Nuove 'Frontiere' sonore

foto luigi maiello new

Nuove 'Frontiere' sonore

Da venerdì 22 luglio in seconda serata su Rai 1, andrà in onda Frontiere, il nuovo programma che racconta l’Europa e quello che resta del sogno di un continente senza confini. La serie di sei puntate, si concentrerà soprattutto sulle barriere fisiche e spirituali che ancora separano gli uomini, nonché sui luoghi dove invece, popoli, religioni e tradizioni si incontrano. Condotto da Franco Di Mare, il programma è stato scritto da Paola Miletich, Matilde D’Errico ed Enrico Biego. Da un’idea di Daniele Cerioni e dello stesso Franco Di Mare, la regia è affidata a Matilde D’Errico; produttore esecutivo Eleonora Iannelli.

L'immigrazione e l'integrazione culturale, oltre ad essere questioni di grandissima attualità, rappresentano anche temi emotivamente molto forti e contraddittori. In questo contesto le musiche di Luigi Maiello, sempre di grande impatto emotivo e sonoro, sembrano particolarmente adatte ad assumere una funzione narrativa strutturale, evitando di scivolare nel commento generico che troppo spesso affligge numerose produzioni televisive italiane. Le musiche originali, infatti, spaziano da atmosfere potenti alla John Powell, passando per brani più solari alla Thomas Newman, fino ad paesaggi sonori dal tono drammatico alla Philip Glass. Inoltre, Frontiere ha largamente attinto anche alle composizioni tratte dal disco The Hero’s Journey (edito da RaiCom) che Maiello scrisse circa due anni fa, collaborando direttamente proprio con il professor Christopher Vogler, autore del notissimo best seller, The Writer’s Journey.

Visti i temi affrontati, il rischio di scadere nella retorica in questi casi è sempre presente; tuttavia, il taglio autoriale della trasmissione e delle musiche stesse, naviga nella direzione di una sensibile problematizzazione di questioni aperte, la cui soluzione appare incerta e avvolta nei dubbi. In questo senso le musiche di Maiello, sembrano spingere nella direzione giusta, sottolineando, con misura, le incertezze e i dubbi che caratterizzano il racconto visivo. Infine, appare ben bilanciato anche il sapore main stream di molti brani, pur ibridato con sonorità etniche, che però non cadono quasi mai preda di certi automatismi tra il folclore descritto in video e strumenti impiegati nell’arrangiamento. La componente musicale legata alle atmosfere del mediorientale, è comprensibilmente predominante, anche se rimane sempre lontana, quasi come un’eco di fondo, e comunque supportata a dovere da orchestrazioni ed arrangiamenti di matrice chiaramente occidentale.

Le puntate, godono decisamente del fatto di avere una veste musicale unica e coerente che, pur spaziando tra riferimenti musicali e mood diversissimi tra loro, mantiene una buona coerenza sonora di base che fa da collante tra le varie situazioni del viaggio. La scelta di musiche originali dal mio punto di vista, evita inoltre il fastidioso effetto potpourri che spesso caratterizza quei montaggi dove musiche di tutti i tipi e stili si avvicendano nervosamente per brevissimi lassi di tempo (10 secondi una, 15 secondi un’altra e così via...). In questo senso, al di là degli eventuali meriti artistici del compositore in questione, una scelta di questo tipo rappresenta già un’iniziativa controcorrente, coraggiosa ed efficace, che riconosce e restituisce alla musica, non solo un ruolo estetico, ma anche soppressivo e narrativo.

 

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