo SWAM Engine, il raffinato sistema di sintesi sonora che forma il nucleo dei loro strumenti musicali virtuali. Questi software, in grado di restituire il suono, le articolazioni e le nuance dei corrispettivi reali con una sovrapponibilità pressoché assoluta, stanno destando l'interesse sia del mercato, sia di istituzioni accademiche quali, ad esempio, il CCRMA della Stanford University, il Master in Sonic Arts dell'Università di Tor Vergata di Roma e il Conservatorio Giuseppe Verdi di Como. Inoltre, musicisti e produttori di caratura internazionale come Jordan Rudess e Roger Linn, utilizzano largamente i loro strumenti apprezzandone potenzialità e peculiarità espressive. Per cercare di comprendere la portata di questa innovazione, occorre fare una piccola digressione...

Nella creazione di strumenti virtuali che riproducono quelli acustici (archi, fiati, percussioni) esistono due principali metodologie (o filosofie) cui fare riferimento: il campionamento pcm e la sintesi per modelli fisici. Gli addetti ai lavori perdoneranno l'inevitabile semplificazione.
Il campionamento consiste nel registrare il suono di uno strumento reale catturandone ogni singola nota, in tutte le articolazioni possibili (legato, staccato, ecc) ed a tutte le dinamiche della gamma (piano, forte, fortissimo). Questa serie di fotografie sonore, viene poi inserita in un tabulato cui il software attinge ogni qual volta suoniamo un nostro strumento virtuale. Non si tratta quindi di una simulazione elettronica, il suono è semplicemente una riproduzione di quello reale. A non essere semmai reale, o realistica, è l'articolazione tra questi suoni, il modo in cui si avvicendano, si susseguono o interagiscono tra loro, passando da un campione all'altro. Se il campionamento garantisce dunque un elevatissimo tasso di realismo timbrico, non consente però grandi libertà nell'esecuzione, soprattutto live.
La sintesi per modelli fisici si basa, invece, su di un'idea in sé semplice ma complessa da attuare. Si crea il modello matematico di uno strumento, e lo si suona. In questo caso, non esiste alcuna registrazione del suono dello strumento reale, in quanto esso viene interamente elaborato dal computer grazie ad un algoritmo che simula per intero la fisica dello strumento. Tale approccio, garantisce al musicista la libertà di variare tutti i parametri dell'esecuzione senza limitazioni che non siano quelle imposte dalla struttura stessa dello strumento di riferimento. Se questa affascinante tecnologia ha prodotto sino ad oggi risultati altalenanti dal punto di vista del realismo timbrico, questo dipende anche dal fatto che vent'anni fa, epoca a cui risale il mitico VL1 di Julius Smith, la potenza di calcolo dei computer e dsp era di gran lunga inferiore a quella attuale. In parole povere, in ogni caso, la sintesi per modelli fisici rappresenta l'esatto opposto del campionamento: una grande libertà espressiva, a fronte di un limitato realismo timbrico.
Tra destra e sinistra, una soluzione pragmatica non potevano che trovarla due italiani... Gli ingegneri di SWAM hanno infatti elaborato un sistema ibrido in grado di integrare il meglio di queste due tecnologie, dando vita ad una soluzione inedita, funzionale e soprattutto molto musicale. Come? Registrando brevissime porzioni di suono dallo strumento in carne ed ossa, per poi elaborarlo tramite un modello matematico che riproduce fedelmente le caratteristiche fisiche (nonché le limitazioni) dello strumento reale. Una sintesi delle sintesi dunque, in cui il realismo timbrico è garantito dalla presenza del suono campionato dallo strumento reale, mentre la corretta e coerente libertà di esecuzione è il frutto dell'agile immediatezza di un modello matematico che consente un notevole margine di interazione (senza i limiti del campionamento). Ne consegue che più uno strumento è flessibile, sinuoso e ricco di sfumature, più questa tecnologia darà il meglio di sé. Il loro sassofono virtuale, non a caso, è considerato il migliore attualmente disponibile...



Ma quali scenari dischiude questa tecnologia e perché sta suscitando l'interesse sia dei creativi, che delle menti scientifiche?
1- Questa soluzione ha portato decisamente una boccata d'aria fresca in un mondo, quello degli strumenti virtuali, che da anni continua a svilupparsi (quantitativamente) secondo un solo modello tecnico.
2- Il campionamento, infatti, ha prodotto librerie musicali di dimensioni sempre maggiori (nell'ordine dei centinaia di giga byte) a fronte dei pochi mega byte di spazio richiesti dagli strumenti SWAM... Come dire, nella scienza e nell'arte, il raggiungimento dello scopo passa anche per l'eleganza (e l'economia d'impiego) con il quale lo si raggiunge.
3- Gli strumenti solisti sono stati per anni un vero e proprio tabù dal punto di vista del realismo esecutivo, nonché uno degli ultimi baluardi dei musicisti più ortodossi. Fino ad oggi, infatti, pochissimi software sono stati in grado di simulare degnamente un violino solista, un sassofono o un clarinetto, e comunque mai in modo così sensuale ed espressivo.
4- Infine, questa tecnologia non è stata realizzata nella ricca Silicon Valley grazie a sponsorizzazioni miliardarie, bensì nella piccola geniale Italia, e per mano di due soli ingegneri... Inoltre, sebbene questi strumenti siano oggi distribuiti da Sample Modeling, Stefano Lucato ed Emanuele Parravicini hanno finanziato autonomamente le loro ricerche, sfidando tutte le leggi della fisica (è proprio il caso di dirlo) nel partorire una soluzione che fosse in grado di far invidia a veri e propri colossi dell'industria musicale come Native Instruments, Steinberg o East West.
Al di fuori di ogni retorica, ritengo che un simile esempio di dedizione e coraggio imprenditoriale debba essere d'ispirazione per molti ricercatori e creativi di questo paese, a patto che esso venga colto nella sua duplice essenza. Primo, sviluppare progetti ambiziosi e innovativi presuppone una passione, un sacrificio e una dose di follia visionaria, senza le quali, è meglio dedicarsi ad altro. Secondo, i giovani (e non solo) non devono più commettere l'errore di confidare (magari segretamente) nella nostra pessima classe politica. L'Italia, semplicemente, non ha una classe dirigente all'altezza della situazione in settori ormai strategici nel resto del mondo, inutile perder tempo nel cercare di sensibilizzare queste persone su temi come la ricerca, lo sviluppo e la cultura. Per loro sono cose inutili, più che dircelo apertamente cos'altro dovrebbero fare? Strumenti come l'assegnazione di fondi pubblici per la ricerca sono (nel nostro paese) delle mangiatoie clientelari che mortificano sistematicamente le iniziative migliori, rubando tempo ed energie preziose per lo sviluppo di progetti che meritano ben altre strade. Il mondo è grande, le opportunità numerose, ma il futuro è certamente nelle mani di chi si dedicherà allo studio con ferocia ed alle proprie idee con coraggio da pioniere e una sana dose di follia.

Fonte:

http://www.openmusic.multimusics.com/2015/11/01/intervista-ai-programmatori-di-swam-engine/

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